Povertà ed esclusione sociale in Italia
Rapporto Caritas 2022
Pubblicato nella “Giornata internazionale di lotta alla povertà”
17 ottobre 2022
Dal “Rapporto Caritas 2022”, il teatrino mediatico ha colto soprattutto un’affermazione: È necessario mantenere ed allargare il cosiddetto “reddito di cittadinanza”, identificato come “l’unica misura di contrasto alla povertà messa in atto durante la passata legislatura”.
Conviene ricordare che l’attuale maggioranza intende abolire il reddito di cittadinanza e che la Confindustria ne sollecita l’abolizione ogni giorno con svariate motivazioni.
Conviene anche ricordare che la soppressione delle politiche sociali – quantomeno la sua forte riduzione – è iniziata col governo del fantino di Arcore che includeva – tra gli altri – la neopresidentessa del consiglio di ministri (in pectore), ed il neopresidente del senato.
E, infine, non guasta ricordare che festeggiando l’approvazione del reddito di cittadinanza, l’allora ministro del lavoro, un “ministro per caso” seguace di quell”allenatore di calcio che voleva “comprare Lamalgama”, parlò di definitiva “abolizione della povertà”.
Curiosamente, qualcuno argomenta che la magia non fa parte delle politiche di governo.
Sarebbe del tutto fuori luogo incolpare della povertà realmente esistente il governo Draghi.
La diffusa povertà è il risultato – voluto – dalle politiche neoliberiste inseguite con bramosia, pur se con acenti e sottolineature diverse, da tutti i governi della cosiddetta Seconda repubblica.
Volendo essere buoni, si può concedere che qualcuno non se ne sia accorto dei risultati che avrebbe provocato.
Ma, non essendo così buono, penso che – diversamente dalla nota espressione “perdonali perché non sanno quel che fanno” – questi sapevano benissimo quel che facevano.
Il perdono non è materia di cui me ne intenda.
Pur se non penso che la responsabilità del disastro vada attribuita solo all’ultimo governo, mi resta una curiosità: cosa intendevano dire – Letta&Co poco limitata – con l’espressione “Agenda Draghi”?
Per spiegarlo, forse, dovrebbero far ricorso al pensiero magico.
Ciò perché Einstein ci ha avvertito molti anni fa: “Pensare di ottenere risultati diversi applicando le stesse misure, è solo una forma di pazzia”.
Infine, non posso non notare che, per conoscere lo stato di salute della società, si deve far ricorso al lavoro, ottimo, di un gruppo para-religioso.
Credo che questo paradosso sia una esclusiva per uno Stato non confessionale.
Ciò detto, vi propongo la sintesi, non mia ma degli autori del rapporto,
consigliandone a chi può, la lettura integrale.
“Non esiste una sola povertà: ce ne sono tante, acuite dai disastrosi effetti della pandemia, ancora in corso, e dalle ripercussioni della vicina guerra in Ucraina.
Nel 2021 i poveri assoluti nel nostro Paese sono stati circa 5,6 milioni, di cui 1,4 milioni di bambini.
Tra gli “anelli deboli”, i giovani, colpiti da molte forme di povertà: dalla povertà ereditaria, che si trasmette “di padre in figlio” per cui occorrono almeno cinque generazioni a una persona che nasce in una famiglia povera per raggiungere un livello medio di reddito; alla povertà educativa, tanto che solo l’8% dei giovani con genitori senza titolo superiore, riesce a ottenere un diploma universitario.
Solo nel 2021 quasi 2.800 Centri di Ascolto Caritas hanno effettuato oltre 1,5 milioni di interventi, per poco meno di 15 milioni di euro, con un aumento del 7,7% delle persone che hanno chiesto aiuto rispetto all’anno precedente.
Anche nel 2022 i dati raccolti fino a oggi confermano questa tendenza.
Non si tratta sempre di nuovi poveri ma anche di persone che oscillano tra il dentro e fuori dallo stato di bisogno.
Tra questi, coloro che, pur lavorando, sono poveri (working poor), oggi rappresentano il 13% degli occupati.
Il 23,6% di quanti si rivolgono ai Centri di Ascolto sono lavoratori poveri.
Il Rapporto si conclude con una valutazione delle politiche di contrasto alla povertà, con particolare attenzione alle prospettive di riforma e investimento derivanti dal PNRR e dal programma europeo Next generation EU”.
Note mie:
- “povero assoluto” = chi non riesce a mangiare e a disporre di un posto per dormire.
Chiarisco: non si parla di “fachiri”. - “povero” = chi non arriva al 50% del reddito medio.
Nel rapporto sono stimati in 9,5 milioni di persone, ossia quasi il 10% della popolazione.
Diciamo che sono quelli che mangiano con una certa frequenza oppure, è lo stesso, coloro che non mangiano con una certa frequenza. - l’espressione “ascensore sociale” è quella che ha permesso a Paolo Pietrangeli di scrivere “anche l’operaio vuole il figlio dottore” (“Contessa”).
Il rapporto parla di un ascensore sociale fermo. Ovvero, chi nasce povero, muore povero.
E la pretesa del “figlio dottore” ha quasi la stessa attualità delle sanguisughe per curare la peste.
Lo chiamerei “destino cicala”: “Chi nasce cicala, muore cantando”.
Suona meglio di ascensore fermo.