O tempora, o mores! (Che tempi, che costumi!)
1.- Roma: “Stamane, 8 novembre del 63 a.C., Marco Tullio Cicerone ha pronunciato davanti al Senato la sua prima Catalinaria (alla fine dell’anno saranno quattro, n. d. r.).
Il futuro Console non ha iniziato l’intervento, com’è d’abitudine, sommessamente.
Rivolgendosi direttamente a Catilina, l’ha apostrofato: “Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?” (Fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza?).
2.- Parigi, 1967, AFP: “Esce per i tipi della Bouchet Castel «La société du spettacle»” di Guy Debord (ed. it. «La società dello spettacolo», 2008).
L’autore, nel migliore dei casi insonne, scrive: «Nel mondo realmente rovesciato il vero è un momento del falso. Lo spettacolo non è un insieme d’immagini, ma un rapporto sociale tra persone mediatizzato da immagini. Lo spettacolo è il capitale ad un tale livello di accumulazione da diventare immagine. Man mano la necessità è sognata socialmente, il sogno diventa necessario. Lo spettacolo è il guardiano di questo sogno»”.
3.- Roma, 17 dicembre 2021, l’Agenzia ANSA gongola: “L’Economist incorona l’Italia Paese dell’anno”: «E’ cambiata con Draghi», «un premier competente e rispettato a livello internazionale» e non si può negare che «sia migliore di un anno fa». C’è «una maggioranza che ha sepolto le divergenze a sostegno di un programma di profonde riforme» in vista dei fondi del Recovery ed un’economia che si sta riprendendo meglio di quelle francesi e tedesche, scrive la rivista mettendo però in guardia sul pericolo che «questa insolita esplosione di governance possa subire un’inversione» se Draghi andasse al Quirinale, «un incarico più cerimoniale», lasciando il posto ad un premier «meno competente». «Auguroni», scrive The Economist in italiano”.
Cerco d’immaginare, senza riuscirci, cosa sia la “esplosione di governance invertita” che ci accoglierà se l’uomo della provvidenza dovesse assumere “incarichi più cerimoniali”.
E non riesco ad immaginare la delusione di coloro che, nei TG e nei talk show, non fanno altro che parlare del “incarico più cerimoniale” come “la politica”.
Qualcuno mi tranquillizza: l’ANSA non è più un’agenzia di notizia. Ora la sigla sta per Associazione Nazionale Supporter Anonimi.
Deve essere vero poiché in chiusura il “director supporter ansiogeno” chiude: “The Economist rammenta come gli italiani, a causa di governi deboli, fossero più poveri nel 2019″.
Ergo, secondo il direttore l’Italia chiude il 2021 in ottima salute fisica, economica e morale.
Mi ricordo di René Magritte.
Bruxelles, Belga, febbraio 1946: “Dopo avere finito le decorazioni del Têatre Royal di Bruxelles, il pittore noto come «le saboteur tranquille» per via della sua abilità per insinuare dubbi sulla realtà, ha presentato ieri sera il suo «Manifesto Numero 1». Vi si legge:
«Non è necessario avere paura della luce con il pretesto che quasi sempre sia servita per illuminare un mondo miserabile.
Sotto tracce nuove e incantevoli, le sirene, le porte, i fantasmi, gli dei, gli alberi, tutti quei oggetti dello spirito saranno restituiti alla vita interna delle luci vive nell’isolamento dell’universo mentale.
Tutto avviene nel nostro universo mentale. Per universo mentale è necessario intendere forzatamente, assolutamente, tutto ciò che possiamo percepire con i sensi, i sentimenti, l’immaginazione, la ragione, l’illuminazione, il sogno o qualsiasi altro»”.
Ma il supporter ansiogeno targato ANSA mi ha messo dei dubbi: Magritte nulla capiva o sono surrealisti anche “Supermario and the best band”, gli esperti di “The Economist” e gli stessi “ansiogeni romani” partecipanti alla “gara degli scodinzolanti”?
4.- Basilea, 7 dicembre 2021. Parla il Sancta Sanctorum dei banchieri, e cioè la Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), organizzazione internazionale fondata nel 1930, strutturata come una società anonima per azioni il cui capitale è sottoscritto solo da banche centrali – attualmente 60 – fra cui la Banca Centrale Europea
“In data odierna, l’associazione dei gnomi di Basilea ha pubblicato gli ultimi dati disponibili sulle transazioni finanziarie registrate nei 27 Paesi o zone di maggiore volume in tutto il mondo: 14.937 trilioni di dollari (milioni di milioni), per il 26% corrispondente a transazioni registrate negli USA, per il 13% alla Gran Bretagna e per il 12% alla Cina.
Per quanto impressionante, questa cifra non include tutte le transazioni sui mercati finanziari. Mancano, ad esempio, i 9.549 milioni di dollari delle operazioni realizzate finora dalla OCC (Options Clearing Corporation), una organizzazione che si dedica a compensare i derivati da azioni.
Tuttavia, i 14.937 trilioni di dollari permettono di trarre alcune indicazioni.
5.- La prima è: l’economia mondiale è totalmente e iutilmente finanziarizzata.
Secondo la Banca Mondiale, il PIL complessivo di tutti i Paesi del mondo è stato di 84,6 trilioni di euro, e cioè 176 volte minore del volume delle transazioni finanziarie.
Significa che le transazioni finanziarie non sono un servizio all’attività produttiva (come dovrebbe essere), ma un fine a sé.
Dimostra in modo evidente che la nostra economia dilapida un’ingente quantità di risorse in un vero e proprio casinò che assorbe ciò di cui avrebbe bisogno l’attività produttiva, per di più provocando bolle e crisi finanziarie che la destabilizzano in continuazione.
6.- La seconda e più importante è: una minuscola tassa su queste transazioni sarebbe sufficiente per finanziare le spese necessarie per coprire tutti i bisogni di tutti gli esseri umani.
In tutti i Paesi del mondo ci sono tasse che possono superare, come quelle sul reddito personale, il 30-40% di tali redditi.
7.- Una semplice operazione permette di verificare cosa potrebbe ottenersi tassando tutte quelle transazioni finanziarie.
Secondo il FMI, nel 2020 le spese di tutti i governi del mondo sono state uguali a 35,6 trilioni di euro.
Basterebbe una tassa dello 0,24%, 24 centesimi per ogni 100 dollari di transazione finanziaria, per coprire totalmente quella spesa senza dover ricorrere a nessun’altra tassa e/o a nessuna altra forma di finanziamento.
Sempre secondo il FMI, con la ragnatela di imposte, tasse, multe ed altre fonti di entrata utilizzate dai governi, si ottengono 25,2 trilioni di dollari.
Questa cifra potrebbe essere generata con una tassa di 17 centesimi ogni 100 dollari di transazioni finanziarie.
8.- Finora, si calcola che tutti i governi del mondo abbiano speso circa 17 trilioni di dollari per far fronte alla pandemia.
Questa spesa potrebbe essere stata coperta con una tassa di 11 centesimi ogni 100 dollari di transazioni finanziarie, senza alcuna imposta addizionale e senza generare alcun debito.
9.- Secondo la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD), per raggiungere i cosiddetti “Obiettivi del Millennio” che coprono i bisogni di base di tutta la popolazione mondiale, sarebbe necessario investire tra 5 e 7 trilioni di dollari annui fino al 2030.
La quantità maggiore, 7 trilioni annui, si potrebbe ottenere con una modesta tassa dello 0,04%, 4 centesimi ogni 100 dollari di transazione finanziaria.
10.- Secondo un rapporto ONU datato 2015, sarebbero necessari 267 miliardi di dollari annui fino al 2030 per risolvere la fame che provoca ogni giorno oltre 25.000 morti.
Essendo passati 6 anni da quel rapporto, arrotondiamo a 300 miliardi di dollari annui.
Potrebbero finanziarsi con una tassa dello 0,002%, sempre senza bisogno di altre tasse e/o debiti.
Poiché queste cifre sono il pane quotidiano di Supermario e, forse, di qualche politico e/o membro del glorioso G-20, si può rivolgergli una domanda: non è un crimine contro l’umanità permettere tutte queste morti quando il denaro necessario per evitarle è a nostra disposizione?
11.- Evidentemente, una tassa di questo tipo comporta grandi accordi e nuove tecnologie per essere implementato ma non sono più complicati e irraggiungibili di molte misure adottate dai governi e dalle grandi aziende.
Non parlo (ma si dovrà fare) di finirla con le operazioni finanziarie più pericolose e inutili. E neppure di penalizzarle pur sapendo che questa batteria di infime tasse non rappresenterebbero un freno alle loro attività criminose.
Ubriaconi molesti ed i loro compari, “la congrega degli avvinazzati e ammojizzati”, potrebbero argomentare che il costo di queste tasse ricadrebbe sugli altri soggetti economici.
L’argomento è ordinariamente stupido: anche se succedesse, le conseguenze sarebbero talmente piccole da non mettere in dubbio la bontà della loro applicazione.
Non solo: con queste minuscole tasse si alleggerirebbero di molto i costi di aziende e famiglie che smetterebbero di dover sopportare il carico delle imposta dirette e indirette che oggi pagano.
E non sarebbe necessario neppure tassare tutte le transazioni finanziarie. Dato il loro volume straordinario basterebbe tassarne una parte per ottenere risorse ingenti con tasse altrettanto insignificanti.
11.- So di avere esposto al lordo l’idea di questa tassa e le cifre indicate sono solo un esempio.
L’ho fatto solo per far vedere che l’economia e la politica della nostra epoca si fondano su una bugia colossale.
Come si fa a dire costantemente che non ci sono risorse per il cibo, la salute, la scuola, la casa, le cure, le pensioni, le infrastrutture, la sicurezza … quando si potrebbe disporre di quanto si necessita con una procedura così diretta ed effettiva?
Come si fa a dire che le vittime delle nostre guerre debbono restare fuori dalla Polonia perché, boh, chissà perché?
Come si fa ad attizzare lo scontro tra poveri?
E come si può essere talmente pirla di credere a queste baggianate?
La semplice verità è che il denaro non manca ma abbondano la miseria di volontà, l’acuta ignoranza e l’atroce egoismo tra coloro che gestiscono i meccanismi del potere nel pianeta.
Il sistema in cui viviamo crea penuria artificialmente perché solo così può mantenere il dominio sull’immensa maggioranza della popolazione sottoposta alla schiavitù dell’ignoranza, all’insoddisfazione e al debito.
12.- E allora, mi sembrano chiare le urgenti ragioni e spropositi “degli scapigliati di “The Economist” e “degli ansiogeni dell’ANSA”. La riassumo con un vecchissimo dialogo orientale (“Entretiens de Confucius”, scritto nel 740 a.C., pubblicato a Parigi nel 1981):
Zigong: “Cos’è governare”?
Il Maestro: “E’ garantire che la popolazione abbia abbastanza cibo, abbastanza armi, e garantirsi la sua fiducia.”
Zigong: “E se ci fosse bisogno di fare a meno di una tra queste tre cose, quale sarebbe?”
Il Maestro: “Le armi”.
Zigong: “E tra le altre due, quale sarebbe?”
Il maestro: “Il cibo. Dagli inizi dei tempi, gli uomini sono soggetti alla morte. Ma un popolo che non ha fiducia non sarebbe in grado di sopportarla”.