A mi ciudad
Nell’ottobre 1988 tornai a Santiago per la prima volta.
Facevo il giornalista di una radio milanese per seguire il plebiscito che avrebbe mandato a casa Pinochet.
Una di quelle sere di ottobre capitai in un piccolo locale, “La peña del quartiere Bellavista”, ai piedi del cerro San Cristobal.
Lì ascoltai per la prima volta questa canzone e seppi della forte e difficile resistenza degli artisti cileni alla dittatura.
Poiché, povero me, non ne sapevo nulla, è stata una vera e propria rivelazione gioiosa
Essendo nato a Santiago, il tema mi toccò particolarmente.
Da allora, sono passati altri 30 anni (e frazione), molte illusioni sono andate a farsi benedire ma questa canzone, come poche altre, continua a confortarmi.
Oggi, 25 ottobre 2020, ve la ripropongo in quella versione, senza preoccuparmi dell’ingiuria degli anni, proprio mentre i cileni votano, dopo avere imposto un nuovo fischio d’inizio ai trogloditi, cileni e non solo.
Santiago, quella del nuovo estremo, l’altro sta nella Coruña, è ancora lì e continua ancora ad alimentare chi la vuole, e può, abitare.