la guerra in Ucraina e la carestia
Tra le notizie più preoccupanti dell’ultimo periodo colloco l’aumento del numero degli affamati e le “manovre di sminamento”, della NATO o della UE, dei porti ucraini sul Mar Nero per liberare “i miliardi di tonnellate di cereali che, oltre ad imputridirsi nei granai, impediranno lo stoccaggio del nuovo raccolto” (dalla conferenza stampa di SuperMario, Bruxelles, 1 giugno 2022).
Ai primi di marzo 2022, la FAO – organismo dell’ONU con sede a Roma – ha affermato che le scorte mondiali di cereali sono relativamente stabili.
La notizia è stata confermata, sempre nel marzo 2022, dalla nota organizzazione antioccidentale nota come Banca Mondiale (BM in famiglia) che ha pure precisato: “Gli stock di cereali sono vicini a record storici”.
Non contenti, i putiniani della BM hanno aggiunto: Tre quarti dei raccolti russi e ucraini erano già stati consegnati prima dell’inizio della guerra.
Ma, allora, quali sono i raccolti fermi e destinati ad imputridirsi del racconto del Super?
Non si prospetta nessuna carenza imminente di cereal e ogni notizia in questo senso è volutamente falsa.
Ma, perché si continua a diffondere queste panzane?
Perché servono a rinforzare le forti speculazioni sui mercati dei futures che scommettono sull’aumento dei prezzi e sulle carestie future per ottimizzare i guadagni delle grandi multinazionali.
I giornalisti non lo sanno?
Non lo so.
So che diffondono notizie false per la cui verifica non occorrerebbe indossare alcun elmetto.
Recentemente, i nostri hanno più volte parlato con toni fortemente critici della decisione dell’India di bloccare l’esportazione di frumento.
Farlo era esento da rischi e preoccupazioni perché i primi a criticare questa decisione erano stati gli USA, secondo i quali aumentava la pressione sui prezzi globali e, quindi, le tendenze inflazionarie.
Non era una preoccupazione sprovvista da ogni fondamento.
Tuttavia, non è ozioso ricordare che l’India rappresenta il 2% delle esportazioni mondiali di grano (10 milioni di tonnellate previsti per il 2022/23) e gli Stati Uniti, che muovono attualmente 160 milioni di tonnellate di grano all’anno, il 35% del commercio globale.
Non dovrebbe essere difficile capire chi influenza maggiormente i prezzi globali.
Le critiche all’India – da parte degli USA e da parte dei nostri media – hanno poco a che fare con una crisi alimentare effettiva e molto a che fare con il mantenimento del mercato globale disegnato in base all’interesse dei giganti dell’agrobusiness e dei loro investitori.
Sprovvedutezza, ignoranza o altro, il risultato non cambia.
C’è o no una crisi alimentare?
Certamente c’è e coinvolge centinaia di milioni di persone nel mondo in stato di insicurezza, senza accesso ad alimentazione adeguata e/o dipendenti da reti assistenziali.
Mi limito all’esempio più brutale: le previsioni sono che passeremo dagli attuali 9 milioni a 50 milioni annui di morti per fame.
Ma questa crisi prescinde dalla guerra, pur se la guerra l’aggrava.
Ovvero, esiste una crisi alimentare, ma questa non è provocata da una effettiva carenza di alimenti.
Questa teorica carenza, è uno specchietto per le allodole.
Come definire coloro che, giocando sui futures per aumentare I loro già lauti profitti, provocheranno altri 41 milioni di morti di fame?
Secondo me, genocidi.
I genocidi, sono mostricciattoli extraterrestri di colore verdastro che emettono raggi laser dagli occhi e tuoni dal naso?
No, purtroppo (o per fortuna) sono dei rispettabilissimi imprenditori, azionisti di fondi d’investimento e simili.
Li vedete spesso in TV.
Nella voce azionisti trovate persino sindacati e fondi pensioni.
Non vengono da Marte.
Sono europei, statunitensi, arabi, cinesi …