I quattro villani e la minima immoralia

I quattro villani e la minima immoralia

In quest’epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell’orrore.
Ho sentito degli spari in una via del centro
quante stupide galline che si azzuffano per niente
minima immoralia
minima immoralia


Franco Battiato[1]

Nei miei testi precedenti temo di non avere messo sufficientemente in chiaro due questioni che reputo essenziali sul caso Assange.

La prima è il carattere illegale dell’arresto

Il 4 febbraio 2016, il Gruppo di Lavoro dell’ONU contro gli arresti arbitrari ha stabilito che l’arresto di Assange era “arbitrario e illegale”. La sentenza, non vincolante, precisava: “I governi della Svezia e dell’Inghilterra devono garantirne la sicurezza e integrità fisica, facilitarne la libertà di movimento nel modo più spedito possibile e il pieno godimento dei diritti garantiti dalle norme internazionali riguardo il fermo di persone”[2]

Il ministro degli esteri ecuadoriano, Ricardo Patiño, commentava il 5 febbraio 2016 in conferenza stampa: “È un trionfo della verità, un trionfo della giustizia internazionale e, ci auguriamo, un trionfo della libertà perché è in gioco la libertà di un essere umano… La decisione del gruppo di lavoro dell’ONU è una ratifica e una convalida di tutti gli argomenti che ha presentato l’Ecuador negli ultimi anni[3].

La seconda è l’elenco dei villani

Il primo villano è, va da sé, Lenin Moreno

Propongo di ribattezzarlo “Giudabba”, sintesi dei nomi del traditore e del bandito biblici.

Sul comportamento banditesco ho già detto nei post precedenti.

Sull’ipocrisia e servilismo vorrei far notare che non ha neppure avuto il coraggio di mettere fuori della sede diplomatica un uomo ridotto fisicamente a pianta in seguito ad anni di forzato immobilismo, bensì l’ha fatto portare fuori dalla polizia londinese.

Presumo che questi ultimi ne abbiano tratto godimento. 

Il secondo villano è la Casa Bianca

Propongo di chiamarlo “Scarface”: “Dì ai tuoi compagni di Miami, e al tuo amico, che sarà un piacere. Io un comunista lo ammazzo anche gratis, ma per la carta verde di residenza sarei disposto anche a sotterrarlo”[4].

Il primo a tentare di tutto per farsi consegnare Assange è stato Barack Obama.

Se l’estradizione verso gli USA avrà luogo sotto Trump, presumo che Assange sarà sottoposto a “durissime tecniche d’interrogatorio” (eufemismo per non dire torture), ad un’interminabile successione di processi, da vivere in carcere, che probabilmente finiranno (chiedo venia per la mia malevola presunzione), con un assassinato all’interno di un ben congeniato “litigio tra detenuti”.

Converrete che questi litigi possano avvenire – anzi, avvengono spesso – in ambienti popolati da banditi, narcotrafficanti e criminali.

Converrete pure che l’eventuale decesso avvenuto in seguito ad un litigio tra carcerati, eviterebbe che qualche malintenzionato possa accusare gli USA di avere condannato a morte una persona colpevole solo di avere reso pubblica la verità.

Il terzo villano sono gli impresentabili “rappresentanti del popolo” dei Parlamenti del Regno Unito e degli USA.

“Onorevole sarà lei!”[5]

Stando alle cronache, costretti a distrarsi per un attimo dalle loro pacate e interessantissimi approfondimenti e riflessioni sulla Brexit, i parlamentari britannici hanno urlato di allegria quando Theresa May li ha informati dell’arresto di Assange. Si può presumere che non avendo menato le mani contro qualche malcapitato ormai da un po’ di tempo, probabilmente attraversavano una crisi di astinenza. Purtroppo, la TV non ci ha regalato le immagini corrispondenti della Camera dei Lord. Presumo che, ubriachi dall’allegria, i Pari del regno avrebbero fatto volare parrucche e falsi nei in un indescrivibile sabba wetsminteriano coi bastoni da Lord, orge e riti blasfemi come ad ogni buon sabba corrisponde.

Altrettanto è avvenuto nel Congresso statunitense. Non è il tema, ma forse conviene dimenticare che buona parte di quei legislatori si è arricchita proprio esercitando la funzione legislativa, proteggendo lobby e imprese che finanziano le loro carriere ma, anche, condannando la maggioranza della popolazione ad una situazione in cui “i redditi dell’1% più ricco superano quelli del 90% della popolazione e un lavoratore medio deve lavorare oltre un mese per guadagnare quanto guadagna un Amministratore delegato in un’ora.”[6]

Il quarto villano sono i governi europei

Come insegna il grande maestro Vincenzo Cerami, “c‘è sempre qualche personaggio che fa da filtro alla gag, e aiuta a dare una lettura della gag, è la cosiddetta «spalla»”[7].

I governi europei hanno acconsentito senza neppure spettinarsi a questo attacco di Washington contro l’informazione e, più in generale, per loro ogni desiderata della Casa Bianca assume valore extraterritoriale e si applica ai loro Stati.

Nemmeno questo è il tema, ma oltre ad Assange si potrebbero ricordare a questo riguardo le sanzioni economiche contro la Russia, l’obbligo di acquistare aerei taroccati come gli F-35, la partecipazione all’assassinato di Gheddafi che ha aperto la guerra che nell’attuale puntata coinvolge l’ENI e la TOTAL in Libia, il blocco contro Cuba, la partecipazione alla commedia dell’arte con protagonista la star guest Juan Guaidó in Venezuela …

Insomma, un villano-spalla adatto alle tante vigliaccate imbastite dall’imperatore di turno. Per così dire, “i boy scout delle mascalzonate” o, se preferite, gli addetti alle bazzecole, quisquilie e pinzillacchere del buon Totò.

R. A. Rivas

16 aprile 2019


[1] Franco Battiato, “Bandiera bianca”, dall’album “La voce del padrone”, 1981.

[2] Sulla composizione e funzioni del CDIH vedere “Folleto Informativo No.26. El Grupo de Trabajo sobre la Detención Arbitraria”, https://www.ohchr.org/Documents/Publications/FactSheet26sp.pdf

Sulla sentenza rigurado il caso assange, vedere “Panel de la ONU considera ilegal detención de Julián Assange”, “El Comercio”, Quito 4 febbraio 2016https://www.elcomercio.com/actualidad/onu-considera-ilegal-detencion-julianassange.html. Sulle reazioni in Europa vedereReino Unido y Suecia rechazan la petición de la ONU de liberar a Assange”https://elpais.com/internacional/2016/02/05/actualidad/1454660771_406980.html

[3] “Ecuador aplaude la decisión de la ONU en el caso Assange”, https://www.youtube.com/watch?v=YvP8e_dc4il

[4] “Scarface”, regia di Brian de Palma, 1983. Il protagonista, Tony Montana, è interpretato da Al Pacino.

[5] Franco Dionesalvi, Mimmo Talarico, “Conversazioni politiche al tempo del disonore”, Sabbiarossa Edizioni, Reggio Calabria 2013.

[6] Per evitare le solite lezioni contro “l’antiamericanismo delirante tipico dei sudamericani” impartite da qualche tribunale di solidi costruttori di alternative, per queste indicazioni – ivi comprese quelle riguardanti le funzioni di  lobby dei parlamentari – ho ricorso a due fonti che presumo  per loro insospettabili. Nei due testi trovate molti altri dati, tutti precedenti il governo Trump: Nicholas Kristof, “An Idiot’s Guide to Inequality”, “New York Times” 23 luglio 2014, https://www.nytimes.com/2014/07/24/opinion/nicholas-kristof-idiots-guide-to-inequality-piketty-capital.html e William Marsden, “Obama’s State of the Union speech will be call to arms on wealth gap”, https://o.canada.com/news/obamas-state-of-the-union-speech-will-be-call-to-arms-on-wealth-gap

[7] Beatrice Barbalato, “Lectio magistralis – I laboratori del comico”, in “Sisifo felice. Vincenzo Cerami, drammaturgo”, Editore Brüssel 2009.

Rodrigo Andrea Rivas

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