Domande complesse e risposte semplici

Domande complesse e risposte semplici

1.- Perché in questo periodo scrivo tutti i giorni sul Cile?
Perché domenica prossima, 4 settembre, i cileni potranno approvare la prima Costituzione scritta da rappresentanti eletti democraticamente e con modalità paritarie.
La parità numerica donne-uomini non è prodotto da un sistema di quote predeterminato a favore delle donne.
Anzi, per rispettarla, 15 donne elette hanno dovuto rinunciare al loro incarichi per dare spazio ai maschietti.
Il testo approvato riflette questa realtà demolendo le basi materiali del patriarcato.
Già questo basta per qualificarla come un testo rivoluzionario.
E già questo spiega la resistenza degli eterni detentori del potere: i maschi.

2.- Perché i mapuche ed altri popoli originari sarebbero contrari al testo approvato?
Vista la loro secolare esperienza, i popoli originali debbono diffidare di qualsiasi proposta dei bianchi (gli “huincas”, I “”cileni” nel loro linguaggio).
Tuttavia, questa proposta nasce da un lavoro in cui – per la prima volta – gli indigeni hanno partecipato direttamente, addirittura dirigendoli dopo l’elezione di una indigena, Elisa Loncon, alla presidenza della costituente.
In verità, i mapuche sono tutti concordi nel rivendicare i loro diritti, politici, economici e culturali, ma sono divisi tra coloro che appoggiano il processo costituente (che contempla questi loro diritti), che definirei “autonomisti radicali”, e coloro che se ne considerano comunque al margine e rivendicano l’azione diretta come unica via per affermare la propria indipenza.

3.- Quale tra questi due gruppi è maggioritario?
Non ci sono elementi per affermare la predominanza numerica di uno o dell’altro settore. Si può solo affermare che entrambi sono numerosi e che sarà la politica dello Stato a determinare i futuri rapporti di forza tra di loro.
Anche perciò, penso che il riconoscimento e rispetto di questa loro diversità sia indispensabile per ogni osservatore esterno e che la loro strumentalizzazione sia non solo scorretta ma contraria ai loro interessi.

4.- Ma, allora, cosa dire dell’arresto dei dirigenti del settore “movimentista”?
Che è una mossa stupida, che avrà risultati politici contrari agli interessi della sinistra cilena rinforzando i settori indigeni contrari all’approvazione della nuova Costituzione in quanto prova provata che il solo rapporto di cui sono capaci gli “huincas”, qualunque sia il loro colore politico, è la repressione.

5.- La questione indigena si riduce ad un problema di autonomia, qualunque sia la forma da loro prescelta?
No. Oltre alle loro sacrosante rivendicazioni, la questione posta dai popoli originari è quella dei diritti della natura, concetto che non solo mette in questione le forme organizzative del capitalismo in ogni dove, ma rappresenta una risposta più che interessante per un movimento popolare privo d’idee e alla deriva in tutto il mondo.
In questo senso, non è una proposta e una discussione che interessino solo la sinistra latinoamericana.

6.- Cosa succederà se vince l’Apruebo?
Penso che si aprirà un processo di trasformazione dello Stato in condizioni più favorevoli:
Riguardo l’effettiva parità donna-uomo
Riguardo i diritti sociali: sanità, educazione, lavoro, salari, pensioni, cura, sicurezza collettiva
Riguardo la costruzione dell’autonomia dei popoli indigeni
Riguardo la protezione dell’ambiente e la fine di una politica economica basata solo sull’estrattivismo
Riguardo la cultura e le culture del paese
Riguardo l’integrazione crescente con i paesi della regione, anzitutto ristabilendo il rispetto della storia e progredendo nello sfruttamento comune delle risorse comuni.

8.- Cosa succederà se vince il No?
Che ripartiranno le lotte popolari in un contesto più complicato nel quale potrebbe inserirsi pure una crisi di governo e una paralisi istituzionale.
Ma, la cosa più importante è che, in qualsiasi caso non ci saranno risposte definitive bensì l’apertura di processi rimasti in freezer grazie al Covid ed altri virus.

9.- Ma, se si tratta di aiutare alla vittoria del Si in Cile, perché scrivere in italiano?
Perché vivo in Italia e perché penso che apportare degli elementi di conoscenza su delle situazioni specifiche, cercando di estrarne non solo le particolarità ma, anche, gli elementi comuni con questa realtà, possa essere di qualche utilità da queste parti.
Non credo, infatti, che la lotta contro l’autoritarismo, espresso in questo caso dalla lotta contro il patriarcato e contro il razzismo siano questioni esclusivamente cilene.
Penso che le discussioni e decisioni attorno al rapporto Stato-Società abbiano un’urgenza ineludibile pure da queste parti.
E penso che la grande questione dei diritti della natura dovrebbe rappresentare un tema centrale ed obbligato per ogni proposta di trasformazione contemporanea.

10,- la proposta di nuova Costituzione è una proposta estremista?
Dipende dai punti di vista.
Mettere fine al patriarcato e al razzismo per me non lo è.
Decidere che lo Stato può intervenire in campo economico per me non lo è.
Garantire i diritti sociali per me non lo è.
Intraprendere una politica di preservazione attiva dell’ambiente per me non lo è.
In verità, può darsi che io non capisco di essere un estremista ma penso che il nomignolo “estremista” sia solo un prodotto della propaganda sostenuta dai media in difesa dei privilegi dei maschilisti, dei liberisti e dei padroni, sia interni che esterni.
Naturalmente, so bene che ciò accadde solo nelle lande desolate dove primeggiano pinguini ed ottarie ma non può accaddere in altre zone dell’universo conosciuto.

Rodrigo Andrea Rivas

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