11 settembre 2022 – 49 anni dall’inizio della strage cilena. Una settimana dalla sconfitta della nuova costituzione

11 settembre 2022 – 49 anni dall’inizio della strage cilena. Una settimana dalla sconfitta della nuova costituzione

1.- Da molti anni cerco d’imparare che bisogna accettare la realtà del momento e che, pur preservando la propria capacità d’indignazione, da sola l’indignazione è sterile.

Fin dai tempi di Caino ed Abele (“dov’è il tuo fratello?”), esistono crimini passionali e crimini logici che i codici civili distinguono in base alla premeditazione.

Il nostro è il tempo della premeditazione e del crimine perfetto. I nostri criminali, diventati maggiorenni, dispongono di un alibi perfetto: la filosofia dominante che, permettendo tutto, rende pure possibile trasformare gli assassini in giudici.

Nel paese e nei tempi delle leggi ad personam, quest’affermazione non ha bisogno di ulteriori dimostrazioni.

2.- Ogniqualvolta la democrazia entra a far parte dell’immaginario popolare come strumento di lotta contro l’ingiustizia sociale diventa bersaglio dell’ampia gamma di forze antidemocratiche, dai nuovi movimenti fascisti e neonazisti al capitalismo internazionale e alle elite più retrograde di ogni paese.

Da molti anni in America Latina (e non solo), le forze antidemocratiche “hanno normalizzato” l’uso di 4 strumenti principali per combattere le aspirazioni democratiche plebee: l’assassinato politico, la manipolazione mediatica, la neutralizzazione politico-giudiziaria dei leader politici o delle misure politiche tramite la guerra legale (lawfare) e la frode elettorale.

L’uso di questi strumenti non dipende da qualche accordo ideologico. I trogloditi li usano  tutti e la scelta dipende solo dal calcolo sulla loro efficacia.

Ad esempio, se l’aspirazione democratica dei ceti popolari si condensa in una figura politica che, per traiettoria politica o forza carismatica, da loro un vantaggio non neutralizzabile dalla manipolazione dell’opinione pubblica o dalla persecuzione politico-giudiziaria, e per qualsiasi ragione la frode elettorale è di difficile realizzazione, la liquidazione fisica diventa lo strumento privilegiato. Il caso simbolico più rilevante è quello di Jorge Eliécer Gaitán (Bogotà, 1948), costato alla Colombia 70 anni di guerre civili che solo la recente elezione di Gustavo Petro (20 giugno 2022) fa pensare ad una fine.

Se, invece, si tratta d’impedire l’applicazione di misure o di politiche che, tramite leggi o referendum possano mettere in pericolo gli interessi o privilegi di classi o gruppi potenti a livello nazionale o internazionale, si privilegiano gli altri strumenti.

3.- Per non abusare troppo della pazienza di chi legge mi limito a qualche osservazione sui primi due strumenti perché recentemente applicati in Argentina e in Cile. Per gli altri mi limito a ricordare che nel Brasile, chiave di volta della situazione regionale, un complotto giudiziario ha reso possibile l’elezione di Jair Bolsonaro (29 ottobre 2018); che adeguate interruzioni della corrente elettrica hanno permesso l’elezione di diversi presidenti nei Caraibi e che inesistenti frodi elettorali inventate di sana pianta dall’ Organizzazione degli Stati Americani (OSA), si sono trasformate in un colpo di Stato in Bolivia (10 novembre 2019).

Luis Almagro, segretario generale dell’OSA, interpellato il 7 settembre 2022 sul suo operato in Bolivia, è andato decisamente fuori testa. Commentando l’episodio, l’editoriale del principale quotidiano messicano annota: “Finché i rapporti di forza politica nel continente non permettano di eliminare definitivamente un organismo utile solo alle oligarchie locali, ai gruppi golpisti e alla sempre rinnovata aspirazione di Washington d’intervento nelle nazioni del continente, urge lavorare ad un consenso che porti a ristabilire il decoro della Segreteria Generale destituendo Almagro, individuo disprezzabile, carente da ogni capacità d’interlocuzione e assolutamente ossequente alle direttive degli Stati Uniti” (“OEA: Almagro el impresentabile”, “La Jornada”, 8 agosto 2022).

Il commento rivela gli umori predominanti nella regione sul grande fratellastro settentrionale.

4.- L’assassinato dei leader politici è una pratica antica. In atmosfere caratterizzate da alta polarizzazione e violenza politica è stato usata contro politici di sinistra e di destra ma, nei tempi recenti, predominano ampiamente le vittime di sinistra.

Osservando la situazione regionale mi pare che siamo vicini allo scatenarsi di una nuova ondata di assassinati politici di cui Lula e Petro potrebbero essere vittime designate.

Nel XX secolo, gli assassinati avevano come scopo impedire l’approfondimento della democrazia, ossia di misure destinate a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni più vulnerabili e/o di politiche che mettevano a rischio gli interessi delle elite nazionali o delle potenze esterne alla regione. In molti casi, gli assassinati aprivano la via alle dittature, come in buona parte dei golpe realizzati negli Anni ’70 nella maggior parte dei paesi della regione il cui corollario è stato la diffusione del neoliberismo d’ispirazione reaganiana.

La maggior parte degli assassinati avvenuti ed i tentativi di assassinato non sono mai stati chiariti completamente, né riguardo gli assassini né, tanto meno, riguardo i mandanti.

Non è stato un fenomeno puramente latinoamericano. Si ricorderà che negli anni ’70-‘80 sono stati assassinati o sono morti in circostanze misteriose (ad esempio, in curiosi incidenti stradali) numerosi politici e sindacalisti africani.

Ci tengo a ricordare Mehdi Ben Barka, dissidente del regime di Re Hasan II, assassinato a Parigi nel 1965 dopo essere stato tenuto sotto sequestro per diversi giorni d’agenti di polizia francesi. E se la maggior parte di questi assassinati resta oscura, si sa che l’assassinio di Ben Barka è stata ordita dai servizi segreti marocchinifrancesi e statunitensi.

Allora, sembravano assassinati isolati. Oggi si sa che sono stati organizzati dai servizi segreti belgi, francesi e statunitensi.

L’America Latina è stato territorio privilegiato degli assassinati. Per le sue dimensioni mi limito a ricordare l’Operazione Condor, la campagna segreta promossa da Richard Nixon ed Henry Kissinger e dalle dittature di Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay, Perù e Uruguay, che ha assassinato 60.000 persone, di cui 30.000 in Argentina.

5.- Nel Terzo millennio gli assassinati politici hanno tre caratteristiche principali.

a) sono sempre preceduti da un discorso di odio promosso dalle stesse forze antidemocratiche destinato a banalizzare simbolicamente l’atto di uccidere. Esattamente ciò che è successo il primo settembre 2022 in Argentina.

Se l’attentato contro la vicepresidente Cristina Fernández de Kirchner avesse avuto successo, probabilmente oggi l’Argentina sarebbe immersa in qualcosa di molto simile alla guerra civile ed il futuro dei 46 milioni di argentini, 40% dei quali sotto la soglia di povertà, sarebbe caratterizzato quantomeno dalla incertezza.

Il messaggio e l’intento disciplinare della destra argentina è una forma di pedagogia su grande scala rivolta in particolare alle donne che fanno politica a sinistra: possono finire ammazzate. Lo slogan, esplicito nelle loro manifestazioni, “Muerte a Cristina, yegua, puta e montonera” (Morte a Cristina, cavalla, puttana e appartenente al movimento guerrigliero Montoneros) porta, nel “Noi o l’abisso”, a trasformare la paura del “candidato dell’abisso” in un tentativo di uccisione.

b) l’uso dell’assassinio è più probabile quando la neutralizzazione politica-giudiziaria non riesce ad attivarsi in tempo e tanto la manipolazione elettorale e mediatica come la frode elettorale non garantiscono l’efficacia necessaria per una forte mobilitazione popolare (com’è di tradizione in Argentina).

c) si tratta di creare le condizioni perché sembri che l’assassino abbia agito da solo. Così si è cercato di presentare l’argentino Fernando Sabag.

In situazioni fortemente polarizzate l’atto solitario è probabile ma questo tipo di agente si usa solitamente per deviare la ricerca sui vincoli, nazionali e/o internazionali, col crimine stesso.

Non solo: per camuffare il tentativo di assassinato di Cristina si è cercato di creare un effetto ancora più insolito: far credere che si trattava di uno show montato dai seguaci della vicepresidente per promuoverla.

Ad essere in gioco sono la depoliticizzazione generalizzata e la totale banalizzazione della vita umana trasformata in semplice risorsa politica. Il sentiero è quello già tracciato dalle “risorse umane”, meno importanti del capitale e delle infrastrutture, una logica che riporta la democrazia al grado zero.

A scanso di equivoci: malgrado tutti depistaggi, ad oggi gli implicati nel tentativo di assassinato di Cristina sono già tre e l’ipotesi del “lupo solitario”, alla Alì Agca, non regge.

6.- Il rapporto tra un cambiamento di regime e l’ordinamento costituzionale è complesso. La Costituzione francese del 1793, “La costituzione dell’anno I”, che esprimeva la più radicale espressione della rivoluzione, non è mai entrata in vigore. La seguirono altre tre costituzioni (1795, 1799, 1892) fino al Codice Civile di Napoleone (1804). Ognuna tagliò parte dei diritti e libertà consacrate nel 1793 ma questo testo impregnò comunque l’immaginario politico e sociale della Francia e dell’Europa fino ai moti rivoluzionari del 1848.

Marx la definì l’offerta più indelebile della rivoluzione francese per l’umanità. Napoleone, considerava il suo codice il bilanciamento sensato della pazzia del 1793: “La mia gloria non è aver vinto 40 battaglie. Waterloo eclisserà il ricordo di tante vittorie. Ciò che non sarà cancellato, ciò che vivrà in eterno, è il mio Codice Civile”.

In linea di massima, avevano ragione entrambi. Il testo del 1793 ha creato i linguaggi ed i codici delle successive insurrezioni, il Codice Civile la logica della moderna ragione di Stato.

Marx ne scrisse comunque l’epitaffio: “Finora, tutte le rivoluzioni hanno solo perfezionato la macchina dello Stato”.

7.- Il progetto di nuova Costituzione cilena emerso dalla ribellione del 2019 contro l’ordine neoliberista e la vergognosa memoria di Augusto Pinochet è stato respinto a grande maggioranza il 4 settembre.

Nel 2020, un’ampia gamma di correnti politiche e ideologiche aveva ripudiato la destra rappresentata dal governo Piñera nel “plebiscito de entrada” e portato alla formazione della Commissione costituente.

Nel 2022, la proposta di Costituzione era un testo chiaramente orientato verso sinistra che, malgrado i grandi problemi nel lavoro della Commissione, è un vero gioiello, insolito e rivoluzionario per il XXI secolo, organizzato attorno a sei premesse:

a) il passaggio dalla repubblica democratica alla democrazia paritaria tra uomini e donne;

b) un nuovo Stato plurinazionale e interculturale che definisce nazioni 11 popoli originari concedendo loro diritto di autonomia politica;

3) garanzia del diritto delle donne a decidere sul loro corpo e in particolare sulle gravidanze;

4) transito verso uno Stato sociale e democratico di diritto per ricuperare la dignità sociale  seppellita dalla logica dei mercati imposto dalla Costituzione di Pinochet nel 1980;

5) definizione dell’acqua come bene comune non privatizzabile;

6) cambiamento radicale del sistema politico cancellando il Senato e sostituendolo con una camera delle regioni.

Probabilmente, è il progetto di Costituzione più audace del XXI secolo, una rottura complessiva col regime iniziato dalla dittatura e preservato dalla trentennale era successiva che coniugava il diritto alla differenza con i diritti del lavoro in una sintesi abbastanza riuscita.

Tuttavia, la virtù richiama spesso la punizione. Sottoporre un progetto di questa natura ad un referendum – mandato esplicito fin dall’inizio della sua elaborazione – implicava colpire diversi interessi, anche di persone che potrebbero essere d’accordo con il 90% del documento ma che votarono No per il disaccordo col restante 10%. Evidentemente, il rischio era molto maggiore se si considerava che l’ordine post-pinochetista continuava a dominare lo scenario.

Tuttavia, il midollo degli insegnamenti ereditati da Allende rendeva necessario quel voto generale. Come nel 1970, la proposta ha conosciuto il destino delle ribellioni che inaugurano un epoca. Da qualche parte devono iniziare a tradurre i suoi propositi nell’ambito della vita quotidiana, anche se questo avviene nell’ambito meno ospitale.

Era la ripresa logica della storia e della logica di Salvador Allende. In questo senso la sconfitta, indiscutibile, segna la fine di un certo mito del Cile ma ne riafferma le caratteristiche principali.

8.- La vittoria del Rifiuto alla nuova costituzione del Cile è il risultato di un esempio estremo di manipolazione dell’opinione pubblica. Gli strumenti impiegati per ubriacarla con un rosario di falsità sul testo della nuova Costituzione, erano già stati adoperati nella campagna sulla Brexit in Inghilterra (2016), nella campagna contro il referendum sugli accordi di pace in Colombia (2016) e nelle campagne elettorali di Donald Trump negli USA (2016 e 2020) e Jair Bolsonaro in Brasile (2018), nella campagna contro Evo Morales in Bolivia (2019) e nel fallito intento per impedire che Pedro Castillo assumesse la presidenza del Perù (2021). Ma in Cile sono stati usati con una virulenza inaudita. Le principali caratteristiche sono:

a) le forze conservatrici internazionali presentano le ragioni per respingere il candidato o la misura politica (ad esempio, l’accordo di pace o la nuova costituzione), creando un aria di rispettabilità alle posizioni dei conservatori. Nel caso cileno, nel 2022 “The Economist” ha caldamente consigliato più volte il rifiuto della nuova Costituzione.

b) la manipolazione dell’opinione pubblica mediante un intenso bombardamento di messaggi falsi per indurre paura ed insicurezza. Nel Cile, un attivista di destra pentito ha denunciato l’enorme complesso di reti su WhatsApp che combinate giornalmente per creare un trending (una tendenza nelle reti sociali).

Il contenuto concreto dei messaggi falsi varia da una paese all’altro. Nel caso cileno, una multimilionaria campagna basata sulle reti sociali ed il quasi monopolio mediatico ha sostenuto (mi limito a quanto comparso negli spazi della pubblicità elettorale obbligatoria concessa dai canali della TV aperta):

“La cittadinanza dovrà curarsi obbligatoriamente in un sistema pubblico sanitario collassato”. “Si sopprimerà la libertà d’insegnamento”. “Si creeranno buoni statali che costringeranno i lavoratori a scegliere la disoccupazione”. “Saranno espropriate le abitazioni e vietata la proprietà privata”. “Si sopprimerà il principio di uguaglianza davanti alla legge e si favoriranno gli indigeni e gli omosessuali sulle altre minoranze”. “Si sopprimerà la libertà di culto e si perseguiranno le comunità evangeliche”. “Si permetterà l’aborto in qualsiasi momento della gestazione”. “Si annulleranno tutti i controlli d’ingresso nel paese”. “Si proteggerà davanti ai tribunali i delinquenti invece delle vittime”. “Si confischeranno i risparmi dei lavoratori impedendo la trasmissione delle loro eredità”. “Si cambieranno il nome del paese e gli emblemi nazionali”. “Le donne non potranno passeggiare nel parco per paura che gli immigranti le stuprino”. “Non si potranno acquistare ne acqua in bottiglia né ghiaccio”. “Non ci saranno né educazione né sanità privata”. “Arriveranno venezuelani e haitiani a votare per il si ma, se questo non basta, faranno votare i morti e gli scomparsi. Hanno già modificato il registro elettorale a questo scopo” ….

Tuttavia, più della varietà delle bugie della campagna del Rifiuto interessa la capacità di ordinamento strategico delle destre.

Tra l’altro, affermando che erano a favore di un cambiamento costituzionale ma non di questo, creavano l’alibi per sommare alle loro file nuovi alleati provenienti dal centro dello spettro politico e dai partigiani della ex Concertazione dei partiti per la democrazia che ha governato la maggior parte del periodo post-Pinochet. Così è nato l’ineffabile “Partido amarillo (partito giallo), con persino ex dirigenti della sinistra cilena all’epoca di Allende ed ex presidenti eletti dalla Concertazione.

c) dietro la disinformazione di massa esiste una struttura internazionale. Nel caso cileno, una vasta rete di organizzazioni, fondazioni, istituti, think tanks, che coinvolgono politici, influencer e giornalisti appartenenti alla “Atlas Network”, organizzazione finanziata dai fratelli Koch, industriali petroliferi statunitensi noti per la loro ideologia di estrema destra: “Siamo una ONG con sede negli Stati Uniti che proporziona formazione, contatti, reti e finanziamento a gruppi libertari e partigiani del libero mercato in tutto il mondo. Contiamo con 500 organizzazioni associate in quasi 100 paesi”. I militanti si formano negli USA in una ideologia omogenea basata integralmente sugli insegnamenti della scuola di Chicago alla quale Pinochet consegnò l’economia nel 1973 (neoliberismo estremo con smantellamento dello Stato sociale, privatizzazione delle politiche pubbliche, riduzione della fiscalità, libero mercato come solo regolatore dei rapporti economici e sociali). “La Red Atlas è un intermediario tra chi ha denaro e chi ha il talento per diffondere queste idee”. E, attenzione, ora è molto attiva nella campagna presidenziale brasiliana.

Assassinati e manipolazione richiedono un ampio ecosistema digitale capace di trasformare gli avversari politici in nemici, di allineare vittime contro vittime per nascondere i veri oppressori, di alimentare il discorso dell’odio incitando gli istinti alla vendetta e l’indifferenza nei confronti delle ingiustizie sociali. Lo scopo, a media scadenza, è trasformare i cittadini in sudditi.

9.- Ma non bisogna nascondere le difficoltà del nostro campo.

La sinistra parlamentare ed i movimenti sociali anti-neoliberisti che hanno conquistato la maggioranza della Commissione Costituzionale hanno mostrato fin dall’inizio profonde divisioni, i gruppi indipendenti sono stati colpiti da uno scandalo che ha costretto un costituente alle dimissioni e le forze di centrosinistra hanno rinforzato le loro posizioni anche per l’imposizione del quorum di due terzi necessario per approvare ogni articolo.

Malgrado numerose iniziative di consultazione e di partecipazione, spesso la Costituente è parsa lontana dalle preoccupazioni immediate degli interessi popolari. Contemporaneamente, le molteplici iniziative destinate a spingere e coordinare il lavoro nei territori si sono progressivamente disarticolate, prima per effetto delle guerriglie istituzionali ed elettorali e la continuità della repressione esercitata dal governo Piñera, poi per la pandemia e la crisi economica.

Il governo di Gabriel Boric è stato velocemente coinvolto nello stesso giudizio da parte dei cittadini. Era necessaria una forte capacità di decisione politica per aiutare il cambiamento costituzionale, ma il governo ha mostrato una pratica esitante per ricercare “alleanze pragmatiche” con la ex Concertazione in parlamento – dov’è minoritario – per riuscire a governare. A ciò si è aggiunto il trattamento del problema mapuche, con l’avallo alla militarizzazione della regione e l’arresto del leader di uno dei suoi gruppi maggioritari, e il mantenimento in prigione di diversi prigionieri della ribellione d’ottobre.

In definitiva, il progressismo al governo non si è dimostrato disposto ad affrontare i poteri economici e fattici né a mobilitare la sua base sociale. Quindi, una parte importante di coloro che l’avevano votato ha iniziato a criticarlo apertamente. Da parte sua la destra metteva in moto la sua macchina mediatica mettendo nello stresso sacco la crescente impopolarità del governo e il testo della nuova costituzione ed i giornalisti coprivano la crescita obiettiva del crimine organizzato e del narcotraffico associandoli alle drammatiche situazioni dei migranti nel Nord del paese. A quel punto, il nuovo elettorato mosso dal voto obbligatorio si collegava direttamente al ceto popolare deluso decretando l’ampia vittoria del No.

10.-  l’8 settembre CiperChile ha reso noto una serie di interviste realizzate in 12 comuni popolari della Regione metropolitana in cui 120 persone spiegano perché hanno scelto il NO (vedere 120 residentes de 12 comunas populares de la Región Metropolitana explican por qué votaron Rechazo – CIPER Chile).

Riproduco alcuni titoli: “In nessuna parte si dice che la proprietà della cassa propria è garantita”. “Tutti saremo costretti a curarci nel sistema pubblico”. “I beni ed i contributi previdenziali dei defunti non potranno essere lasciati in eredità”. “Non capisco di politica ma perché il Boric appoggiava il Si, io ho votato No”. “Non mi è piaciuta l’educazione proposta, educazione municipale per tutti”. “Non ci portava benefici a noi, il popolo, alla gente che lavora, ma solo a loro, ai politici”. “La gente è stufa del populismo”. “Non sono informata bene e perciò ho scelto il No”. “Appoggio il presidente ma essendo cristiano non potevo votare Si”. “Volevo eliminare la Costituzione del ’80 ma non avevo capito che volevano privilegiare i popoli originari”. Con la plurinazionalità in Cile ci saranno diversi presidenti, ognuno avrà il suo e tutti saranno stranei al paese”; “La nuova Costituzione mette a rischio la vita dei bambini”.

Le 4 ragioni più gettonate sono state la paura di perdere la casa, la plurinazionalità e la divisione del paese, l’aborto e l’eccesso dei diritti concessi alle donne, la disapprovazione del governo.

Non è un’inchiesta articolata ma contiene importanti indicazioni.

11.- Perché a sinistra vanno di moda una serie d’ironie sulla credulità dei cileni, ricordo un episodio tedesco.

Nel 1953, il segretario generale dell’Unione degli scrittori della Repubblica Democratica della Germania Est, di fronte alle rivolte degli operai di Berlino Est dichiarava: “La classe operaia di Berlino ha tradito la fiducia che il Partito gli aveva riposto: ora dovrà lavorare duro per riguadagnarsela!”

Bertolt Brecht replicava: “Il Comitato centrale ha deciso: poiché il popolo non è d’accordo, bisogna nominare un nuovo popolo”.

12.- E mo’?

Nel mondo popolare che ha votato Si, appare forte la sensazione di catastrofe. Ma questo senso contiene in sé un serio impegno antagonista al modello neoliberista cileno.

Nel discorso pronunciato la sera della sconfitta, Boric ha chiamato all’unita nazionale e all’abbandono “dei massimalismi, della violenza e dell’intolleranza”.

Successivamente, ha riorganizzato il governo “verso il centro” dando più peso alla ex Concertazione. Il nuovo governo sembra disegnato per chiudere la riforma tributaria con un patto fiscale che risponda al bisogno di sopravvivenza del governo attraendo capitali di rapida redditività e la richiesta di versamenti anticipati d’imposte per coprire la spesa pubblica e così contenere eventuali mobilitazioni popolari.

E’ una strategia che dipende dalla buona volontà della destra e, quindi, da quanto questa intenda cogliere questo momento per affondare il colpo. In questo senso, si ricorderà che la sera stessa del plebiscito l’ex candidato presidenziale della destra ha chiamato a nuove elezioni presidenziali. Ma Boric sembra convinto che resti una voce per ora isolata.

La stessa sera, 4 settembre 2022, il coordinamento dei Movimenti Sociali per l’Approvo concludeva: “E’ imprescindibile che i settori che ci siamo organizzati per rendere possibile questo processo ci assumiamo il compito che il risultato di oggi ci consegna. Ormai non c’è marcia indietro. Il nostro popolo ha preso una decisione incontestabile e l’eliminazione della Costituzione di Pinochet e del modello neoliberista restano all’ordine del giorno. In questo processo, sarà fondamentale ciò che abbiamo imparato perché i movimenti sociali non siamo più quel che eravamo prima di scrivere questa Costituzione”.

Da lontano, la penso come loro: abbiamo sofferto una dura sconfitta, non una catastrofe.

Abbiamo conosciuto un’altra volta il destino delle ribellioni che inaugurano un epoca. Ma si tratta ancora solo dell’inizio di una storia ancora da scrivere.

Rodrigo Andrea Rivas

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