NATO, Russia, Ucraina. Chi vuole il ritorno degli euromissili?
Recita un proverbio cinese: Quando gli indicano la Luna, lo stolto vede il dito. E cioè, non si occupa di ciò che conta, si concentra sulle stupidaggini.
Oggi in Europa può riproporsi una situazione simile alla crisi dei missili di Cuba nel 1962. La differenza è che al centro della scena c’è l’Ucraina invece di Cuba.
Da anni, la maggiore e più aggressiva potenza militare del mondo, gli Stati Uniti, continua ad accerchiare la Russia e la Cina, due grandi potenze nucleari a vocazione imperiale.
I pericoli di questa operazione sono ovvi per chiunque sia dotato di senso comune. A Bruxelles e tra i politici, esperti e giornalisti europei “atlantisti fino alla morte”, non pare diffuso.
Rispondendo ad alcuni socialdemocratici tedeschi che avevano osato sussurrare che era conveniente togliere le armi nucleari statunitensi dalla Germania, nel dicembre 2021 il norvegese Jens Stoltenberg, irresponsabile segretario generale della NATO, ha dichiarato: “Certo. La Germania può decidere di non ospitare più armi nucleari, ma ciò significa che dovremo averle in altri paesi europei, ad est della Germania”.
Aggiungeva il 7 gennaio 2022: “Il dispiegamento militare della Russia al confine con l’Ucraina pone un rischio concreto di conflitto. L’Alleanza Atlantica deve prepararsi ad un insuccesso delle gestioni diplomatiche.
Tra qualche giorno, lo Stolt compirà 63 anni. Non è un pischello. Ma fa venire in mente la risposta di Walt Kowalski a Padre Janovich in “Gran Torino” (2008): “Allora dico che lei è un ventisettenne vergine imbottito di letture che gode a tenere le mani a vecchie signore superstiziose alle quali promette l’eternità”.
Applicando la logica postcoloniale della propria sfera d’interesse vitale, la Russia considera suo diritto controllare quell’area.
I paesi post-sovietici non possono emanciparsi dalla condizione geopolitica che Mosca impone loro. E la politica del Cremlino attizza l’antagonismo antirusso dei suoi vicini.
Ma Washington e gli atlantisti europei negano alla Russia ciò che gli USA praticano da 200 anni imponendo la loro sfera d’influenza nell’emisfero occidentale.
Poiché la pazzia può essere un diritto, penso che l’Ucraina o la Georgia abbiano il diritto di chiedere di entrare nella NATO e a parcheggiare armi nucleari e basi militari sui loro territori. E penso che pure Cuba aveva questo diritto nel 1962: parcheggiare missili sovietici a 170 chilometri del territorio statunitense.
Il dubbio è se il diritto individuale alla pazzia possa esercitarsi fino allo sterminio dei collettivi, non dei pazzi. I russi non scherzano.
Washington ha costruito con dedizione il “sentimento antistatunitense” di tutto il subcontinente, invasione dopo invasione, golpe dopo golpe. Nel 1962 solo Cuba era riuscita a liberarsi.
E penso che l’’URSS, minacciata dai missili nucleari statunitensi parcheggiati in Turchia, aveva diritto a parcheggiarli a Cuba.
Ma, come succede oggi, il problema non sono i diversi diritti ma le comuni conseguenze.
La crisi dei missili a Cuba è stata estremamente pericolosa. Gli USA avvertirono che portare quei diritti fino all’estremo avrebbe distrutto il pianeta.
Da nessuna parte era scritto che non si potevano parcheggiare missili sovietici a Cuba, ma, spiegò l’ex ambasciatore degli USA a Mosca, Jack Matlock, “il fatto che il nostro Congresso non abbia mai approvato la legge di gravità non significa che possiamo ignorarla”.
Oggi politici, esperti e giornalisti “atlantisti” europei puntano il dito su “l’aggressività” di Putin, sugli abusi e crimini del regime russo. Non penso siano stupidaggini e mi auguro che i russi le risolvano, ma hanno poco a che fare con i pericoli concreti che abbiamo davanti.
Ovviamente, esiste un rapporto tra la politica estera e la politica interna russa. Come dimostra in questi giorni la crisi nel Kazakistan, la minaccia esterna è funzionale per colpire l’opposizione interna accusata di essere un “agente straniero”.
Tuttavia, questo rapporto non esiste solo in Russia.
Negli USA, è ancora più decisivo il rapporto tra l’economia, il peso del complesso militare industriale sulle decisioni del Congresso e la politica estera della “guerra eterna”. L’ha teorizzato persino il presidente Dwight Eisenhower, già capo delle forze armate alleate durante la Seconda guerra mondiale.
Ad esempio, per risolvere il “caso Lewinsky” Bill Clinton ha fatto bombardare il Sudan. La saga dell’intervento russo nelle elezioni è un’arma utile allo scontro in atto all’interno del establishment nordamericano. Gli attentati dell’11 settembre a New York sono stati usati per scatenare una nuova catastrofe che permettesse d’impossessarsi delle risorse dell’Iraq, e appoggiando Juan Guaidó, presidente del predellino, gli USA si sono impossessati delle 3 raffinerie di proprietà della PDVSA (Impresa Petroliera dello Stato del Venezuela), site a Houston, e dei 10.000 distributori di benzina di PDVSA in territorio statunitense…
Insomma: anche i ciechi vedono che Guantanamo e Julian Assange confermano che dissidenti e tortura non sono fenomeni esclusivi della Cina e della Russia.
In ogni video del canale televisivo russo RT su YouTube compare il messaggio “RT è finanziata, totale o parzialmente dalla pubblica amministrazione russa”. Nelle pagine di RT su Instagram si legge “Media controllata dallo Stato russo”.
Il messaggio è opera di Facebook che, va da sé, non applica lo stesso messaggio sulla Deutsche Welle, la Voice of América, la BBC, France International…
In Germania, la versione tedesca di RT era il solo canale dove potevano parlare i critici dell’allargamento della NATO, della versione atlantista della “rivoluzione ucraina” del 2014, dei dubbi attacchi con gas velenoso attribuiti ad Assad in Siria.
Ma, è morta per troppo successo: quinto nel settore “notizie e politica” tra i canali visti in Germania, gli è stato ritirato il permesso di emissione e ora trasmette solo via satellite.
Il canale video RT-Germania, con oltre 600.000 abbonati e oltre 547 milioni di visualizzazioni, è stato semplicemente cancellato da YouTube nel settembre 2021.
Il mercato non c’entra, il controllo dell’informazione si.
Mentre le democrazie occidentali a bassa intensità continuano a perdere sostanza, i monopoli digitali statunitensi – direttamente sottomessi alla NSA e ad altri servizi di spionaggio come ha dimostrato Snowden – ci proteggono dalla propaganda russa con un messaggio materno: “Questa non è la propaganda che devi consumare. Consuma quella buona. Sintonizzati su CNN, BBC, MSNBC, ecc.”
Fa eccezione l’Italia. Poiché le sole notizie sono il virus, l’elezione presidenziale e il calcio, la censura è innecessaria.
Ignorata da decenni, la Russia ha recentemente presentato diverse proposte di accordi bilaterali contenenti garanzie di sicurezza diverse da quelle non rispettate negli ultimi trent’anni.
A sua volta, Mosca chiede due garanzie: che l’Ucraina non entri a far parte della NATO e che non siano parcheggiate armi nucleari nelle sue immediate vicinanze.
Ha detto il ministro degli esteri Sergei Lavrov: “Vogliamo intavolare discussioni costruttive che offrano un risultato chiaro che garantisca la stessa sicurezza a tutti… Sono arrivati alla soglia di casa nostra. Pensate che siamo così illusi da ignorare le minacce che pendono sulla Russia? Il problema è semplice: non abbiamo terreno per continuare a retrocedere”.
La Russia non si è rivolta né alla UE né alla NATO ma al capitano del vapore, gli USA. Tuttavia, il 21 dicembre 2021 Putin ha parlato del tema col nuovo cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e col presidente francese, Emmanuel Macron. Non vedendo la TV italiana, non ha considerato necessario discuterne con Mario Draghi.
Diplomatici statunitensi e russi si riuniranno oggi, lunedì 10 gennaio 2022, a Ginevra, prima di un incontro NATO-Russia in calendario mercoledì 12 gennaio a Bruxelles, e dell’incontro programmato per giovedì 13 gennaio a Vienna, nell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), a cui è associata pure l’Ucraina.
Il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, si è impegnato con Kiev a non trattare il tema Ucraina senza l’Ucraina, ma secondo la NBC (8 gennaio 2022) il presidente Joe Biden analizza la possibilità di offrire alla Russia una riduzione simultanea delle truppe presenti nella Europa dell’Est come primo passo per risolvere la crisi in Ucraina.
Purtroppo, nessuno ha informato il foruncoloso Stolt né Kiev.
Come l’Avana nel 1962, nemmeno l’Ucraina avrà voce in capitolo.
Lo spazio delle trattative USA-Russia è imminente: 10-13 gennaio 2022. Cosa succederà se non si arriva ad accordi sostanziali?
A fine dicembre 2021, parlando al Collegio del Ministero Russo della Difesa, davanti al corpo di generali Putin ha detto: “Se le trattative non arrivano a risultati adeguati, la Russia adotterà misure militari adeguate”.
Dopo essersi chiesti quali fossero i contenuti di tali “misure”, Stolt e seguaci hanno lanciato l’allarme: bisogna fermare la “invasione dell’Ucraina”.
Questo fantasmagorico scenario mi pare del tutto fuori dalla realtà.
Penso invece che la risposta del Cremlino sarà quella di dispiegare missili nucleari tattici in Bielorussia e a Kaliningrad. Se ciò avverrà, la stupidità dell’UE avrà fatto ritornare il continente agli inizi degli anni ‘80, e cioè alla crisi degli euromissili, i missili nucleari a raggio intermedio installati da USA e URSS sul territorio europeo: SS-20 sovietici e missili statunitensi IRBM Pershing-2 e Cruise da crociera BGM-109 Tomahawk.
En passant, questi missili possono colpire tutto il territorio europeo.
Si ricorderà che l’allora cancelliere tedesco Helmut Schmidt ne ottenne il ritiro argomentando che la deterrenza nucleare NATO perdeva ogni credibilità: perché Washington avrebbe dovuto rischiare la rappresaglia massiccia sul suo territorio per difendere l’Europa da una minaccia soltanto locale?
Per gli europei, e non solo per loro, sarebbe un’autentica pazzia resa possibile dal ritiro unilaterale degli USA dal trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) siglato a Washington l’8 dicembre 1987 tra Ronald Reagan e Michail Gorbaciov.
Osservare la luna e non il dito significa capire che non ci sarà sicurezza europea se questa non è comune e capace d’integrare gli interessi di tutti i paesi europei.
Detto in soldoni, significa che non ci sarà sicurezza senza la Russia o, peggio ancora, contro la Russia.
Che contro questo fatto, nulla potranno gli sforzi ed i silenzi dei nostri politici, esperti e giornalisti.
“La deterrenza è l’arte di creare nell’animo dell’eventuale nemico il terrore di attaccare. Ed è proprio a causa dei congegni che determinano la decisione automatica e irreversibile, escludendo ogni indebita interferenza umana, che l’ordigno “Fine del mondo” è terrorizzante e di facile comprensione e assolutamente credibile e convincente
“Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba”, 1964