A sei mesi dall’inizio della guerra

A sei mesi dall’inizio della guerra


Appunti sui primi Miracolati, il primo Asterix e l’Ultima distanza sociale

John O’Hara, in “Appointment in Samarra” (1934), racconta un’antica storia dei paesi arabi: un giorno un servo incontra la Morte al mercato del paese. Corre dal padrone e gli chiede un cavallo veloce per fuggire dalla nera signora fino a Samarcanda. Il padrone acconsentiva. Poi sceso al mercato, domandava alla Morte perché avesse spaventato il servo. La risposta era: “Non l’ho spaventato, ero solo stupita perché lo aspettavo stasera a Samarcanda”.
Roberto Vecchioni canta (Samarcanda, 1977): “Non è poi così lontana Samarcanda, corri cavallo, corri di là. Ho cantato insieme a te tutta la notte, corri come il vento che ci arriverà.”

A 6 mesi dall’inizio della guerra in Ucraina, il conflitto non si attenua. Anzi: due recenti sviluppi di provenienza UE-NATO ne indicano con chiarezza l’ulteriore intensificazione.
La prima è l’invio di “istruttori militari europei” sul terreno. La seconda, il riconoscimento di tutti i paesi UE dell’usurpazione della Crimea. Perché la Crimea è, affermano in coro, ucraina.
A sentir loro, quindi, la guerra finirà con l’abbandono delle truppe russe dai territori occupati abusivamente.
Oltre ogni altra considerazione, queste due decisioni hanno un significato univoco: chiudere la porta ad ogni possibilità di trattativa. Lo scopo dichiarato è: schiacciare la Russia, a qualsiasi costo.

Nel frattempo, l’economia europea e mondiale boccheggiano.
Interi comparti dell’economia sono sul punto di crollare, incapaci di sostenere i nuovi costi dell’energia di cui godono, soprattutto, i grandi colossi petroliferi.
Per l’Europa si avvicina un autunno-inverno con più disoccupazione. Per gli europei, un rincaro generale dei prezzi, un ulteriore aggravamento delle disuguaglianze e il freddo.
In Italia, essendo vicini alle elezioni si finge un ottimismo di maniera. Va tutto bene, madame la marquise. I serbatoi delle riserve di gas sono all’80%, l’economia tira, l’occupazione aumenta. E il tonto, essendo tonto, vocifera su inesistenti reattori nucleari di seconda generazione come soluzione, dimenticando che tali reattori non esistono oltre la propaganda, che ancor nel 2022 il costo dell’energia nucleare supera di 4 volte quello delle energie rinnovabili, che i maggiori fornitori della tecnologia sono i russi, che per tutte queste ragioni oggi esiste meno produzione nucleare di quella che c’era 30 anni fa, che i tedeschi hanno deciso di non riaprire le loro centrali nucleari, che i belgi hanno deciso di chiuderne 5 su 7… Oltre ad ignorare la volontà espressa dagli italiani in due referendum, ma questa omissione non è nemmeno un peccato veniale. Lo insegna l’acqua che essendo un bene comune, doveva diventare di proprietà pubblica.
Caso mai, la sorpresa è che i convenuti ad un meeting confessionale lo applaudano.

Presto, qualche altro genio ci dirà che dobbiamo scegliere tra la libertà e il riscaldamento.
Può succedere perché, finché non si sviluppi un movimento per mettere fine alla guerra e alle masochiste sanzioni contro la Russia (fanno molto più male ai sanzionatori che ai sanzionati), il senso comune sarà solo un tema per rapper e per comici.
Ma non dovrebbe essere indifferente se consideriamo che l’autoritarismo pesca sempre nelle acque torbide, in ogni latitudine e circostanza.

Mi fermo qui e non volendo essere/sembrare troppo serio, dedico le prossime righe ai miracolati della guerra e ad Asterix e l’invincibile villaggio Gallo.

I miracolati
Costringendo la popolazione a ritirarsi nelle sue abitazioni il virus aveva già miracolato alcuni governi. Ad esempio, quello di Piñera in Cile. Ma la guerra in Ucraina ha moltiplicato i miracolati. Di primo acchito, senza contare i fabbricanti d’armi ed i venditori di petrolio e gas, ne distinguo facilmente cinque (più un sesto “in procinto di miracolarsi”: l’ancora impresentabile Boris Johnson).

Il primo miracolato è stato proprio il Virus SARS-CoV-2, scomparso dai titoli di prima pagina nel giro di un giorno. E’ stata una prima per un assassino silenzioso, non per le guerre. Ad esempio, quelle in Afghanistan, Yemen, Palestina, Iraq, Siria, Kurdistan, non sono finite ma sono soltanto scomparse dalla nostra visione.

Il secondo miracolato è l’Unione Europea.
Per una ironia della storia, un blocco politico nato per archiviare le guerre in Europa è stato salvato da una guerra europea che le ha reso possibile riabbracciare il “vecchio modello di guerra fredda” aggiornato in “Nuovo modello unico dell’Occidente militarizzato”.
Così ha neutralizzato – non risolto – alcune tra le sue maggiore tendenze distruttive operative, almeno, dalla crisi finanziaria del 2008: la Brexit, i problemi economici dei paesi del Mediterraneo, il conflitto Polonia/Ungheria … ritrovando una nuova ragione d’essere: appendice civile della NATO.

Il terzo miracolato è la stessa NATO.
Risorta dalle ceneri, si è impossessata della componente geo-economica della UE conducendola mano nella mano a partecipare direttamente ad una inedita corsa agli armamenti, vecchia aspirazione di Washington non giustificata a sufficienza dalla sola “guerra al terrorismo”.
Per finanziare questa corsa al riarmo è ricomparso il denaro che non c’era per la lotta alla pandemia e quello che non è mai è esistito per risolvere i problemi sociali (sanità, casa, scuola, pensioni …). Ed è scomparsa – dalla informazione e dalla memoria pubblica – la vergognosa e tragica storia delle sue recenti avventure militari: Kosovo, Afghanistan, Iraq, Libia …

Il quarto miracolato è Recep Tayyip Erdoğan.
Il sultano turco è una figura utile alla UE fin dal 2015. L’ha ricattata periodicamente con la minaccia di aprire i suoi confini verso l’Europa ai rifugiati siriani, irakeni o afghani. Ne ha ricevuto in cambio soldi, tanti, sempre di più.
Ma è diventato un giocatore di primo piano solo grazie alla guerra in Ucraina.
Ha iniziato mettendo in atto un piccolo ricatto trasformato – in poche ore – in accettazione dell’allargamento della NATO a Svezia e Finlandia. In cambio, ha ottenuto che i suoi oppositori in questi paesi fossero condannati al silenzio ma, incontentabile, esige che li vengano consegnati.
Il 20 agosto 2020 la Svezia ha identificato la prima moneta di scambio: Zinar Bozkurt, 26 anni, attivista curdo e omosessuale, da 8 anni in Svezia, è stato arrestato. Probabilmente sarà consegnato alla Turchia per essere rinchiuso in un carcere fino alla morte. Nessun governo europeo ha manifestato alcuna preoccupazione al riguardo.
Rientrato nei salotti buoni è morta ogni critica sul suo autoritarismo. Eppure, erano talmente fondate d’avere portato persino Draghi a definirlo un dittatore.
I curdi, già abbandonati dagli USA, sono stati abbandonati definitivamente dalla UE e non solo in Europa. Infatti, l’aviazione turca ha ricominciato a bombardare le loro città nel nord della Siria. E, per celebrare i 6 mesi di guerra, martedì 23 agosto Erdoğan è andato in onda sulle reti europee unificate per proclamare che “la Crimea è ucraina”. Secondo i ragazzi del TG2, è il solo mediatore possibile. Sarà, ma forse sono troppo ottimisti perché a Mosca potrebbero riscoprire che esiste una questione curda.

Il quinto miracolato è Mohamed bin Salmán, principe ereditario dell’Arabia Saudita, come Erdoğan assolto e trasformato in alleato insostituibile delle democrazie, cosa che nemmeno il suo strapagato consulente fiorentino avrebbe potuto prospettarle.
A nessuno interessano ormai le caratteristiche liberticide e assassine del suo regime né il fatto che, di norma, faccia assassinare i suoi oppositori con la motosega, come fece col giornalista Jamal Khashoggi.
Nella “Internazionale delle facce toste” il principe assassino ha potuto riabbracciare Erdoğan. Sembrava impossibile quando il sultano si era infuriato – perché l’assassinio di Khashoggi era avvenuto a Istambul – da consegnare alla stampa i video dell’assassinato.
Erano altri tempi: Joe Biden giurava che l’avrebbe isolato e la presidenta della Commissione Europea non era stata ancora lasciata in piedi da Erdoğan poiché, da lui, le donne non hanno diritto a sedersi (e il presidente del Consiglio europeo non aveva ancora fatto finta di non vedere tanta insolente scortesia).
Avveniva in altri tempi: oltre 6 mesi fa.

Insomma

  • Il Covid, nemico che fino all’altro ieri ci ammazzava subdolamente malgrado gli avessimo dichiarato guerra, continua ad ammazzarci subdolamente ma alla popolazione non sembra importare granché.
  • Organizzazioni sul punto di crollare (UE) o reduci da molteplici sconfitte (NATO), sono ridiventate garanti della nostra stabilità e della nostra vittoria. Perché la vittoria, garantiscono, è certa. Se fosse necessario, anche al costo di un apocalisse nucleare.
  • Alcuni paria di ieri sono diventati i migliori alleati del mondo libero. E non importa se i neopaladini della libertà continuano a rinforzare i loro regimi autoritari. D’altronde, durante la guerra fredda originale lo fecero pure Franco, Pinochet, i caporali centroamericani, il Sudafrica dell’apartheid …
    Parlando del boia nicaraguense, Anastasio Somoza, Franklin Delano Roosevelt aveva proclamato: “E’ un figlio di puttana ma è il nostro figlio di puttana” (“Times Magazine”, 15 novembre 1948, citazione ripresa da “Trujillo: Ritratto di un dittatore”, CBS, 17 marzo 1960).
    Essendo il progresso ineluttabile, probabilmente ora i nostri figli di puttana sono dei “bei fioeu”.

Aggiornando Obelix
In pochi mesi, la guerra in Ucraina ha prodotto effetti magici ed stupefacenti quanto la pozione magica preparata da Panoramix, il druido di Asterix.
Si ricorderà che, grazie a quel beveraggio, i Galli del piccolo villaggio si sentivano – quindi nella loro testa erano – invincibili.
La sola nota stonata arrivava dal vecchio capo del villaggio, Abraracourcix che, seduto nel suo scudo (bouclier) portato da due scudieri, proclamava: “Speriamo che non ci cada il cielo in testa”. Ma si trattava solo di una forma d’inspiegabile pazzia..
Dopo avere picchiato e maltrattato per benino i definiti pazzi (“Ils sont fous ces romains”), i Galli davano spazio ad interminabili baldorie animate da Assurancetourix, lo stonato bardo che metteva musica e parole a tutte le loro vittorie.
Idefix, il cane di Obelix, menava la coda su tutte le reti dell’epoca.

Può sembrare poco serio commentare una tragica e minacciosa guerra con un fumetto. Ma non mi sento del tutto rincoglionito e penso sia cosa serissima: si sa che in alcuni villaggi odierni, non necessariamente Galli, Panoramix e la sua pozione magica sono stati sostituiti da un’agenda i cui magici e invisibili effetti positivi sono altrettanto invincibili e fuori discussione.
Ovvio: Il titolo del capitolo relativo è “Ils sont fous ces russians”

Faccio di tutto per adeguarmi, ma non sono ancora riuscito a risolvere un piccolo rebus: Come si fa a mantenere la distanza sociale da un carro armato e/o da un missile?

Rodrigo Andrea Rivas

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