Collassismo: il mondo presente e il mondo in arrivo

Leggo dal blog di un intellettuale che rispetto, che siamo ormai alla canna del gas.

Mi pare una miscela di pessimismo ed ottimismo. Lo trovo troppo pessimista sull’oggi (non siamo alla canna del gas), e troppo ottimista sul domani (quando la canna del gas potrebbe non essere una metafora).

Due fatti: l’umanità ha perso il controllo sul gigantesco esperimento che lei stessa ha scatenato e, pur se la politica e la maggioranza della popolazione si occupano d’altro, le definizioni e decisioni di oggi determineranno il destino di buona parte dell’umanità.

13 fenomeni, ambientali e sociali, sottolineano le urgenze perse di vista durante la distrazione di massa provocata dalla pandemia.

Tra quelli ambientali, conseguenza del cambiamento climatico e della pazzia industriale: inondazioni (in tutto il mondo), uragani, cicloni e tifoni (ogni volta più frequenti e potenti), siccità, temperature estreme, incendi forestali (California, Siberia, Australia), deforestazioni (per monocolture transgeniche, allevamento, piantagioni diverse), inquinamenti (dell’aria, dei suoli, delle coste e dei mari). 

Tra quelli sociali, ribellioni della cittadinanza (la primavera araba 10 anni fa e dopo quelle registrate nell’America Latina, in Europa e in Asia), migrazioni (dalle zone marginali verso gli enclave privilegiati), autocrazie (oggi ci sono più Paesi autocratici che Paesi democratici), governi falliti, crisi finanziarie (2008 ed altre minori), incidenti diversi (petroliferi, digitali, nucleari).

Il panorama si complica ulteriormente se proiettiamo questi 13 fenomeni verso il 2050 su 5 grandi scenari: la tendenza demografica, l’imbroglio energetico, la crisi climatica, la crisi dell’acqua ed il dilemma alimentare.

Tra il 2020 ed il 2050 arriveranno altri 2 miliardi di persone che richiederanno cibo, acqua, aria, casa, educazione, sanità, trasporto, lavoro, sicurezza, divertimento.

Contemporaneamente, i combustibili fossili che oggi muovono il mondo si esauriranno (petrolio, gas, carbone e uranio), e tutte le proiezioni vedono quantomeno insufficiente la conversione verso le energie rinnovabili (solare, eolica, idraulica, geotermica, ecc).

La crisi climatica irrisolta incrementerà gli eventi estremi, sorpresivi e inattesi, il cui maggiore effetto sarà la riduzione delle riserve d’acqua accelerando lo scioglimento, già in corso, dei caschi polari e dei principali ghiacciai, prosciugando i fiumi che permettono d’irrigare le maggiori zone di produzione di cibo. Il caso più drammatico è quello dell’Himalaya, da cui  dipendono la Cina, l’India ed il Pakistan.

Nel 2050, 1.400 milioni di produttori rurali dovranno alimentare loro stessi ed una popolazione urbana di 7,6 miliardi di consumatori.

Il solo modo per avere sufficienti cibi sani passa per abbandonare gli insostenibili e inquinanti sistemi agroindustriali trasformandoli in sistemi agroecologici.

Sarebbe logico, ma siamo dominati da un sistema sociale antiumano. La civiltà industriale, tecnocratica, capitalista e patriarcale, innamorata dal suo confort e individualismo, proietta i suoi miti e dogmi verso le popolazioni quali anestetizzanti. Così  l’oscenità diventata normalità traveste la maggiore disuguaglianza sociale della storia.

L’osservazione paradossale è: sembra che questo mondo, depredato oltre ogni limite (da dove la crisi ecologica), infestato da parasita (da dove la crisi sociale) e dominato da una minoranza ogni giorno più insensibile, cinica e ipocrita dedita ad acclamare ed esibire i propri successi (la passeggiata aerospaziale), possa trasformarsi solo per autodistruzione del sistema poiché, oltre proclami senza costrutto, non si vede come i 42 milioni di essere umani che accaparrano il 45% della ricchezza mondiale smetteranno di farlo né come i 4.500 milioni che dispongono solo del 16% riusciranno ad organizzarsi e ad imporre un ordine più giusto.

In conclusione, penso che sia privo di senso confondere la propria situazione con quella delle vittime dello schiavismo, così come continuare a non voler vedere il mondo che verrà.

Penso che informare sul mondo in arrivo coloro che difendono o vogliono difendere la vita (umana e non umana), sia indispensabile se lo si vuole affrontare e superare.

Ciò perché penso che solo l’azione meditata e concordata può evitare che il destino ci raggiunga.

Rodrigo Andrea Rivas

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