Ahmed Altan. Dai suoi racconti dal carcere

Ahmed Altan. Dai suoi racconti dal carcere

Ahmed è appena uscito dal carcere
Ci è stato oltre 3 anni “per avere condiviso opinioni di un gruppo terrorista pur senza farne parte”.

Il suo rapanello racconta non poche cose sulla sua coerenza.

Dire che Erdogan è un dittatore non è una gaffe ma un riconoscimento molto tardivo dei fatti.
Lagnarsi delle difficoltà per vendere armi alla Turchia fa parte delle idee di destra sostenute da chi formalmente si colloca altrove.

Quantomeno Minniti ha raggiunto la sua giusta collocazione: piazzista d’armi.

“In questi giorni essere in una vera prigione, mentre tutti gli altri sono confinati nelle loro case, è come stare seduti in un acquario in fondo all’oceano. Scrivo questo mentre aspetto in una cella di prigione il feroce attacco di un virus che uccide le persone della mia età.

Non sono ottimista per me stesso, ma per l’umanità di cui faccio parte.

A novembre, ci hanno dato un ravanello in un nostro pasto a pranzo.

Il mio compagno di cella ha messo quel ravanello in un bicchiere di carta e lo ha lasciato accanto alle sbarre di ferro alla finestra.

Il ravanello ha cominciato a marcire.

Di recente è emerso un germoglio verde.

È cresciuto, cresciuto.

Piccoli fiori bianchi sbocciavano dal germoglio.

Ogni mattina mi alzo e guardo quei fiori.

Sono testimone di questo grande cliché: il ravanello sta morendo e diventa vivo allo stesso tempo.

Un miserabile ravanello crea fiori dal suo stesso decadimento.

Senza rinunciare al suo ottimismo, raggiunge il futuro mentre muore.

Forse mi sarò ammalato quando leggerai questo scritto.

Ma che differenza fa? Se un ravanello che muore in un bicchiere di carta può sbocciare, un vecchio in carcere può essere ottimista.

Ora non saremo più disperati di un ravanello, vero?”

Rodrigo Andrea Rivas

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