Piñera ed altri virus all’attacco
Evocando la pandemia il governo cileno alle corde decretava quarantena e coprifuoco. Quindi, il virus metteva fine alle mobilitazioni che si susseguivano ininterrottamente dall’ottobre 2019.
Fino a domenica 19 aprile, ufficialmente aveva contagiato oltre 11.500 persone e ucciso 230.
Nascosto dal coprifuoco, Piñera ha promulgato un decreto sul lavoro in cui stabilisce: che i padroni non sono obbligati a pagare il lavoro dei loro lavoratori e questi, bontà sua, non hanno l’obbligo di andare a lavorare.
Che i padroni pagheranno solo il 50% dei contributi pensionistici durante il periodo di sospensione.
Che chi non può lavorare riceverà il 70% della propria remunerazione il primo mese, ma questo ammontare si ridurrà gradualmente fino ad azzerarsi in 10 mesi.
Che, autonomamente, i padroni possono ridurre di un 50% la giornata lavorativa. Naturalmente, i salari si ridurranno proporzionalmente.
Nolberto Díaz, segretario generale della Centrale Unitaria di Lavoratori (CUT), ha commentato:
“Ciò che il governo patrocina è il macello di lavoratori precari che perderanno il lavoro e senza disporre di denaro patiranno una pandemia per la quale dobbiamo essere tutti preparati”.
Presumo che volesse dire che chi non dispone delle risorse per sopravvivere non potrà rispettare il confinamento e, quindi, si ammalerà più facilmente. Da dove la macelleria sociale.
Ma, temo, non succederà solo ai precari.
M’induce a pensarlo la disuguaglianza esistente (creata) in questa oasi di pace e prosperità:
Alla fine del 2019, l’1% della popolazione accumulava il 33% della ricchezza generata, il 50% delle famiglie con minori entrate il 2,1%.
Non tutte le famiglie con minori entrate erano composte solo da precari.
Le decisioni del macellaio hanno comunque avuto immediata e gioiosa applicazione.
Ad esempio MicroPlay, catena commerciale specializzata in giocattoli e accessori, ha notificato i suoi dipendenti che, essendo chiusi i locali dal 25 marzo per la pandemia, sospenderà il pagamento dei loro salari a partire da quella data.
Ad esempio, l’immobiliare Moller Pérez Cotapos ha comunicato ai propri dipendenti che con la sospensione degli obblighi lavorativi finiscono i diritti e gli obblighi indicati dai contratti di lavoro, ivi incluse le relative remunerazioni.
C’è poco da scherzare. La pandemia colpisce duramente e tutti siamo sulla stessa barca. Eccetera.
Si potrebbe ricordare che, in base alla dichiarazione dei redditi, negli ultimi due anni la Moller Pérez Cotapos ha guadagnato 20 miliardi di dollari.
Ma, come non capire che si tratta solo di una questione di merito?
P. D.: Il 19 aprile è morto di vecchiaia Sergio Onofre Jarpa, ex capo della destra estrema che, in Cile come altrove, in quegli anni si faceva chiamare Nazionale.
Nella “copia felice dell’Eden” diretta da Piñera, Jarpa è stato sempre protetto e coccolato.
Lo è stato anche durante tutti i governi precedenti succedutesi dalla fine della dittatura (1990).
Probabilmente è successo perché non si è mai smentito: autoritario e antidemocratico fino alla fine.
D’altronde, mica si diventa responsabile politico della morte di molte e molti cileni diversamente.
Se n’è andato come il “suo generale”: impunito, senza un graffio e – stante pandemia e povertà diffuse – senza che nessuno gli tirasse neppure un pomodoro sulla bara.
Scomodo il Sepulveda de “Il mondo alla fine del mondo” per commentare:
“Una visione irrazionale della scienza e del progresso si fa carico di legittimare crimini a tal punto da far sembrare che la sola eredità del genere umano sia la follia. Cerca d’innalzare il discorso dello stolto che brucia la propria casa per riscaldarsi alla categoria di nuova etica.
Il motto di questi curiosi filosofi della distruzione è ‘Disprezzo ciò che ignoro’”.