Su economisti saggi, pervicaci ignoranti e saggi economisti asserviti all’1 per cento
“Sólo le pido a Dios, que la guerra no me sea indiferente.
Es un monstruo grande y pisa fuerte, toda la pobre inocencia de la gente”
León Gieco, “Sólo le pido a Dios”[1]
Giorni fa la viceministra dell’economia, Laura Castelli, durante una discussione in TV con l’ex ministro Padoan ha sostenuto alcune idee sull’economia degne di una laurea per corrispondenza nell’università del Trota Bossi[2].
Cogliendo al balzo l’evidente ignoranza della vice grillina, tutti i commenti hanno pure evidenziato l’indiscussa scienza di Padoan. Era come se un tizio delle assicurazioni intendesse insegnare a guidare la macchina a Sebastian Vettel e io volessi impartire lezioni di disegno a Pablo Picasso.
Che la ministra non sappia nulla d’economia mi sembra ovvio.
Ma, se osservo i risultati, che Padoan sia un esimio economista, non mi pare così ovvio. Afferma l’evangelista Matteo: “Dai loro frutti li riconoscerete … Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e buttato nel fuoco” (Mt 7, 15-20).
Non voglio mettere in discussione gli studi formali ma affermare che non c’è accordo sui frutti che una buona economia dovrebbe raccogliere. Aggiungo: mi sorprendono coloro, e sono tanti, che continuano pervicacemente a credere che ripetendo le politiche praticate da decenni, i risultati saranno diversissimi.
Consideriamo un buon medico chi ci fa guarire, un buon ballerino che sa ballare, un buon marinaio chi va per mare senza mettere in pericolo la vita dei suoi passeggeri. Insomma, il concetto espresso da Matteo vale sempre, eccetto per gli economisti. A questi, invece dei frutti viene richiesta l’aderenza a principi inviolabili che rimangono vere verità anche quando i risultati sono in contraddizione col benessere dei malcapitati amministrati.
Ovvero, non esiste un’economia scientifica dovunque e comunque. Salvo nelle teste dogmatiche dei neoliberisti, e dei loro – anche quando sono inconsci – seguaci.
Piccolo aiuto memoria
Il 16 dicembre 2017, Paolo Gentiloni era capo del governo e Pier Paolo Padoan Ministro d’economia. A Londra, OXFAM pubblicava il suo “Rapporto 2018 sulle disuguaglianze nel mondo”[3]. Esistendo anche in lingua italiana, ne consiglio la lettura a tutti.
Alcuni dati del rapporto:
- Tra 1980 e 2016, l’1% più ricco della popolazione si è impossessato del 27% della crescita di ricchezza totale.
- Tra 1980 e 2016, il 50% della popolazione più povera ha ricevuto il 12% di questa crescita.
- In Europa occidentale, nel 2016, l’1% si è impossessato del 12% della ricchezza prodotta, il 50% ne ha ricevuto il 22% (suppongo che il 10% in più provi l’elefantiasi dello Stato sociale)
- Nel 2016, 3,7 miliardi di persone (3.700.000.000) hanno percepito poco più di un dito in un occhio e un calcio nel culo.
- Tra marzo 2016 e marzo 2017 la ricchezza dei milionari è aumentata di 762 miliardi di dollari. Solo questo aumento, scriveva OXFAM, “sarebbe bastato per sradicare la povertà estrema nel mondo ben sette volte”.
Nell’ottobre 1936, il liberale Miguel de Unamuno, all’epoca rettore dell’Università di Salamanca, rispondeva al generale José Millán-Astray, fondatore e primo comandante della Legione spagnola che, rivolgendosi agli studenti aveva coniato lo slogan “W la morte”: “Vincerete perché avete forza bruta in abbondanza, ma non convincerete. Per convincere bisogna persuadere e per persuadere avreste bisogno di qualcosa che vi manca: ragione e diritto nella lotta”. Aggiungeva: “Ciò che la natura non vi ha dato, Salamanca non può prestarvi”[4].
La grillina non ha studiato. È un suo diritto. Ma ha delle conseguenze.
Padoan ha studiato. Ma ha imparato su testi sbagliati. Si presenta meglio, ma le sue idee, integralmente di classe, non hanno risolto alcun problema. Hanno delle conseguenze.
Sono compatibili la democrazia e il socialismo?
Nel novembre 2018 il collettivo svedese IDEA ha pubblicato un rapporto il cui titolo in spagnolo è: “El estado de la democracia en el mundo 2017: Examen de la resiliencia democrática”.[5] Inizia affermando: “Le disuguaglianze usurano la resilienza democratica. La disuguaglianza aumenta la polarizzazione politica, disturba la coesione sociale e mina la fiducia e l’appoggio alla democrazia”.
Alexis de Tocqueville sosteneva che le democrazie caratterizzate da severe disuguaglianze economiche sono instabili perché le istituzioni democratiche non funzionano adeguatamente in società profondamente divise dal reddito e dalla ricchezza, specie se nulla si fa per risolvere questa situazione e, anzi, la si peggiora.
Secondo Amartya Sen la “capacità” o “libertà sostantiva” dei ceti poveri per inseguire scopi e obiettivi è molto circoscritta. Applicando la “Equazione dei Medici”, “più potere uguale più ricchezza e più ricchezza uguale più potere”, i ricchi non si limitano ad impedirne la ridistribuzione ma disegnano norme e politiche a loro esclusivo beneficio.
Per Robert Putnam, la disuguaglianza economica impatta anche gli aspetti civili, ad esempio sulla fiducia, fondamentali per la legittimità politica. La crescente disuguaglianza si confonde con lo status quo sostenuto da e per i ricchi.
Per Joseph Stiglitz, la crescente disuguaglianza indebolisce la coesione sociale. Il calo della fiducia incrementa l’apatia e l’acrimonia, che scoraggiano la partecipazione civile. Quindi, la disuguaglianza economica aumenta la “anomia politica”, erode i legami comunitari e contribuisce a comportamenti antisociali.
Per evitare discussioni bizantine, chiarisco che nessuno di questi autori è marxista e che tutti coincidono sul fatto che esclusione e privazione moltiplicano l’allontanamento e l’abbandono dalle norme sociali. La conclusione dei privilegiati, vi basterà sentire Bolsonaro, è elementare: la popolazione non si merita i “trasferimenti sociali” e lo “Stato sociale”.
L’aumento del “populismo dei ricchi” ha dato un forte contributo alla politica identitaria in corso negli USA ed in Europa.
Discorsi e media incolpano gli altri, gli immigranti, quelli con altra cultura, di tutti i problemi. Ma qualunque cosa si pensi al riguardo, i dati dimostrano che non sono loro ad aver provocato questa situazione né sono loro a guadagnarci.
Il fatto è che ideologia e media oscurano i privilegi realmente esistenti. Ad esempio, tutti i dirigenti che hanno portato alla rovina le aziende pubbliche da loro “dirette”, sono stati premiati con “giusti premi”, “partecipazioni azionarie” e succose “buone uscite” (l’esempio dell’Alitalia dovrebbe bastare come illustrazione). E come se non bastasse, ora il capo del governo italiano sostiene che garantendo ulteriori sconti sulle tasse ai ricchi, costoro si metteranno a posto. Mettere a posto queste brave persone avrà delle conseguenze sulla spesa sociale ed i servizi pubblici per tutti, ma anzitutto per quelli che pagano le tasse senza sconti.
Nell’economia del sapiente Padoan, come in quella del genio Monti e dell’incolta Castelli, “il vincitore arraffa tutto”. I vincitori pagano meno tasse, ma poi s’indignano per i deficit pubblici che, affermano, sono irresponsabili, provocano inflazione e aumento dello spread, minacciano la stabilità delle banche e la finanza.
Gli Stati Uniti di Trump vanno benissimo
- Nel 2017, negli USA i redditi dell’1% sono arrivati a livelli sconosciuti in epoca moderna.
- Nel 2017, il 50% della popolazione ha ricevuto il 13% della crescita ed i loro salari sono inferiori in termini reali a quelli dei primi Anni ‘80.
- Nel 2013, lo 0,01% dei cittadini, circa 14.000 famiglie, concentrava il 22,2% della ricchezza complessiva del paese.
- L’1% delle famiglie ha triplicato la sua quota sul reddito nazionale in una generazione.
Ecco: i Padoan costituiscono un vero esempio del come far fruttare una struttura economica a loro favore esclusivo.
Non credo sia un loro diritto ma sono certo che senza mettere in discussione le loro idee e concetti la situazione non potrà che continuare a riprodursi, anzi, peggiorerà ulteriormente.
I Padoan non sono degli amici, ma sono ufficiali di complemento della guerra mondiale in atto contro le popolazioni.
Il guaio è che, se l’alternativa è l’ignoranza, non ci sarà scampo per i vinti.
R. A. Rivas
Novembre 2018
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[1] A Dio chiedo soltanto, che la guerra non mi sia indifferente. E’ un mostro grande e pesta forte, tutta la povera innocenza della gente”. León Gieco, “Sólo le pido a Dios”, dall’albo “Cuarto LP”, 1978.
[2] Fabrizio Roncone, “Il prof Padoan, la grillina Castelli e lo spread. «Lui ha studiato, e allora?». Lo scontro tra Padoan e Castelli dopo la puntata di Porta a Porta diventata virale sul web”, “Corriere della Sera”, 18 novembre 2018, consultabile in https://www.corriere.it/politica/18_novembre_25/prof-grillina-no-discorsi-imbroglioni-ha-studiato-quindi-206a8eee-f0fe-11e8-93f5-f4e69b527157.shtml
[3] Consultabile in https://wir2018.wid.world/files/download/wir2018-full-report-english.pdf
[4] Citato da Erich Fromm, in “The anatomy of human destructiveness”, Holt, Rinehart and Winston, New York 1973. Traduzione italiana “Anatomia della distruttività umana”, Milano, A. Mondadori, 1975.
[5] “El estado de la democracia en el mundo 2017: Examen de la resiliencia democrática”, Stoccolma 2018. Consultabile in https://www.idea.int/gsod/files/IDEA-GSOD-2017-OVERVIEW-ES.pdf