In memoria di Patricio Bustos Streeter
Ieri, 4 giugno 2018 è morto a Santiago, Cile, il mio amico Patricio.
L’ho conosciuto a Milano, negli anni ’80. Tutti e due eravamo stati premiati con la borsa di studio Pinochet.
Patricio faceva il medico, in un carcere milanese.
Negli Anni ‘90 è tornato con la sua famiglia in Cile, dove ha fatto parecchie cose.
Ne accenno solo tre.
Villa Grimaldi è stato il primo centro di torture dell’esercito cileno. Si stima che i torturati in questa struttura furono 4.500, tra cui la futura Presidenta del Cile, Michelle Bachelet, torturata accanto a sua madre. Gli scomparsi accertati sono 266[1].
Insieme ad altri sopravvissuti passati da Villa Grimaldi, Patricio trasformò anni dopo questi ruderi in un “Parco del ricordo”. Oltre vent’anni dopo l’inaugurazione, è ancora lì, a testimoniare quel che è stato[2].
Villa Grimaldi nel 1973, foto di Julio Oliva
La lotta contro le tossicodipendenze e l’AIDS. Quando lo ritrovai a Santiago, Patricio occupava una stanzetta nel Ministero della sanità a Santiago.
Si occupava allora degli ultimi tra gli ultimi.
Nel Cile, l’AIDS era ancora percepito come una punizione, per alcuni addirittura divina, per gli eccessi commessi.
Per di più, per molti era una roba da untori: potevi restare contagiato se ti avvicinavi troppo.
Accanto a pochi altri, Patricio tolse alla malattia i bendaggi della ignoranza. La trasformò in quel che era, una malattia. E ne diffuse i pochi strumenti di prevenzione allora noti.
La pubblicità del preservativo da parte di una istituzione pubblica venne allora denunciata da alcuni politicanti come un evidente segno della depravazione imperante.
Perseverò.
Il Servizio Medico Legale è un ente pubblico dipendente dal Ministero di Giustizia, nato nel 1915 per dare assistenza tecnica ai Tribunali.
Patricio, che l’ha diretto per 7 anni, grazie al lavoro forense sviluppato da centinaia di specialisti lo trasformò nel centro di identificazione degli scomparsi, riuscendo a dare un nome (e conforto ai suoi cari) a molti desaparecidos.
L’11 settembre 2003, a 30 anni del golpe, la televisione nazionale cilena lo presentò come “Patricio Bustos, el ex mirista que identifica desaparecidos” (l’ex militante del MIR che identifica scomparsi).
Non si è limitato a questo. Memore della lezione di Rosa Luxemburg, “la verità è sempre rivoluzionaria”, scagionò i medici di una clinica privata (molto probabilmente di destra), dal sospetto di avere avvelenato Pablo Neruda.
Dovette accorgersene persino la RAI, che l’8 novembre 2013, col titolo “La scienza non ha dubbi: Neruda non fu avvelenato”, rese noto ai non molti italiani interessati:
“Le analisi su campioni dei resti di Pablo Neruda, il poeta cileno premio Nobel per la letteratura morto nel 1973, non hanno rivelato tracce di avvelenamento: lo ha annunciato Patricio Bustos, responsabile del servizio medico legale cileno.
“Non sono stati trovati agenti chimici rilevanti che possano avere un legame con la morte del signor Pablo Neruda”, si legge nel rapporto preparato dagli specialisti che hanno analizzato i resti dello scrittore. I risultati degli esami hanno rilevato solo la presenza di un cancro alla prostata, che era stato dichiarato ufficialmente come causa della morte di Neruda, e dei medicinali usati dai suoi dottori per combatterlo.
“Attraverso diverse tecniche complementari è stata confermata l’esistenza di lesioni metastatiche in vari segmenti dello scheletro, che corrispondono alla malattia per la quale era stato trattato Neruda prima di morire, il 23 settembre del 1973 nella clinica Santa Maria di Santiago”[3]
Patricio se ne andò dal SML nel 2016. Nel 2017 è diventato direttore del Servizio Nazionale per la Prevenzione e Riabilitazione del Consumo di Droghe (SENDA), una sorta di SERT cileno. Mi consola sapere che è stato sempre dalla parte degli ultimi, genio e figura, fino alla tomba.
In occasione della sua morte, ha scritto, il 4 giugno 2018, il giornale cileno “El economista”:
“Il medico Patricio Bustos, che ha avuto un ruolo chiave nell’identificazione delle vittime della dittatura di Augusto Pinochet e lui stesso sopravvissuto alla tortura, è morto oggi […] L’ex Presidenta, Michelle Bachelet ha scritto su Twitter: «La scomparsa del caro Patricio Bustos lascia un profondo dolore, È stato un esempio di vocazione pubblica e di impegno per i diritti umani» […] La senatrice socialista Isabel Allende: «Bustos e stato un professionista impegnato nel far rispettare i diritti umani. Ringrazio la sua umanità e sostegno nell’esumazione della salma di mio padre, il presidente Salvador Allende»”[4].
Avrei molto altro da aggiungere, ma è meglio far parlare direttamente Patricio.
Traduco, quindi, un suo testo letto durante l’inaugurazione del “Parco del ricordo Villa Grimaldi”, il 23 marzo 1996:
“L’OBLIO È PIENO DI MEMORIA”
Queste parole rappresentano le opinioni di Roberto, Pedro, Isabel, Gabriel e di tanti altri ex-prigionieri dei centri di tortura e dei campi di concentramento.
Siamo ex-detenuti desaparecidos sopravvissuti. Siamo anche testimoni e, soprattutto, siamo protagonisti delle lotte popolari, impegnati con gli emarginati e gli sfruttati.
Chi è sottoposto alla tortura sarà sempre un torturato. Chi applica torture sarà sempre un torturatore.
L’esperienza dell’essere appeso nudo, bruciacchiato, sottoposto a elettroschok e picchiato, solo o in compagnia di persone amate, per essere annullati come persone in base a supposti “alti interessi della patria”, non si dimentica, non si giustifica, non si supera.
I torturatori, anche quando sono ascesi ai più alti gradi delle istituzioni armate, continueranno ad essere sempre prodotti sporchi ma, allo stesso tempo, funzionali agli equilibri – discutibili e instabili – che viviamo in questa difficile transizione concordata.
I dolori che ci rimangono sono i compagni che ci mancano.
La nostra parola di permanente denuncia sarà fatta a nome di coloro che sono stati arrestati con noi e poi fatti scomparire o assassinati […] Con loro sono stato, la loro presenza mi accompagna, giorno dopo giorno, con il loro esempio.
In nome loro ribadiamo il nostro impegno riguardo quell’obiettivo che in quel momento storico, di repressione istituzionalizzata e di terrorismo di Stato, abbiamo avuto il coraggio di rivendicare: il nostro diritto alla ribellione.
Come tutti quelli che sono protagonisti delle lotte sociali, abbiamo commesso errori. Ma, con la stessa chiarezza, ribadiamo che non siamo pentiti di avere lottato contro la dittatura, né di continuare a lottare oggi per una democrazia piena, reale, costruita sulla verità e la giustizia.
Durante il periodo di transizione democratica, la società e le istituzioni cilene sono state sbeffeggiate con esercitazioni di collegamento, finti tintinnii di cappelli militari, furto di criminali condannati. È successo ogniqualvolta si è cercato di raggiungere parte della verità e della giustizia “nella misura possibile”[5]. Alla violenta reazione delle istituzioni armate si è aggiunta, costantemente e permanentemente, l’appoggio politico di coloro che sono stati complici civili della repressione e di ogni tipo di abusi subiti dal popolo cileno durante la dittatura.
La verità e la giustizia a metà sono bugie e ingiustizie a metà. Non permetteremo l’uso dell’oblio a coloro che promuovono l’amnistia e l’impunità.
L’oblio accompagna la bugia, la verità cammina accanto alla giustizia. Sostenere, come fanno la destra ed i militari, che “tutti siamo stati responsabili” del processo che portò al colpo di Stato e alla repressione, è utile quanto lo è avere un’ernia per capire e giustificare i cosiddetti “eccessi”, non a caso attribuiti ad azioni “personali”.
La verità è che nel nostro Paese, in seguito all’occupazione, a sangue e fuoco, del nostro territorio nazionale per combattere una “guerra interna” inventata da decreti e bandi militari, è esistita una politica pianificata e sistematica di terrorismo di Stato, implementata a livello istituzionale, basata nella dottrina di sicurezza nazionale, applicata contro coloro definiti “nemici”.
Alcuni accettano parzialmente che di bugie si è trattato. Siamo disponibili, in qualche caso, a credere nelle loro buone intenzioni.
Le diverse concezioni sulla riconciliazione lo permettono. Forse, permettono anche di più.
Rispondiamo che in quel contesto di relativizzazione etica è possibile una riconciliazione “nella misura possibile”, ma a condizione di un minimo di onestà ed etica le cui caratteristiche vogliamo rendere esplicita:
Vogliamo che si renda pubblico, com’è stato per i detenuti desaparecidos e assassinati, un elenco dei repressori.
Vogliamo che esista un impegno istituzionale conseguente che eviti, è il meno che si possa esigere, i progressi di carriera militare di torturatori e criminali.
Vogliamo che si pubblichino un’altra volta le bugiarde dichiarazioni sui desaparecidos e sulla repressione fatte da importanti parlamentari della destra, persino alle Nazioni Unite dal Presidente del Senato recentemente nominato.
Vogliamo sia dichiarata nulla la Legge di Amnistia e sia ritirata qualsiasi iniziativa di “Punto finale”, accogliendo pienamente gli impegni internazionali sui Diritti Umani.
Vogliamo un impegno a non dimenticare e a non permettere che continuino a ripetersi situazioni di tortura, di carceri inumane, di discriminazione.
A nessuno dovrà essere posta l’esigenza di allenarsi all’uso delle armi con professori esperti soltanto nella guerra sporca, che hanno torturato e ucciso prigionieri bendati e legati.
Da parte nostra, con chiarezza e dignità, indichiamo ancora una volta cosa pensiamo ricorrendo alle parole dell’uruguaiano Mario Benedetti.
Diciamo, “a coloro che non hanno dimenticato ma vogliono che gli altri dimentichino, che l’oblio è un gran simulacro. Nessuno sa, nessuno può, nemmeno se vuole, dimenticare. L’oblio è così pieno di memoria”.
Da parte nostra, non dimentichiamo né perdoniamo”[6].
Poiché penso che a Patricio sarebbe piaciuto che includessi tutta la poesia di Mario Benedetti (1995), eccola, prima in spagnolo, poi in italiano.
——–
El olvido està lleno de memoria
Ese gran simulacro
Cada vez que nos dan clases de amnesia
como si nunca hubieran existido
los combustibles ojos del alma
o los labios de la pena huérfana
cada vez que nos dan clases de amnesia
y nos conminan a borrar
la ebriedad del sufrimiento
me convenzo de que mi región
no es la farándula de otros
en mi región hay calvarios de ausencia
muñones de porvenir / arrabales de duelo
pero también candores de mosqueta
pianos que arrancan lágrimas
cadáveres que miran aún desde sus huertos
nostalgias inmóviles en un pozo de otoño
sentimientos insoportablemente actuales
que se niegan a morir allá en lo oscuro
el olvido está tan lleno de memoria
que a veces no caben las remembranzas
y hay que tirar rencores por la borda
en el fondo el olvido es un gran simulacro
nadie sabe ni puede / aunque quiera / olvidar
un gran simulacro repleto de fantasmas
esos romeros que peregrinan por el olvido
como si fuese el camino de santiago
el día o la noche en que el olvido estalle
salte en pedazos o crepite /
los recuerdos atroces y los de maravilla
quebrarán los barrotes de fuego
arrastrarán por fin la verdad por el mundo
y esa verdad será que no hay olvido.
——-
L’oblio è pieno di memoria
Questo gran simulacro
Ogni volta che ci danno lezioni di amnesia
come se mai fossero esistiti
i combustibili occhi dell’anima
o le labbra della pena orfana
ogni volta che ci danno lezioni di amnesia
e ci obbligano a cancellare
l’ebbrezza della sofferenza
mi convinco che la mia regione
non è la commedia di altri
nella mia regione ci sono calvari di assenza
moncherini di avvenire/ sobborghi di lutto
ma anche candori di rosa canina
pianoforti strappalacrime
cadaveri che guardano ancora dai loro orti
nostalgie immobili in un pozzo d’autunno
sentimenti insopportabilmente attuali
che si rifiutano di morire laggiù nel buio
l’oblio è così pieno di memoria
che a volte non entrano le rimembranze
e c’è da buttar rancori dalla borda
in fondo l’oblio è un gran simulacro
nessuno sa ne può / malgrado voglia/ dimenticare
un gran simulacro pieno di fantasmi
questi pellegrini che viaggiano nell’oblio
come se fosse il cammino di Santiago
il giorno o la notte che scoppi l’oblio
che salti a pezzi o crepiti/
i ricordi atroci e di meraviglia
spezzeranno le sbarre di fuoco
trascineranno finalmente la verità per il mondo
e questa verità sarà che non c’è oblio.
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Scarica la versione pdf: In Memoria di Patricio Bustos Streeter_
[1] Macarena Gómez Barris ”Where Memory Dwells”. University of California Press, Berkeley e Los Angeles 2009.
[2] http://www.villagrimaldi.cl
[3] Consultabile in http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/ContentItem-2bd42134-5052-415a-a9fc-a37d892624c5.html
[4] Consultabile in http://www.eleconomistaamerica.cl/actualidad-eAm-chile/noticias/9183938/06/18/Muere-Patricio-Bustos-medico-que-fue-clave-en-la-identificacion-de-victimas-de-Pinochet.html
[5] Il riferimento è ad una frase del primo presidente cileno del dopo Pinochet, Patricio Alwyn, secondo il quale bisognava ristabilire la giustizia e la democrazia “nella misura possibile”.
[6] In lingua spagnola, questo testo è consultabile in http://www.museovillagrimaldi.info/doc/1_5_1_13.pdf