La guerra dei mondi II

La guerra dei mondi II

Seconda corrispondenza dal nostro inviato sul fronte occidentale

Siamo al secondo o terzo ammonimento?

“Con le buone o con le cattive i clandestini vanno cacciati … al secondo o al terzo ammonimento pum … parte il cannone … Il cannone che abbatte chiunque”, titolava il “Corriere della Sera” il 16 giugno 2003.

Non ho mai potuto chiedere al giornalista Fabio Cavalera se fosse stato il timore reverenziale ad avergli impedito di chiedere a Umberto Bossi, capo leghista e ministro della Repubblica, se il primo ammonimento fosse stato “cin-cin”.

Per Massimo D’Alema era tutto chiaro: “La Lega c’entra moltissimo con la sinistra, non è una bestemmia. Tra la Lega e la sinistra c’è forte contiguità sociale. Il maggior partito operaio del Nord è la Lega, piaccia o non piaccia. È una nostra costola, è stato il sintomo più evidente e robusto della crisi del nostro sistema politico e si esprime attraverso un anti-statalismo democratico e anche antifascista che non ha nulla a vedere con un blocco organico di destra” (“Il Manifesto”, 30 novembre 1995).

Il 24 marzo 1999 autorizzava il bombardamento di Belgrado.

Raccontava Francesco Cossiga:

“Ho dato vita all’operazione più ardita contribuendo a portare a Palazzo Chigi il primo postcomunista.

Si è pentito?

Assolutamente no. Indegnamente ho fatto quello che aveva in mente Aldo Moro. E poi c’erano esigenze pratiche. Non saremmo stati in grado di affrontare la crisi del Kosovo, se avessimo avuto un governo Prodi. D’Alema, come tutti quelli educati alla scuola comunista, non è un pacifista.

D’Alema guerrafondaio?

Il pacifismo comunista non esiste. Mentre esiste il pacifismo cattolico e certamente ne era parzialmente intriso Prodi.” (“Confidenze di Francesco Cossiga”, “Sette”, 25 Gennaio 2001).

Non so se Cossiga avesse ragione sull’inesistenza del pacifismo comunista.

Perso in questi trascendentali ricordi, osservavo l’amichevole punizione di due alieni alti con la barba, picchiati dai nostri con cacciaviti e fondi di bottiglia.

Ci sarà bisogno di tanti cacciaviti e fondi di bottiglia.

Secondo l’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati (ACNUR), nel primo semestre del 2021 il numero di persone in fuga da guerre, conflitti e persecuzioni è aumentato di 2 milioni.

Ufficialmente ci sono 84 milioni tra rifugiati, richiedenti asilo, sfollati dentro i loro Paesi.

Dei 26,5 milioni di rifugiati, 6,6 milioni sono siriani, 5,7 milioni palestinesi e 2,7 milioni afghani.

Tra gennaio e giugno 2021, 4,3 milioni di persone si sono dovute spostare dentro i loro Paesi, 50% in più di quelli costretti a farlo nello stesso periodo nel 2020. Tra di loro, oltre un milione sono congolesi e un altro milione sono etiopi, decine di migliaia sono birmani, afghani, mozambicani e sudanesi.

Qualche lavativo suggerisce di andare a vedere chi e cosa c’è dietro questi disastri. Ma, come ha detto l’ex comunista padano successore del senatur, tutto è così semplicemente chiaro: “Vogliono i telefonini”. Il califa aggiungerebbe “tutto il resto è noia”.

Note di cronaca: pare che  stamani sia morto un quattordicenne alieno. Si conosce l’età perché, come Gimbo Tamberi, aveva barba ad un solo lato della faccia.

Un gruppo di alieni piccoli ha premuto per ore contro le nostre prime difese. Per fortuna, malgrado fossero in tanti, non sono riusciti ad abbatterle. Facevano sempre finta di giocare ma secondo i nostri scienziati hanno la tipica espressione dei cannibali.

La nostra paura è aumentata ulteriormente quando abbiamo visto un gruppo di alieni di taglia media, quelle con le protuberanze tipo seni per capirci, indaffarate ad accendere un fuoco. E cosa dovrebbero prepararsi a cucinare in queste lande desolate se non noi?

Intanto, gli alieni grandi con la barba tagliavano alberi per contribuire a incendiare la neve e, anche, per costruire arieti aguzzi per provare ad infilzarci.

Sono dei veri estremisti ma non ci fanno paura, come i nazisti.

Quando si evoca il nazismo sappiamo bene di cosa si parla: è come il bianco della neve di queste colline. Bello, bellissimo, ma annerito dai fuochi alieni.

Ripensandoci, direi che il nazismo non è un fenomeno storico ma un sole alla rovescia, un sole nero, l’antineve alla quale possono avvicinarsi tutti gli altri fenomeni solo metaforicamente.

La naturalizzazione metaforica del nazismo ha due effetti associati e per alcuni paradossali.
Il primo è che impedisce di vedere le somiglianze con ciò che abbiamo davanti: la nostra anima mai sarà bianca quanto la neve. La crudeltà, la malvagità o la tirannia realmente esistenti mai potranno essere nere quanto il nazismo.

Ci fu un tempo in cui nessuno poteva comparare il nazismo con il “nazismo” perché il nazismo si stava costruendo in Europa lentamente e alla luce del sole, appoggiato da un settore forte della popolazione e con la complicità, o quantomeno l’accettazione, di tutte le istituzioni economiche e politiche del capitalismo mondiale.

Trattandolo come se fosse stato sempre “il nazismo”, non si rapporta a nulla di ciò che viviamo e, certamente, a nulla di ciò che appoggiamo.

Nemmeno i tedeschi appoggiarono “Hitler” – la Mostruosità Obbiettiva – ma solo un signore piuttosto banale che esprimeva “alla Papeete” (senza complessi), le ulcere storiche del popolo tedesco.

Il secondo effetto è che la naturalizzazione del nazismo in “nazismo”, radice dura di tutte le negritudini dell’anima, lo rende “incredibile”, “impossibile”. Quindi insignificante, perché nulla significa e perché non ha importanza.

 
Travestito da anti-neve, messo al vertice di ogni Male, è stato separato dalla storia e messo al riparo di ogni conoscenza. I nazisti sono diventati “inquestionabili” e “indecifrabili”, come gli etruschi ed i maya, come gli alieni che ci troviamo davanti, come lo stesso Dio. Servono per esagerare, per enfatizzare, per insultare, ma non fanno paura …

Ma, sfidiamo il freddo tornando alle nostre più banali incombenze.

La grande invasione all’Occidente prosegue e s’infittisce.

Lucashenko, accusandovi impropriamente di crudele viltà, vuole tagliarvi il gas. Non passerà.

Io, attendo disciplinatamente l’arrivo dei Panzer mentre perfeziono l’inglese per parlare con i carristi statunitensi che, parola di Benigni, salvarono gli internati ad Auchwitz nel ‘45.

Rodrigo Andrea Rivas

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