Viva Mimmo Lucano

Viva Mimmo Lucano

Quel bel film finiva con una collettiva dichiarazione urlata:
“IO SONO SPARTACUS”
Gli schiavi che si erano autoliberati e messo in crisi l’impero, finirono crocefissi.
Erano tanti.
I loro crocefissi riempirono la Via Appia.

Oggi la crocefissione fisica non va più di moda.
Ma lo sono la gogna giudiziaria e quella mediatica.
Tuttavia, se i crocefissi non si possono alzare, i “gognati” possono alzarsi e persino camminare.

“Viandante, non c’è strada, solo scie nel mare.
Camminando si fa strada e,
quando ci si volta indietro,
si vede il sentiero che mai più si tornerà a calpestare.
Viandante non c’è strada.
La strada si fa andando avanti” (Antonio Machado)

“I tartufi”, come li avrebbe definito Molière, si rifugiano in frasi fatte, “le sentenze vanno rispettate”, “bisogna aspettare le motivazioni della sentenza” e simili.
Attendono, sempre attendono.
È il loro modo di vivere.
“O cauteloso”, chiamava Ayrton Senna, un pilota che, secondo lui, non rischiava mai per non correre il rischio di finire fuoristrada.

Resta che un uomo giusto, e non abbondano, è stato condannato a 13 anni e frazione, per il reato di solidarietà verso gli ultimi.

Non siamo tutti Mimo Lucano.
Se lo fossimo, molte cose andrebbero meglio.
Ma tutti possiamo urlare insieme:
“Viva Mimo Lucano”.

Scrisse Pablo Neruda:
“Vinceremo.
Noi, gli ultimi ed i penultimi.
Anche se tu non ci credi più
VINCEREMO”

Rodrigo Andrea Rivas

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