Il cerino in mano agli europei
Forse vi ricorderete che fino a poche settimane fa, in ogni salotto televisivo che si rispetti si affermava – in genere senza contraddittorio – che solo la gente invidiosa della solidità indiscutibile della “scienza economica” e nostalgica di vecchi e superati stereotipi dell’Ottocento, continuava a parlare di aumento delle tasse per i ricchi, di aumento della spesa pubblica e/o di intervento pubblico come se fossimo ancora ai tempi del charleston.
Nelle ultime settimane, il presidente statunitense Joe Biden ha approvato programmi e anticipato nel suo “Discorso sullo stato della nazione” del 29 aprile, una serie di proposte o leggi:
- Aumento di 2.300 miliardi di dollari delle spese pubbliche per le infrastrutture
- Aumento di 1.800 miliardi di dollari delle spese pubbliche per i programmi sociali
- Aumento delle tasse per le grandi imprese
- Aumento delle tasse per l’1% più ricco degli Stati Uniti
- Tassa internazionale sui profitti delle multinazionali
- Legge per proteggere il diritto alla sindacalizzazione
- Aumento del salario minimo a 15 euro l’ora
- Legge sulla parità salariale per uomini e donne
- Regolamentazione tesa ad evitare che succeda ancora quanto è avvenuto durante la pandemia: circa 600 multimiliardari hanno aumentato la loro ricchezza di 1.000 miliardi di dollari mentre 20 milioni di lavoratori perdevano il lavoro
- Determinazione di prezzi più bassi per le medicine
- Legge su cure sanitarie a basso costo destinate ad ampliare la copertura di Medicare (programma di Sicurezza Sociale per gli ultrasessantacinquenni (65), per i giovani e per altre persone con problemi di disabilità)
- Aiuti per cercare di evitare che gli immigranti siano costretti a lasciare i loro paesi per sopravvivere e riconoscimento della cittadinanza ai nati negli USA come immigranti senza documenti
- Infine, sospensione temporale dei brevetti per i vaccini contro il Covid-19.
Aggiungo che queste proposte e leggi del presidente degli USA sono riprese da note organizzazioni progressiste come il FMI o la OCSE.
Non penso che Biden sia diventato un uomo di sinistra.
Penso che cerchi di preparare il suo paese per la gara contro la Cina (che per il momento li vede perdenti), seppellendo di fatto il neoliberismo economico semplicemente poiché le privatizzazioni del capitale e delle imprese pubbliche, i tagli alla spesa pubblica durante le fasi recessive, il taglio delle tasse ai ricchi e il contemporaneo aumento delle tasse applicate ai ceti medi e bassi, la moderazione salariale, la diminuzione dell’investimento pubblico, lo smantellamento dei servizi pubblici … servono solo per arricchire ulteriormente i più ricchi e per distruggere imprese produttive che creano occupazione e perché tutto ciò mina alla base la competitività degli USA.
Non penso che la ricetta di Biden inauguri necessariamente un periodo di pace e prosperità.
Non lo credo perché la politica estera trumpiana, caratterizzata dallo scontro con la Cina e la Russia, sembra modificarsi in peggio. E ciò rimette in piedi fantasmi di guerra che ci illudevamo di avere superato.
Non ci credo soprattutto perché questa levata di scudi degli USA prevede la esasperazione dello esproprio compulsivo praticato, dagli USA e dai suoi alleati, contro i paesi impoveriti.
E penso che ciò funzioni come i vaccini: per superare l’ingiustizia e la tristezza, tutti devono poter vaccinarsi.
Prevedo, inoltre, che gli europei dovranno affrettarsi per non restare col cerino in mano.
Sentendo la RAI, ho la netta sensazione che da quelle parti non se ne siano accorti che il vento è cambiato.
“Beati i poveri di spirito (o di comprendonio)”.