Giravolte e ragazzi di vita: Io peccatore mi confesso, e mi autoassolvo

Giravolte e ragazzi di vita: Io peccatore mi confesso, e mi autoassolvo

“La mia colpa è lontana … Ah, ma quale preghiera formulerò?
“Perdona il mio turpe assassinio”?
No certo, perché ancora posseggo i frutti dell’assassinio:
la mia corona, la mia ambizione, la mia regina.
Si può essere perdonati e tenersi il delitto?”
William Shakespeare, “Amleto”, Atto Terzo, Scena Terza, monologo del Re Claudio.

Nel primo pomeriggio del 16 marzo 2020, Kristalina Georgieva, direttrice del FMI, ha buttato via 50 anni di austere ricette economiche imposte – spesso letteralmente – a sangue e fuoco.

Temendo una recessione generalizzata, la numero uno del FMI ha scritto in una nota comparsa sul blog del Fondo. Dieci giorni dopo, i TG italiani non ne hanno sentito parlare o, più probabilmente, non ci hanno detto nulla poiché la velina con l’interpretazione corretta non arriva ancora sulle loro scrivanie.

La neogovernatrice leghista dell’Umbria ha involontariamente proposto un’altra ipotesi, scrivendo al governo che i ventilatori ricevuti per le cure intensive dei malati di corona virus erano inutilizzabili.

I ventilatori che fanno parte di una partita donata dai cinesi all’Italia e, com’è stato chiarito successivamente, erano e sono perfettamente funzionanti

Il problema è che le loro indicazioni erano scritte in cinese ne ho dedotto, per proprietà transitiva che, forse, nella TV italiana nessuno è in grado di capire un comunicato in lingua inglese.

Ha scritto la Kristalina:

“Sebbene la quarantena e la distanza sociale siano la ricetta corretta per combattere l’impatto del COVID-19 sulla salute pubblica, ci vuole esattamente il contrario per garantire l’economia globale […]

Il 23 marzo, con quasi una settimana di ritardo, anche la presidentessa della Commissione europea arrivava a conclusioni simili.

Ci sono tre aree di azione su cui operare.

La prima è quella fiscale. Sarà necessario uno stimolo fiscale addizionale […] globale, coordinato e sincronizzato.

Durante la crisi finanziaria mondiale [del 2008], lo stimolo fiscale del G20 è arrivato a circa il 2% del PIL, oltre 900 miliardi di dollari solo nel 2009 [finiti tutti nelle fauci dei banchieri e dei loro complici, aggiungo io].

Secondo, la politica monetaria. Nelle economie avanzate, le banche centrali devono continuare ad appoggiare la domanda […] alleggerendo le condizioni finanziarie e garantendo il flusso di credito all’economia reale […]

Come ha ricordato la settimana scorsa l’Istituto di Finanze Internazionali, gli investitori hanno ritirato quasi 42 miliardi di dollari dai mercati emergenti dall’inizio della crisi. È il maggiore flusso in uscita mai registrato [hanno ritirato o rubato? aggiungo io].

Terzo, la risposta regolatrice. I supervisori del sistema finanziario dovranno cercare di mantenere l’equilibrio tra la preservazione della stabilità finanziaria, ed il mantenimento sia della solidità del sistema bancario, sia dell’attività economica […]

Si deve spingere le banche ad utilizzare flessibilmente le regolamentazioni esistenti, ad esempio utilizzando i loro ammortizzatori di capitale e liquidità ed iniziando la rinegoziazione dei termini del prestito con i debitori stressati [proprio quanto negarono alla Grecia].

Tutto questo lavoro, da quello monetario fino a quello fiscale e regolatore, è più effettivo realizzandolo in modo cooperativo [eppure, sarà stato un mio incubo, credevo che il FMI ed i suoi compari ci dicessero da 50 anni che le società non esistono ma esistono solo gli individui].

Il FMI è pronto a mobilitare prestiti per un bilione di dollari [un milione di milioni, in inglese un trilione] per aiutare i nostri membri.

Come prima linea difensiva, può mettere in atto il suo kit di strumenti di risposte flessibili e di rapida erogazione per affrontare situazioni d’emergenze ed aiutare i paesi con urgenti bisogni nella loro bilancia dei pagamenti […]

Questi strumenti possono apportare 50 miliardi di dollari all’economie emergenti e in via di sviluppo. Per i nostri membri a basso reddito fino a 10 miliardi di dollari ad interesse zero”.

Poiché nella fattoria alcuni animali sono sempre più uguali degli altri, nel momento di maggiore generosità, del bilione di dollari il FMI destina ai Paesi ricchi il 94%, a quelli emergenti il 5%, a quelli poveri l’1%.

Come raccontano i poeti, siamo tutti sulla stessa barca, ma poiché i poeti non vivono sulla terra conviene precisare: 

Probabilmente a causa del destino cinico e baro, alcuni dovranno continuare a remare per secula seculorum. Per fortuna, sono abituati da sempre.

Sempre a causa del destino (fortunatamente cinico e baro), gli altri, per dirla con Shakespeare, sono condannati a tenersi i frutti dell’assassinio. Avviene da secoli.

Gli aderenti alla dottrina del Ingsoc, scrive Orwell in “1984”, devono credere senza riserve a tre slogan: “La guerra è pace” (“War is Peace”), “La libertà è schiavitù” (“Freedom is Slavery”), “L’ignoranza è forza” (Ignorance is Strength”).

Inoltre, bisogna sapere che il grande fratello non s’accontenta delle adesioni. Intende, vuole fermamente, esige, di essere amato.

Nel luglio 2020 le istituzioni di Bretton Woods compiranno 76 anni, uno spazio di tempo sufficiente perché persino i giornalisti arrivassero a conoscere la loro storia di rapinatori seriali.

Ma ognuno ha i giornalisti che si merita.

Tra i maggiori interventi del FMI ricordo:

Messico 1994, 18 miliardi di dollari (mmd);

Asia 1997, 36 mmd;

Russia 1998, 22,6 mmd.

Brasile 1998, 41,5 mmd;

Turchia 2000, 11 mmd;

Argentina 2001, 21,6 mmd;

Grecia 2010, 139,7 mmd;

Portogallo 2011, 99 mmd;

Argentina 2018, 57,1 Md.

Grazie agli interventi del FMI e della Banca Mondiale (BM), le economie di questi Paesi hanno trovato efficaci ricette per il disastro, nazionale e sociale.

Limitiamoci all’esempio più attuale, l’Argentina dove, dopo l’amministrazione kirchnerista, Mauricio Macri e il FMI hanno composto insieme un team di banchieri e uomini delle finanze “di indubbi meriti”. Dotti e sapienti neoliberisti dovevano mettere ordine nei conti argentini.

Infatti:

Il debito estero argentino ha superato i 324 miliardi di dollari.

Il PIL si è ridotto del 4%, il PIL pro capite del 8%.

Il crollo dei redditi degli argentini misurati in dollari è stato atroce. Come i redditi, i salari medi ed i salari minimi confrontati con i Paesi della regione.

Non è stato costruito nemmeno uno nuovo ospedale ma in compenso sono state eliminate alcune vaccinazioni ma, pur se i non vaccinati erano numerosi, si si sono fatti scadere grandi lotti di vaccini. Il risultato è stato il ritorno di alcune malattie ottocentesche: sifilide, morbillo, tubercolosi.

Non è stata costruita nemmeno una scuola ma si è ridotta la spesa per l’educazione …

Il 10 dicembre 2015, quando il governo di Mauricio Macri ha assunto il suo incarico, la Banca Centrale (BCRA) aveva 25,092 miliardi di dollari in riserve internazionali.

Durante i quattro anni di gestione del governo di Mauricio Macri, l’Argentina si è indebitata per 129 miliardi di dollari: 85 miliardi in buoni, 44 miliardi con il FMI.

Quando il governo Macri se n’è andato, le riserve internazionali della BCRA erano di 45,190 miliardi di dollari.

Quindi, all’appello mancano 108,902 miliardi di dollari.

La domanda è ovvia: dove sono finiti? Come sono stati spesi, chi li ha arraffati?

Di certo, qualcosa è stata spesa in opere minori e un’altra piccola parte nella copertura del disavanzo fiscale.

Tuttavia, mancano all’appello quantomeno gli 88,371 miliardi di dollari che la BCRA contabilizza come “Formazione di Attivi all’Estero da parte di persone residenti in Argentina (FAE).

Fuori dai denti, ciò significa che almeno 88,371 miliardi di dollari sono stati sottratti al circuito legale del paese. Chi li ha rubati?

Anzitutto, i ladri devono essere ovviamente cercati tra coloro che possono acquistare queste valute, ovvero i più ricchi tra gli argentini tra cui le 50 famiglie residenti in Argentina compaiono nel ranking dei miliardari pubblicato annualmente dalla statunitense “Forbes” tra le 2.000 persone più ricche del mondo.

Tra queste ci sono 211 famiglie e società proprietarie di 2.516 stabilimenti agricoli che possiedono 11.158.368,9 ettari sui 25.788.669 ettari coltivabili del paese.

Molti tra questi latifondisti sono residenti stranieri, come i Benetton ed i Soros. E poi ci sono i banchieri ed i proprietari delle miniere, pozzi petroliferi e grandi commercianti. Non è un elenco lunghissimo e per compilarlo non si richiede una grande inchiesta.

Pagheranno loro questa rapina?

E senza dimenticare i politici e imprenditori locali, avrà una qualche importanza il fatto che questo latrocinio è stato coordinato e foraggiato da Christine Lagarde, allora proconsole di Trumpo nel FMI e per indubbi meriti e fiammeggiante presidentessa della Banca Centrale Europea (BCE)?

La “minima inmoralia” è che al peggio non c’è fine.

In questi quasi 76 anni il mondo è transitato dal “Consenso di Bretton Woods” al “Consenso di Washington” e al “Consenso di Bruxelles”, lungo un percorso non particolarmente virtuoso che può riassumersi come il “Consenso di Wall Street” ma, va da sé, lungo tutto questo percorso non è stata nemmeno sfiorata col solito petalo di rosa la caratteristica centrale della distopica costruzione: la convivenza tra un centro che rapina ed una periferia ogni giorno più rapinata.

Un vecchio aforisma si Lev Tolstoj recita:

“Siedo sulla schiena di un uomo, soffocandolo, costringendolo a portarmi. E intanto cerco di convincere me e gli altri che sono pieno di compassione per lui e manifesto il desidero di migliorare la sua sorte con ogni mezzo possibile. Tranne che scendere dalla sua schiena”.

Rodrigo Andrea Rivas

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