Cronaca non troppo seria su crisi, moltiplicazioni, differenziali e olocausti, nel giorno formalmente dedicato alla infanzia
Il mondo è un luogo pericoloso.
Non a cause delle persone che compiono azioni malvagie,
ma a causa di quelle che osservano senza far nulla.
Albert Einstein, “Why Socialism”, “Monthly Review”, New York maggio 1949.
Dopo le gravi e non troppo serie giornate dedicate a Mattarella, Di Maio, Salvini, Cottarelli e un tal Martina, “a me – avrebbe cantato Gaber – mi è venuta la colite, c’ho lo spasmo intestinale”. Purtroppo, nessuno di questi canta. Essendo meno poetico, pur conoscendo i rischi di trangugiare informazioni, illustrati da Miguel de Cervantes e don Chisciotte, mi sono venute delle strambe idee. Colpa dei primi caldi estivi o, più probabilmente, poiché essendo fatto male mi sento a disagio dal dover sorbirmi intere edizioni dei TG dedicate a un così lodevole problema e a così scottanti personaggi (certo, solo il mio masochismo mi costringe a seguirli).
Il mio disagio aumenta dopo avere letto che oggi, 1° giugno, Giornata internazionale dei bambini, secondo Save the Children 1,2 miliardi di bambini sotto i 5 anni “rischiano di soffrire le conseguenze della malnutrizione, di non andare a scuola e ricevere un’istruzione o di essere costretti a lavorare o a sposarsi troppo presto”. A me pare che le informazioni buttate giù così facciano parte di un compitino irrilevante, per chi parla e per chi ascolta. Come a dire (notizia data con dai telegiornali di ieri e oggi), un gelataio è stato multato perché non ha emesso lo scontrino per la panna regalata. Cosa volete che sia oltre un miliardo di bambini, dei quali non ne conosco nemmeno uno, spiaccicati al mattino presto senza nemmeno una spiegazione?
Il bon ton imporrebbe comunque la commozione, ma non ho tempo di pensarci perché, con accorata enfasi, Rai News mi racconta che stamane lo spread è sceso, e poco dopo, che Salvini è stato avvistato in prossimità di Roma. “Alleluia” (forse è più appropriato “Eureka”?).
Secondo Einstein “due cose sono infinite: la stupidità umana e l’universo; ma non sono sicuro della seconda”, “la parola progresso non ha nessun senso mentre ci saranno bambini infelici” e “siamo tutti molto ignoranti, ma non tutti ignoriamo le stesse cose”. Mi sembrano ottime ragioni per occuparsi dei bimbi di tutti almeno una volta all’anno, e per continuare a preferire il prof. che non sapeva con quali armi si sarebbe combattuta la Terza guerra mondiale, ma sapeva che la Quarta verrà combattuta con clave e pietre, da cavalieri in disarmo, senatori alla Razzi, governatori alla De Luca, o fascistoni diventati ministri.
“Anche se una scimmia si veste con abiti di seta, rimane una scimmia” direbbero gli spagnoli. E gli italiani replicherebbero: “Chi nasce tondo non può morire quadrato”, “La classe non è acqua”.
Prima della guerra, lo Yemen era già il Paese arabo più povero, e tre anni di conflitto l’hanno ulteriormente affondato in una situazione angosciosa. Una diffusione del colera senza precedenti – oltre 1 milione di casi – supera qualsiasi altra epidemia nota nella sua storia, e mette in evidenza il collasso del sistema sanitario yemenita. Circa la metà delle installazioni sanitarie ha smesso di funzionare o presenta gravi mancanze […].
Altre malattie, come la difterite, si espandono rapidamente. Da quando non si paga più il personale incaricato di raccogliere i rifiuti, la salute pubblica si è ulteriormente deteriorata.
Ci sono milioni di persone denutrite, inclusi 2 milioni di bambini sotto i 5 anni, con denutrizione acuta o grave che non recepiscono gli aiuti vitali. Il blocco imposto dall’Arabia Saudita impedisce che gli alimenti essenziali entrino nel Paese e l’ambiente bellico impedisce che i pochi aiuti che riescono ad entrare arrivino fino alle zone abitate dai civili[i].
Si stima che una ogni cinque persone abbia bisogno di aiuto umanitario nel Sahel.
Questa grande cintura arida di terra, che occupa il sud del Sahara dal Senegal fino Gibuti, è da sempre proclive alla siccità, ma quando questa si accentua, le conseguenze sono ancora più devastanti. È quanto accade ora, specie nella zona più occidentale, dove la mancanza di piogge non solo ha colpito i raccolti, ma ha decimato l’allevamento e inciso su tutti i mezzi di sussistenza.
A chi arriva dall’esterno, colpisce subito la mancanza di uomini nel villaggio. Ciò perché, stante la mancanza d’acqua, se ne sono dovuti andare con gli animali quattro mesi prima dell’epoca abituale per cercare erba. Le donne hanno dovuto farsi carico della casa, riducendo i pasti, vendendo i pochi animali rimasti per saldare i debiti.
Perché i pochi animali rimasti non hanno da mangiare, sorge un nuovo dilemma: per acquistare foraggio e dargli da mangiare, bisogna spostarsi a villaggi più grandi, ma il viaggio costa denaro e con questo potrebbero far mangiare le loro famiglie. Cosa fare?
Prima sopravvivevano con i prodotti degli orti familiari (lattughe, rape, carote, cipolle e menta), ma ora gli orti sono rinsecchiti, ormai dal 2016. Hanno quasi smesso di consumare latte, e non avendo animali né soldi per acquistarla, la carne è un lusso e la dieta abituale si riduce ormai a riso di cattiva qualità.
Malgrado gli sforzi dell’ONU, alla fine di questo mese i finanziamenti non raggiungono il 20% di quanto servirebbe per rispondere alle richieste di aiuto di Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania, Niger e Senegal. Assistiamo a una delle più gravi crisi umanitarie del mondo che la siccità ha solo peggiorato. I rapporti dell’ONU e delle ONG sono scoraggianti: migliaia di famiglie hanno esaurito le loro scorte di cibo – i cui prezzi sono molto aumentati – e sono state costretta a ridurre il numero di pasti quotidiani.
Stando così le cose, oltre 1 milione 600 mila bambini sono a rischio di una malnutrizione potenzialmente mortale, e circa 5 milioni di persone hanno bisogno di cibo e mezzi di sussistenza. Nel solo Ciad, il numero di bimbi che soffrono di denutrizione acuta severa si è più che duplicato negli ultimi 6 mesi.
Le prospettive future sono ancora peggiori. Tutti i pronostici coincidono: è in arrivo la peggiore stagione di scarsità degli ultimi anni. Tutto indica, semplicemente, che le riserve alimentari si esauriranno prima del prossimo raccolto. E l’insicurezza, i conflitti e l’estremismo che si estendono in tutta la regione non contribuiscono a migliorare questa crisi umanitaria, provocando lo spostamento di migliaia di persone alla ricerca della sopravvivenza[ii].
Soliti africani, soliti arabi. Bisognerà rinforzare Frontex per evitarne l’arrivo. E non possono nemmeno fingere di essere rifugiati politici!
Il mondo produce cibo sufficiente per dare da mangiare a 10 miliardi di persone. Siamo solo 7.
A lungo andare, non si tratta di condividere il cibo, ma di creare le condizioni perché ognuno possa vivere dignitosamente. Non sarà mai possibile finché non si smetterà si considerare la ricchezza personale come la prova provata del proprio e altrui successo.
La ricchezza è sempre stata associata al potere. I ricchi sono stati sempre potenti e viceversa. Il ricco tutto può perché tutto si compra.
Non ci vuole granché per una esistenza dignitosa. Per ogni persona basterebbero 50 litri di acqua potabile al giorno, 2.500 calorie di cibo, una casa di 35 m2, accesso alla salute di base. Oggi 2.700 milioni di persone non dispongono di un WC. Con 30 miliardi di dollari si possono installare bagni pubblici per tutto il mondo. Con 180 miliardi di dollari si può porre fine alla povertà e all’esclusione. E 180 miliardi sono sicuramente tanti, ma meno dell’8% del debito italiano, del 18% della spesa annua in armamenti (peraltro in aumento). Meno del 5% di quanto l’Europa ha regalato alle banche negli ultimi 10 anni. Insomma, se la povertà fosse una banca, sarebbe stata risolta da un bel po’.
Lo spazio Schengen fu creato nel 1985, è entrato in vigore nel 1995 ed è nei trattati dell’UE dal 2009. Teoricamente doveva creare “uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia” nella UE. Nei fatti, la circolazione interna all’UE è avanzata a due velocità e ha coinvolto soprattutto le merci. Man mano che è avanzato il progetto, l’UE si è coordinata per controllare i suoi confini esterni provando ad applicare una politica comune e a dare un “sostegno” ai Paesi più esposti all’arrivo di migranti.
Così è nata Frontex, l’agenzia con il migliore e più garantito finanziamento dell’UE. Possiede aerei, elicotteri, navi, unità radar, rilevatori mobili per la visione notturna, droni, rilevatori del ritmo cardiaco… Organizza voli di deportazione, operazioni congiunte nei confini terrestri, marittimi e aerei, forma le guardie di confine, scambia informazioni e sistemi d’informazione, specie tramite il suo sistema EUROSUR che mette in comune tutti i sistemi di controllo e rilevamento dei Paesi dell’UE, ecc.
Il suo budget non conosce la crisi: 19 milioni di euro nel 2006, 238,7 milioni nel 2016. Nemmeno la quantità e qualità dei mezzi militari che gli vengono assegnati. E la loro autonomia riguardo gli Stati è sempre maggiore.
Dalla fine del 2015 si è accentuata la tendenza ad una sempre maggiore ingerenza della Commissione Europea negli Stati membri. E la Commissione Europea ha ampliato il mandato di Frontex, trasformandola nel “corpo europeo di guardie di confine e guardacoste”. Quindi, l’agenzia può agire nel processo di acquisto di equipaggiamento degli Stati. Può intervenire direttamente in uno Stato membro senza il suo consenso per semplice decisione della Commissione Europea. Ad esempio, può realizzare “operazioni di ritorno” di propria iniziativa, subappaltando ad aziende private la deportazione di persone indesiderabili, al minor costo e senza vincoli da rispettare su temi di scarsa rilevanza come i diritti umani.
La diluizione di responsabilità tra l’agenzia e gli Stati permette di violare il diritto d’asilo e praticare trattamenti inumani e degradanti. Normalmente riconosce la priorità del riscatto dei naufraghi in mare, ma è una materia di secondo livello, sottostante il controllo militarizzato.
Nel novembre 2014, l’Italia ne diede un’illustrazione pratica mettendo fine a “Mare Nostrum”, l’operazione di riscatto della marina italiana che aveva salvato decine di migliaia di vite in mare. Al suo posto, i governi di centrosinistra hanno messo in piedi l’Operazione Tritone, gestita da Frontex, con un terzo del budget precedente, una portata geografica più limitata e un cambiamento totale della prospettiva, dalla ricerca e riscatto dei naufraghi al rinforzamento dei confini.
Più aumentano le sue sovvenzioni, più Frontex delega ad aziende private. Con il denaro pubblico, delega ai privati il controllo aereo e la tecnologia di punta (droni, apparecchi di rilevamento notturno…). Le multinazionali disponibili ad eseguire i servizi prima assunti dallo Stato sono numerose. Va da sé, per la necessaria redditività da garantire ai privati, i costi aumentano. Ergo: l’affare delle cooperative sociali sarà pure esistito in qualche caso, ma il vero affare è il controllo dei confini.
Dall’ottobre 2017, [negli USA] oltre 700 bambini sono stati tolti dalle braccia dei loro genitori da agenti dell’emigrazione. 100 tra questi avevano meno di 4 anni, ha rivelato il New York Times un mese fa. Sicuramente oggi ce ne sono di più. Alcuni non sanno dove sono i loro figli, e questi non sanno dove sono i loro genitori. A volte sono a migliaia di chilometri, all’altro estremo di questo Paese. Molti, forse la maggioranza, fuggono dai loro Paesi, arrivano per proteggere i loro figli viaggiando migliaia di chilometri, solo perché un ufficiale li separi per ordine di Washington.
Il procuratore generale, Jeff Sessions (prima era il senatore più anti-migranti del Paese) ha dettato l’ordine di tolleranza zero, in base al quale chiunque entra in forma illegale nel Paese, anche se lo fa per sollecitare asilo, sarà messo in galera, processato nei tribunali e separato dai figli fino alla conclusione del caso. Lo stesso ha spiegato al Senato, ai primi di maggio, la Segretaria per la sicurezza interna, Kirstjen Nielsen. «La nostra politica è: se violi la legge, sarai processato. Hai l’opzione di presentarti ad un ingresso legale e non superare illegalmente i nostri confini. Ma anche quelli che si presenteranno alla Polizia di frontiera direttamente sollecitando asilo, saranno divisi dai loro figli»
Secondo Trump, questa politica è orribile, ma la colpa è dei democratici. In un tweet di sabato 26 maggio ha scritto: «fate pressione sui democratici per porre fine all’orribile legge che divide i bambini dai loro genitori se superano il confine degli Stati Uniti». Fuor di metafora, significa che se si costruisce il muro tra gli USA e il Messico e si annullano i programmi di immigrazione legale, ciò sarebbe inutile. Ma la legge non obbliga a separare i bambini dei loro genitori.
Il capo dell’ufficio di presidenza, John Kelly, ha spiegato pochi giorni fa che «i bambini saranno curati da case di accoglienza o qualcosa di simile». Ma di recente si è saputo che circa 1.500 bambini senza documenti messi dalle autorità federali in casa di famiglie disposte a riceverli temporalmente, sono scomparsi. Infatti, a richiesta del Senato, tra ottobre e dicembre 2017 l’ufficio per i rifugiati, incaricato di queste pratiche, si è messo in contatto con le famiglie che avevano accolto circa 8.000 bambini. Non ne sono stati ritrovati 1.475. L’ufficio ha informato i senatori che non ha alcuna responsabilità legale per la sorte dei bambini.[iii]
In Italia ci sono 43.665 fantasmi. Persone scomparse, che ancora oggi risultano irreperibili. Alcuni hanno fatto perdere volontariamente le proprie tracce, altri sono vittime della criminalità, e non mancano anziani in difficoltà. Nella lista ci sono tanti adulti, ma soprattutto bambini. I minorenni spariti arrivano a 30.063, in gran parte sono stranieri non accompagnati. Arrivati in Italia dopo aver attraversato il Mediterraneo, sono fuggiti da centri di accoglienza o case famiglia. Spesso cercano di raggiungere le comunità di appartenenza all’estero, nel Nord Europa. Altre volte, ed è questo l’incubo peggiore, sono vittime di violenza. Rapiti, costretti a prostituirsi, prede del traffico d’organi.
I dati sono stati presentati pochi giorni fa al Viminale. Sono contenuti nella relazione del commissario straordinario del governo per le persone scomparse, il prefetto Vittorio Piscitelli. Il numero che colpisce è proprio quello relativo ai bambini stranieri. «E questo dà adito a una serie di evidenti preoccupazioni – ha spiegato il sottosegretario all’Interno Domenico Manzione, presente all’incontro – per il loro possibile impiego in organizzazioni criminali nazionali e internazionali». È un fenomeno in crescita. I minori stranieri scomparsi sono 27.995, in aumento del 44,84 per cento rispetto all’anno precedente. Una realtà che va letta in relazione all’aumento dei flussi migratori. Solo nel primo trimestre di quest’anno si sono registrati 25mila arrivi sulle nostre coste. Tra questi migranti, 2.200 erano proprio bambini non accompagnati[iv].
Per verificare se questa strage di bambini sia un fenomeno nuovo, riguardo i miei archivi. Trovo una vecchia nota dell’AFP datata 25 settembre 2000, che mi sembra interessante:
Circa 19.000 bambini muoiono ogni giorno grazie alle politiche monetarie […] È la parola d’ordine delle circa 600 persone appartenenti al movimento Giubileo 2000, quasi tutti religiosi e religiose in abiti talari, che hanno preso parte ieri ad un corteo funebre in ricordo dei 19.000 bimbi sotto i 5 anni che muoiono ogni giorno nel Terzo Mondo in virtù delle politiche praticate dagli organismi internazionali.
Moltiplico 19.000 per 365 giorni e 6 ore. Mi risultano 6.939.750 bimbi morti/anno. Senza scomodare guerre, carestie e missioni umanitarie varie.
Ovvero, ogni anno i bimbi morti superano i 6 milioni di persone eliminate nei campi di concentramento e sterminio, Auschwitz-Birkenau, Mathausen, Dachau, Treblinka, Maidanek, Sobibor, Belzec, Buchanwald, Bergen-Belsen, Chelmno, Ravensbruck, Sachenhausen, Flossenburg, Sutthof, Theresienstadt… che nel loro insieme sono sinonimo del punto più alto raggiunto dalla perversione umana.
Ovvero, ogni anno, c’è un olocausto di bimbi riveduto e corretto? Non saranno, forse, esagerazioni di preti e suore in corteo?
Controllo i dati sulle temperature medie per convincermi che Praga non è una città tropicale. Poi, chiamo un vecchio amico praghese, il quale spergiura che l’insolazione non fa parte delle malattie più diffuse nella Cechia. Che non lo era nemmeno in Cecoslovacchia.
Scartabello allora tra i dati dell’UNICEF per sincerarmi della falsità dei religiosi.
Infatti, verifico che i bimbi sotto i 5 anni morti annualmente per fame e malattie non mortali sono 11 milioni. Quindi, preti e suore mentivano, ma per difetto.
Leggo da un’enciclopedia: Nella Seconda guerra mondiale sono morti circa 37 milioni di persone, di cui 24 milioni sul fronte russo-tedesco. Di questi, 20 milioni erano cittadini di ciò che allora si chiamava Unione Sovietica. I soldati statunitensi morti sono stati 457.000, caduti soprattutto sul fronte giapponese…
Non volendo stancarmi troppo presto della mia appartenenza al genere umano, coltivo una speranza: era destino che andasse così, almeno per buona parte degli 11 milioni di bimbi?
Per sincerarmene, guardo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Anche loro parlano di 11 milioni. Aggiungono che il 15% (1.650.000) muore per malattie che possono prevenirsi tramite semplici vaccini, il 18% (1.980.000) per infezioni controllabili delle vie respiratorie, il 17% (1.870.000) per diarrea, il 20% (2.200.000) per difficoltà perinatali, il 7% (770.000) per malaria e il 23% (2.530.000) per altre cause prevedibili. Non trovo nemmeno una traccia di cause misteriose e inevitabili.
Per la precisione: parliamo – sempre – di bimbi sotto i 5 anni. Questo genocidio non comprende gli altri bimbi, gli adolescenti, le donne, gli anziani… Se li sommiamo, la cifra supera di molto – ogni anno – il numero complessivo dei morti della Seconda guerra mondiale.
Se tutte, o quasi, queste morti sono evitabili, c’è una sola conclusione possibile: li ammazza il sistema. E, bisogna riconoscerlo, questo sistema di eliminazione, nel quale FMI e Banca Mondiale giocano un ruolo fondamentale, è molto più efficiente ed efficace – e meno inquinante – del nazismo. Tra l’altro, poiché non c’è alcun responsabile, non ci sarà alcuna Norimberga.
Funzionari ed enti operano in base a direttive rilasciate dai governi incaricati di collaborare con la strage di massa della loro popolazione, e grazie a deleghe decise dai governi che fanno parte del direttorio di questi organismi, tra cui quelli che compongono l’Unione Europea (che ha diritto di veto per ogni decisione).
Vorrei evitare discorsi complicati e applicare solo le matematiche elementari.
Se preti e suore avevano ragione (e ce l’hanno ancor di più oggi), l’FMI (del Cottarelli), la Banca Mondiale, l’OMC, l’OCSE (del Padoan) e la NATO (“I cinque dell’Ave Maria”) producono, ogni anno, 6.939.750 di bimbi morti. In sei anni, tanti quanti durò la Seconda guerra mondiale, quasi 42 milioni di bambini ammazzati, 5 milioni in più di tutti i morti di allora.
Se sono gli organismi dell’ONU ad avere ragione, i morti relativi sono 66 milioni, quasi il doppio dei morti della Seconda guerra mondiale.
A chi vuole digerire meglio, consiglio di non considerare il pregresso accumulato.
Qualche altra correlazione semplice, sempre usando la stima più bassa.
19.000 bimbi al giorno vuol dire oltre sei volte tutti i morti nell’attentato terroristico al World Trade Center dell’11 settembre 2001.
Ogni 4 giorni si arriva alla cifra di morti del 6 agosto 1945, quando a Hiroshima, in Giappone, venne scaricata la bomba atomica.
Se alle vittime dei campi di concentramento si aggiungono quelle di altre stragi, ma solo di quelle più efferate (Lidice in Cecoslovacchia; Guernica in Spagna; Orandur-sur-Glane in Francia; Batak in Bulgaria; My Lai e Songmy in Vietnam; Sabra e Chatila nel Libano, quelli della Cambogia, della Palestina e dell’Algeria), non si arriva neppure lontanamente al numero di vittime causate dalle politiche praticate dagli organismi internazionali.
All’efficienza, efficacia e pulizia dei nostri prodi, bisogna aggiungere un’altra caratteristica: il silenzio.
I cinque dell’Ave Maria adoperano bombe silenziosissime. Salvo qualche prete e/o suora (anni fa anche Marco Pannella), nessuno se ne accorge, e nessuno protesta. Forse accade perché a quell’ora tutti guardiamo “Un posto al sole” o un’altra sitcom.
Per comparare i dati, resto nella stessa epoca. Leggo dall’agenzia “Redattore sociale” (11/05/05): “Ogni africano riceve ogni anno 18 dollari di aiuti dall’estero. Ne paga 18 per ammortamento del debito estero”.
Su “Nigrizia” (10/05/05) leggo che la cifra investita dall’Italia per la Cooperazione allo sviluppo (0,013 del PIL) è un sesto di quella che il Paese spende annualmente per le forze armate. In seguito la cooperazione allo sviluppo è ulteriormente diminuita e la spesa per gli armamenti aumentata.
Rammento che, per attutire gli effetti del G8 di Genova e dei pestaggi assortiti praticati nell’occasione (2001), il governo italiano propose di istituire un fondo per la lotta all’Aids in Africa. Peccato che, nell’aprile 2005, abbia dovuto deviare questo contributo per sostenere le spese della missione pacificatrice a Nassyria.
Rammento che la campagna del Giubileo 2000, per cancellare il debito dei paesi poveri, permise di pagare il debito di due piccoli stati africani. Mancavano pochi soldi, ma nel 2005, la chiesa li ottenne esercitando forti pressioni sul governo italiano dell’epoca (minacciò una denuncia pubblica per le troppe parole e la mancanza assoluta di fatti). Per la cronaca: a Palazzo Chigi sedeva allora un realistico onorevole di Gallipoli (e Matteo Orfini ne era il portaborse).
Se escludiamo i diretti responsabili, non pochi, per il resto dell’umanità potremmo adoperare quanto osservato dal praghese Kafka: “Per trasmettergli la sua intensa partecipazione, il direttore dell’albergo le strinse talmente forte la mano che gli fece venire le lacrime agli occhi” (“America”, scritto tra il 1911 e il 1914, pubblicato postumo nel 1927).
Il milanese Jannacci specificherebbe: “Landolfo, cronista del Millecento, ci ha tramandato le «Storie del Comune di Milano» fra cui questa del giudizio di Dio, protagonista prete Liprando. Noi abbiamo cercato di musicarla con un certo impegno, e la dedichiamo a tutti quelli – e sono tanti – che pur essendo testimoni di fatti importantissimi e determinanti dell’avvenire della civiltà, neanche se ne accorgono!” (“Prete Liprando”, Da “Enzo Jannacci in teatro”, 1965).
Da parte mia mi scuso se vi ho per un attimo distratto dalle immani preoccupazioni derivate dalle recenti – e prossime – mosse dei nostri eroi. Avendo paura del loro razzismo, non per fare una sviolinata, affermo solennemente che li ritengo degni eredi del cubano José Raúl Capablanca, leggendario campione mondiale di scacchi tra il 1921 e il 1927.
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[i] Jonathan Fenton-Harvey, “Yemen cannot wait for aid any longer”, Middle East Eye 22 maggio 2018.
[ii] David Bollero, “La sequía arrasa el Sahel, “Público” 29 maggio 2018.
[iii] David Brooks “Migra arrebata a niños de brazos de sus madres”, “Jornada sin fronteras” 28 maggio 2018.
[iv] Marco Sarti, “In Italia sono spariti trentamila bambini stranieri”, Linkiesta” 11 maggio 2017.