I coccodrilli di Davos, re e regine dei rettili europei

I coccodrilli di Davos, re e regine dei rettili europei

In questi giorni mi capita spesso di dormire male perché preoccupato del destino prossimo della città di Davos e dei discendenti dei Walzer.

Sono certo che non deve essere facile, né per l’ecosistema né per la psiche degli 11mila abitanti del circolo di Davos, Distretto di Landquart, supportare come se nulla fosse annuali inondazioni di lacrime coccodrillesche.

Non deve essere facile neppure nella cattedrale del neoliberismo, neppure per legittimi svizzeri.

Probabilmente, non avevano una vita facile neppure nel 1924, quando Thomas Mann pubblicò “La montagna incantata” (Der Zauberberg”), storia che si svolge all’interno di un sanatorio per tubercolosi di Davos.

Ma, a partire dalla seconda metà del Novecento, lo sviluppo di nuove cure antitubercolosi portava alla veloce riconversione dei sanatori finché, nel 1969, l’edificazione di un moderno palazzo dei congressi indicava la nuova rotta: il turismo congressuale.

Pochi anni dopo lor signori, non più tubercolotici ma assai più pericolosi, vi si riunivano nel primo Forum economico mondiale.

Quest’anno sono preoccupati, dicono, dalle minacce all’economia globale e da una possibile recessione mondiale da attribuire, ovvio, alla guerra in corso tra Russia e Ucraina (nel 2021 erano altrettanto preoccupati a causa della pandemia).

La guerra, hanno detto, ha rimesso in moto i quattro cavalieri dell’’Apocalisse.

Non sono i quattro cavalieri del “Apocalisse capitolo 6:1-8”, descrizioni simboliche di diversi eventi che succederanno alla fine dei tempi: Kaishi (Pestilenza); Tristan (Guerra); Taiyō (Carestia) e Lancelot (Morte).

Per questi uomini pratici si tratta di 4 crisi economiche specifiche: alta inflazione, crisi energetica, povertà alimentare ed emergenza climatica.

E da uomini pratici ben si guardano di fare parola sul bilancio pregresso, sulle crisi endemiche pre-guerra e/o sull’effetto bumerang delle sanzioni applicate alla Russia.

La cattedrale di Davos congrega annualmente la crème de la crème, i loro devoti portaborse ed i loro affezionati agenti stampa.

Nel loro Forum Economico Mondiale (loro in senso compiuto), si mettono d’accordo su come continuare a saccheggiare il pianeta, creare affari sempre più succosi e dettare la linea ai loro governi.

Tuttavia, sarebbe ingeneroso ometterlo, durante le ricreazioni si occupano di manifestare la loro preoccupazione per la povertà e la disuguaglianza (nel mondo degli altri).

La ciccia, il coro, è unanime: la crisi è conseguente alla guerra (e alla pandemia, aggiungono quelli meno stonati).

Quindi, se ne deduce che prima si viveva nel migliore dei mondi possibili. O, senza estremismi, nel quasi migliore mondo possibile.

Lo so che è poco elegante e persino da sfigati ricordarlo ma, ben prima dell’invasione russa e della crisi sanitaria, noti estremisti della Banca Mondiale stabilirono nel loro “Rapporto 2018” – presentato ossequiosamente a Davos – che 1.300 milioni di essere umani sopravvivevano in povertà estrema e altri 3.400 milioni in povertà.

Nel 2017 4.700 milioni di esseri umani erano circa due terzi degli abitanti del pianeta.

Per la cronaca: estrema povertà vuol dire che non si mangia il minimo indispensabile.

Povertà che i soldi bastano solo per mangiare ma non per ogni altro bisogno, dalla salute alla scuola, dalle scarpe al trasporto.

Nel 2017, quando il rapporto è stato scritto, del Covid-19 e della guerra russo-ucraiana solo Nostradamus poteva esserne a conoscenza.

Lo affermava la Banca Mondiale. Si può sospettare che le loro cifre sui poveri fossero persino castigate.

Ora, secondo solerti giornalisti a Davos sono molto preoccupati dalla pandemia e dalla guerra. Sono costretto a pensare che siano dei veri penitenti: si autoflagellano – alla moda dell’Opus Dei – perché pandemia e guerra hanno incrementato brutalmente le loro già voluminose ricchezze.

O, forse, trattandosi di persone d’animo molto generoso, mal sopportano che, mentre loro accumulano, i comuni mortali affondino nella povertà.

Al quarto giorno dello happening davosiano sbarcarono i marziani, e cioè quelli della Oxfam.

In “La pandemia della disuguaglianza”, affermano: “Guerra e pandemia hanno reso i miliardari ancora più ricchi e lasciato al palo i poveri”.

Raccontano di crescenti disuguaglianze globali e di scandalose iniquità, le une e le altre utili ad allargare la forbice tra ricchi sempre più ricchi e poveri che, se fortunati, tali restano.

“Negli ultimi due anni, i miliardari che controllano le grandi imprese nei settori alimentare e energetico hanno visto aumentare le proprie fortune al ritmo di 1 miliardo ogni 2 giorni, mentre ogni 33 ore un milione di persone rischia di sprofondare nella estrema povertà (…) La ricchezza dei miliardari è pari al 13,9% del PIL mondiale, oltre 3 volte la loro quota nel 2000 (4,4%). I 20 individui più ricchi del pianeta hanno patrimoni che valgono più dell’intero PIL dell’Africa sub sahariana (…) Nei primi 24 mesi della pandemia, la loro ricchezza è aumentata di più di quanto era aumentata tra il 1987 ed il 2010.”

A cosa serve presentare un simile rapporto in tale contesto quando due anni di pandemia, segnati solo da molta retorica, non hanno aperto ad alcuna solidarietà?

A cosa serve andare alla cattedrale dei multimiliardari (gente la cui fortuna supera il miliardo di dollari)?

Serve, credo, solo a diffondere questi dati tra i pochi che se ne vogliono occupare.

Di questi, non credo di sbagliare, non fanno parte i grandi sistemi informativi.

Pur se a Davos l’élite piange per la crisi energetica ed alimentare, Oxfam dimostra che:

  • negli ultimi 2 anni le fortune dei multimiliardari che si occupano di questi due settori sono aumentate di 453 miliardi di dollari (500 milioni al giorno);
  • che 5 delle principali aziende energetiche (BP, Shell, TotalEnergies, Exxon e Chevron) guadagnano nel loro insieme 2.600 dollari al secondo;
  • che ci sono 62 nuovi multimiliardari nel settore alimentare;
  • che Cargill, ad esempio, controlla il 70% del mercato agricolo mondiale e che solo in quel nucleo familiare ci sono 12 multimiliardari (erano solo 8 prima del Ccovid-19);
  • che la pandemia ha creato 40 nuovi multimiliardari nel settore farmaceutico.
  • che Pfizer e Moderna guadagnano 1.000 dollari al secondo in virtù del loro monopolio sui vaccini sviluppati grazie a miliardi di dollari d’investimento pubblico,
  • che i governi pagano fino a 24 volte il costo di produzione di questi vaccini.

Eccetera.

A me pare che le conclusioni siano lapalissiane:

  • Le grandi fortune non sono aumentate perché i ricchi sono diventati più intelligenti o perché lavorino di più.
  • I ricchi hanno manipolato il sistema con totale impunità durante decenni e ora ne raccolgono i frutti.
  • I ricchi si sono intascati una quota stupefacente della ricchezza globale grazie alle privatizzazioni e ai monopoli, alla deregulation e alla soppressione dei diritti dei lavoratori.
  • I ricchi hanno nascosto il denaro nei paradisi fiscali per evadere le tasse.
  • Hanno fatto tutto questo godendo della piena complicità dei governi.

Quousque tandem Catilina abutere patientia nostra?”
«Fino a quando abuserai, Catilina, della nostra pazienza? Per quanto tempo ancora codesta tua condotta temeraria riuscirà a sfuggirci? A quali estremi oserà spingersi il tuo sfrenato ardire?

Marco Tullio Cicerone, incipit di “Catilinariae orazione”, 63 a.C.

Rodrigo Andrea Rivas

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