Sull’impossibilità scientifica dell’energia nucleare verde e sulle piccole furbizie dei tonti

Sull’impossibilità scientifica dell’energia nucleare verde e sulle piccole furbizie dei tonti

“Lo sa cos’è questo circolo, lo vuol sapere cos’è?!
Ebbene glielo dico: è un letamaio, sì un letamaio!
Insisto! E non gliel’ho detto prima lo sa perché?
Perché sono un signore e signori si nasce;
e io lo nacqui, modestamente!”

Totò, “Signori si nasce” (1960)

Come ogni altra categoria umana, i tonti si dividono in diverse sottocategorie che spaziano dagli sciocchi alle teste di cazzo propriamente tali, passando per le teste di rapa, gli allocchi, gli imbecilli conclamati e una vasta fauna.

“Se volassero, sarebbe sempre nuvolo”, dicevano i contadini quando ero piccolo.

I finti tonti sono uno dei tanti raggruppamenti. Pensano da tonti, sembrano tonti, gesticolano da tonti, si fanno selfie da tonti, si ubriacano da tonti, assumono atteggiamenti da tonti … ma non sono completamente tonti.

A volte, i finti tonti arrivano persino a fare i governatori regionali o il capo (loro dicono il leader) di gruppi con idee strambe. Finché sono inoffensivi, meglio lasciarli bere a Pian del Re. Al massimo, prenderanno una indigestione.

Non hanno freni, vergogna o senso del ridicolo.

In questi giorni, cogliendo al balzo l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica in tutta Europa, che per la gente normale è un problema serio, le tensioni geostrategiche tra Russia e Cina con gli Stati Uniti, che per la gente normale potrebbe essere il preludio di una catastrofe, e la profonda crisi di legittimità democratica a livello mondiale, che moltiplica gli azzardi alla cieca dei governi, i finti tonti propongono di costruire nuove centrali nucleari.

La lobby nuclearista – ovvero il gruppo di pressione formato dalle banche e dai fondi d’investimento – si serve del terreno arato dalla ultradestra per vincolare la energia nucleare alla sovranità energetica.

Il Consiglio d’Europa, presieduto da un belga sulla cui funzione è lecito dubitare, è arrivato persino a proporre che nel pacchetto verde s’includa il gas naturale come fonte energetica di transizione verso il modello rinnovabile.

Se si realizza, la trappola tesa dal capitale avrebbe conseguenze gravi.

La prima a ringraziare del nuovo andazzo ipotizzato sarebbe la Polonia, che troverebbe gli argomenti per non limitare i fondi della next generation alla transizione energetica rinnovabile, per difendere la sua “sovranità energetica” e per costruire muri invalicabili a difesa delle sue pile battesimali.

Non solo la Polonia. Se questa ipotesi prevale, l’impegno, almeno teorico, dell’Europa contro il cambiamento climatico, andrebbe a farsi benedire. A Ramengo l’accompagnerebbe pure la dinamica industriale e tecnologica territoriale ipotizzata nel Green New Deal.

Secondo Pablo Neruda, “se lei nasce tonto in Romania segue la carriera del tonto, se lei è tonto ad Avignone la sua condizione è nota alle vecchie pietre della Francia, alle scuole e ai bambini irrispettosi delle campagne. Ma se lei nasce tonto in Cile, presto la nomineranno ambasciatore”.

Il vate sbagliava: diventano pure ministri. Alcuni lo esigono perché sono dei leader. Non avviene solo in Cile. Non ho notizie della Romania.

La sola carta credibile della UE è la democrazia.

L’energia nucleare e la continuità delle tecnologie fossili mettono a rischio lo stesso sistema democratico. Perché sono tecnologie con alta capacità di concentrazione della produzione e del potere tecnologico, richiedono grandi investimenti pubblici e solitamente sono in mano a poteri che nulla hanno a che vedere con l’interesse delle popolazioni.

In Russia li chiamano oligarchi.

Lo scopo della confraternita dei tonti, dai finti ai tonti al quadrato, è la celere nuclearizzazione dell’Europa.

Secondo i fan del nuovo boom nucleare la costruzione di nuove centrali darà un contributo alla diminuzione dell’emissioni di gas ad effetto serra, ossia dei gas che trattengono parte della radiazione solare nell’atmosfera terrestre. I gas serra danno un contributo importante alla vita, ma le elevate concentrazioni in cui sono presenti oggi stanno rendendo la Terra invivibile.

I più conosciuti e diffusi sono il vapore acqueo, l’anidride carbonica, il biossido di azoto, il metano ed i clorofluorocarburi. 

Il vapore acqueo è il principale responsabile dell’effetto serra, con percentuali oscillanti tra il 35 e il 70%.

L’anidride carbonica (CO2) causa, mediamente, il 15% dell’effetto serra, ed è il gas sulla cui diffusione l’impatto dell’uomo è più devastante.

Il metano (CH4) influisce per circa l’8%. Viene prodotto principalmente dagli allevamenti e dall’agricoltura intensiva.

La primaria fonte antropica di produzione di anidride carbonica deriva dall’utilizzo dei combustibili fossili e dalla deforestazione.

Charles Michel, Presidente del Consiglio Europeo

Secondo i dati ufficiali, tra l’agosto 2020 e il luglio 2021, la deforestazione dell’Amazzonia brasiliana è aumentata del 22%.

In parole povere, sono stati tagliati in 12 mesi almeno 745 milioni di alberi desertificando un’area stimata in 13.235 chilometri quadri, oltre 13 volte l’area occupata da Roma (circa 1.000 km2).

Dal primo gennaio 2019, quando Jair Bolsonaro ha assunto la presidenza del Brasile, al 31 luglio 2021, ossia in 31 mesi, nell’Amazzonia sono stati tagliati 1.900 milioni di alberi in un’area grande circa 25 volte Roma.

Eppure, tutti sappiamo che senza ossigeno non possiamo vivere. E tutti dovremmo sapere che i principali produttori di ossigeno sono gli alberi. E che l’Amazzonia è “il polmone del mondo”.

Ma, afferma la TV, il problema è curare meglio i parchi nostrani.

E, poiché il capocomico compare tutti giorni, abbiamo potuto apprezzarlo omaggiando proprio Bolsonaro qualche settimana fa.

Il 40% delle emissioni di CO2 derivano dal trasporto.

Pur sforzandomi, non immagino i tram milanesi spinti dall’energia nucleare, né i TIR sull’’autostrada del sole spinti da pile atomiche.

Riesco tuttavia a pensare all’agricoltura e agli allevamenti intensivi:

“Per iniziare bene la giornata mangi la nostra patata, radioattiva quel che basta”.

“Beva il latte col nostro marchio. Da noi, le mucche sono massaggiate da benefiche radiazioni”.

L’energia nucleare cela un modello energetico speculativo che pretende, con denaro pubblico, arricchire indiscriminatamente le aziende elettriche e le grandi banche (che ne sono proprietarie) ed i grandi costruttori che si aggiudicheranno le opere.

Sì, perché le attuali centrali nucleari sono state costruite con soldi pubblici e con prestiti ad interessi sovvenzionati dagli Stati.

Perché il modello di mercato elettrico europeo permette che i proprietari impongano prezzi largamente superiori ai loro costi.

Il potere antidemocratico fa parte della natura dell’energia nucleare poiché questa richiede una forte centralizzazione dei rifornimenti, della produzione e della distribuzione e perché è uno strumento di controllo politico ed economico.

Per quanto riguarda i rifornimenti, basta chiedere informazioni ai maliani:

“La domanda sorta dall’esproprio proprietario della guerra francese in Mali è: quali sono state le ragioni per lanciare unilateralmente un intervento militare in un paese senza uscita al mare, con un territorio prevalentemente desertico, dove oltre il 60% della popolazione sopravvive con meno di 2 dollari al giorno e con tassi di mortalità e analfabetismo tra i più alte al mondo? È del tutto evidente che la Francia non ha lanciato questa offensiva militare per fini altruistici, per ristabilire la democrazia e la pace nel Mali, per proteggere i cittadini francesi ivi residenti o per proteggere gli interessi della UE, bensì per difendere i suoi interessi strategici nel Sahel, specie quelli legati all’uranio” (José E. Mosquera, “Francia y la maldita guerra del uranio en Malí.La ofensiva militar en ese país es por intereses estratégicos: proteger el codiciado metal en Sahel”, “Las 2 orillas”, Algeciras 30 novembre 2015).

Forse qualcuno ricorderà che a questa guerra di saccheggio portata avanti in base ai canoni del più puro stile colonialista, ha cercato di partecipare il governo italiano presieduto dall’attuale commissario europeo all’economia.

Si ricorderà anche, che un così lodevole proposito fu reso impossibile dal rifiuto francese. La grandeur non richiede aiuto per saccheggiare l’uranio maliano.

L’iniziativa privata non ha mai costruito una centrale nucleare. Ha bisogno del denaro pubblico, di molto denaro pubblico.

Perciò pretende, ancora una volta, utilizzare i fondi europei rivolti alle energie rinnovabili per riabilitare il nucleare, cominciando dalle centrali francesi.

In termini economici, considerare l’energia nucleare da fissione come l’energia più a buon mercato è un falso frutto di un’opera d’ingegneria economico-finanziaria.

Se al costo di costruzione si sommano l’operatività, il mantenimento e lo smantellamento, la gestione mediamente sicura dei residui nucleari (anche operando con ammortamenti a cento anni) e la costruzione dei depositi geologici in profondità, i conti non tornano. Senza contare quanto richiederebbe un’assicurazione per garantire la copertura dei danni provocati da un incidente nucleare.

Da decenni i problemi dell’industria nucleare sono gli stessi. Lo smaltimento dei residui altamente radioattivi non è risolto.

L’idea che l’energia contenuta nei nuclei atomici sia praticamente illimitata si traduce nell’impressione che disponiamo di risorse illimitate. Non è vero: anche il combustibile nucleare è esauribile.

Il veto alla costruzione di centrali nucleari in Iran rende manifesto il rapporto tra i programmi di sviluppo nucleare e le armi nucleari.

Ed è altrettanto evidente l’insicurezza aggiunta che deriva dal fatto che le industrie nucleari sono potenziali bersagli bellici e/o terroristici.

Non è né sovrano né generatore di energia chi dipende tecnologicamente dall’estero per mantenere la sua produzione o per arricchire l’uranio.

Nella UE, solo la Francia non è dipendente.

© Juraj Králik, Mappa delle centrali nucleari in Europa, in “Safety and Reliability of Nuclear Power Buildings in Slovakia. Earthquake-Impact-Explosion. Monograph.”

L’energia nucleare non produce ricchezza collettiva ma solo benefici imprenditoriali. Il territorio che l’accoglie è solo un contenitore di rischi. Il vento ed il sole sono risorse distribuite su tutto il pianeta. Non sono costanti perché sottoposti alle trasformazioni climatiche e ai cicli naturali. Ma nemmeno la generazione nucleare o quella termica sono costanti. Quella nucleare non può essere fermata quando la sua energia non è richiesta. Le centrali devono produrre 24 ore su 24, per 7 giorni alla settimana. Devono produrre anche se nessuno acquista.

Viceversa, l’accumulo dell’energia solare o eolica è possibile utilizzando diverse tecnologie, ivi inclusa la produzione d’idrogeno, gas la cui combustione o uso nella pila di combustibile produce acqua.

Energie rinnovabili, efficienza energetica e sostenibilità sono le ricette razionali che contribuiscono al bene comune. Gli altri sono artifici dei gruppi di potere.

In un futuro energetico rinnovabile l’Italia ha molto da dire alla UE e al mondo. Il mito nucleare non finisce con la fissione.

In termini economici, l’energia nucleare da fusione, prodotta mediante un processo che produce una reazione simile a quella che avviene nel nucleo del sole, ha un significato non diverso dalla fissione: è vero che elimina il problema del rischio generato dalla radioattività e dai residui radioattivi – e non è poco – ma considerando il tempo e gli investimenti necessari per un suo dubbio sviluppo commerciale, i numeri sballano.

E, ancora peggio, il controllo della tecnologia e della produzione sarebbe in mano a pochi gruppi finanziari che avrebbero paesi, popolazioni e governi sotto il ricatto della loro dipendenza.

La semplice verità è che se il nucleare fosse così a buon mercato e abbondante come blaterano le diverse congreghe di tonti, non si richiederebbero sovvenzioni.

Il secondo principio della termodinamica stabilisce che il calore non può passare spontaneamente da un corpo più freddo a uno più caldo.

Ciò ha una grande rilevanza per le macchine termiche che convertono calore in lavoro: mentre il lavoro può sempre e integralmente essere convertito in calore, ciò non avviene per il passaggio inverso.

Il secondo principio della termodinamica indica le limitazioni alle quali è soggetta la trasformazione di calore in lavoro.

Ovvero, ci dice che è impossibile realizzare una trasformazione il cui unico risultato sia quello di assorbire calore da una sorgente e trasformarlo integralmente in lavoro.

Se si considera questa irreversibilità dei processi naturali, consumare tanta energia accumulata nei nuclei atomici e liberarla in forma di calore incrementerebbe il surriscaldamento terrestre provocato dai gas ad effetto serra.

Non a caso, l’effetto calorico pratico dell’aumento della entropia si chiama inquinamento da energia.

In tutti i processi fisici reali (quindi irreversibili) di un sistema isolato, l’entropia aumenta sempre e tende ad un valore massimo.

Secondo la meccanica statistica, l’entropia è una funzione crescente della probabilità che un sistema si trovi in un determinato stato macroscopico, per cui i sistemi isolati evolvono spontaneamente verso le configurazioni a entropia maggiore, che sono quelle con un grado minore di ordine.

Diciamolo in modo più semplice: l’uso massiccio dell’energia nucleare si tradurrebbe nella conversione del pianeta in una sala di caldaie, e cioè esattamente il contrario di ciò che hanno fatto gli ecosistemi naturali durante milioni di anni.

È un gioco pericoloso, e non solo per gli incidenti nucleari, ma converrebbe ricordare gli effetti degli ultimi due: Cernobyl (26 aprile 1986) e Fukushima (11 marzo 2011).

Considerare come energia verde l’energia nucleare è antiscientifico, antiecologico e antidemocratico.

Non lo dico per i tonti, che essendo tonti, tonti rimangono.

Rodrigo Andrea Rivas

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