Cile 5 ottobre ’88, la vittoria del NO parla ancora al paese

Cile 5 ottobre ’88, la vittoria del NO parla ancora al paese

La sera del 5 ottobre 1988 i cileni votarono NO alla continuità della dittatura del generale Pinochet.
“Adios carnaval”, si canta sul palco
“Adios general” risponde la folla.
“Adios criminal”.
E l’addio è iniziato.
INIZIATO, SOLO INIZIATO.

Non era affatto un risultato scontato.
E quella sera stessa, Pinochet cercò di concretizzare un altro golpe.
Seguirono giorni molto complicati.

Non era affatto un risultato scontato.
E, infatti, una parte della sinistra cilena chiamò ad astenersi.
“Per non diventare complici della dittatura” dissero.
Quell’errore è pesato non poco successivamente.

Il “No” diede inizio ad un processo lungo caratterizzato, anche, dal passaggio al neoliberismo di buona parte di quelli che erano stati progressisti se non addirittura rivoluzionari fino a pochi anni prima.
Ex bombaroli diventati pompieri hanno governato il periodo successivo.
CAMBIARE NELLA MISURA DEL POSSIBILE, stamparono a caratteri cubitali.
Ovvero, cambiare il meno possibile.

“No son 30 pesos. Son 30 años”, non sono 30 monete ma 30 anni, diranno gli studenti nell’ottobre 2018.
I 30 anni non fanno riferimento alla dittatura.
Sono quelli dei pompieri finiti, ironia della storia, con un governo di ex pinochetisti.
La truffa chiamata “Pandora” rivelata in questi giorni, vede tra i grandi truffatori, il capo di quel governo.
Anche questa un’ironia della storia.

La rivolta iniziata dai giovani cileni 3 anni fa ha dato il La ad un altro processo.
Come tutti i processi non segue una linea retta, conosce progressi e retrocessi.
Ma non si è fermato pur subendo i colpi del Covid, virus piñerista in Cile.

Tra poco il Paese eleggerà un nuovo presidente.
Voterò, ovviamente se posso, il candidato della sinistra.
Ma se con Allende si cantava “questa volta non si tratta di cambiare un presidente”, ora – penso – il punto nodale non è l’elezione presidenziale bensì la Commissione costituente.

Ho molti dubbi sul suo lavoro ma ciò nulla toglie alla sua centralità.

“Vamos a decir que no”, diremmo di no, cantavo nelle strade di Santiago quel 5 ottobre.
Abbiamo detto No.
In verità, hanno, perché rientrato provvisoriamente da pochi giorni, non potevo votare.
Comunque, è stato un buon inizio, un atto fondativo acquisito a polso, a carissimo prezzo, dai democratici cileni.

33 anni dopo, i cileni sono messi meglio
Ma il fascismo ed il trasformismo sono sempre presenti e minacciosi.

C’è ancora tanto da fare ma, ogni tanto, vale la pena fermarci e congratularci per quello che si è riusciti a fare.
Ovviamente per ripartire.
VENCEREMOS

Rodrigo Andrea Rivas

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