L’UE e l’ipotesi medievale sui vaccini

L’UE e l’ipotesi medievale sui vaccini

Il Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus. SALVATORE DI NOLFI/ASSOCIATED PRESS

Conclusa la battaglia, e morto il combattente,
venne verso lui un uomo e gli disse:
 «Non morire, ti amo tanto!»
Ma il cadavere, ahimè, continuò a morire
”.

César Vallejo, “Massa”

Visto che i virus viaggiano, preoccupandosi solo della propria popolazione l’UE sembra dirigersi verso un’ipotesi medievale del contenimento della pandemia, che necessiterebbe di frontiere invalicabili nelle Colonne d’Ercole, lo Stretto del Bosforo, il Canale di Suez e gli Urali (forse anche più verso l’Europa centrale, ad esempio fino alla Polonia). Un’altra soluzione è stata proposta e si chiama COVAX.

Qua e la resiste ancora qualche retaggio dell’internazionalismo proprietario che propagandava l’idea di vaccinare solo i propri indigeni escludendo gli stranieri illegali. Presumo che nella testa di loro sostenitori, tale proposta si fondasse su teorici motivi di efficacia, di efficienza e di risparmio. Motivi che diventavano ancora più pregnanti quando si parlava degli abitanti extramoenia.

Quest’idea pellegrina (e razzista) sussiste ancora qua e la (ad esempio, nel gennaio 2021 è stata sostenuta dal ministro degli affari esteri del Cile), ma ormai pare sia chiaro a quasi tutti che la pandemia non finirà fino a quando non sarà stato vaccinato tutto il mondo.

Gli ostacoli da superare per raggiungere l’immunizzazione globale possono raggrupparsi in quattro capitoli principali:

1) Sviluppo e produzione dei vaccini.
2) Accordo sui prezzi.
3) Ragionevole condivisione delle dosi.
4) Infrastruttura necessaria per gestire i vaccini.

1) Sviluppo e produzione dei vaccini.

Lo sviluppo dei vaccini contro il Covid-19 è stato un vero e proprio miracolo scientifico. Normalmente ci vuole almeno una decina d’anni per sviluppare un nuovo vaccino. In questo caso, ad appena un anno dall’inizio della pandemia c’erano ben 66 vaccini in qualche fase di sperimentazione clinica. Nel 2021, 20 si trovano almeno nella fase III, l’ultima prima dell’approvazione.

Quest’insolita velocità di sviluppo dei vaccini si lega fondamentalmente al finanziamento dei governi ad alcune aziende farmaceutiche. Non è andata sempre così, nemmeno per altri tipi di Covid.

Nel novembre 2002 è arrivata la SARS (Severe acute respiratory syndrome, Sindrome respiratoria acuta grave), una forma atipica di polmonite causata dal virus SARS-CoV-1 comparsa per la prima volta nella provincia del Guangdong (Canton), in Cina. L’epidemia durò dal novembre 2002 al luglio 2003, provocò 8.096 casi e 774 decessi in 17 paesi (per la maggior parte nella Cina continentale e ad Hong Kong), con un tasso di letalità finale del 9,6%. È stata provocata da un coronavirus che, sul finire del 2017, gli scienziati cinesi hanno rintracciato nei pipistrelli comunemente noti come ferri di cavallo[1].

Nel 2012 è arrivata la MERS (Middle East respiratory syndrome, Sindrome respiratoria mediorientale), le cui caratteristiche cliniche variano dalla malattia asintomatica o lieve alla sindrome da stress respiratorio acuto fino alla Sindrome di Disfunzione Multiorgano (MODS) e alla morte. La maggior parte dei casi è insorta in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti, ma sono stati riferiti casi anche in Europa, negli Stati Uniti e in Asia. Dromedari e cammelli sono implicati nella trasmissione diretta o indiretta agli esseri umani, ma finora non sono state ancora confermate le esatte modalità. Il contagio interumano è stato limitato ed è avvenuto prevalentemente attraverso goccioline di saliva o contatto diretto. Non esiste ancora un trattamento farmacologico.

Fin dalla comparsa di questi due coronavirus, nel 2012, gli scienziati hanno avvertito più volte sulla possibilità del verificarsi di una nuova pandemia[2].

Nel maggio 2016, l’OMS classificò ufficialmente il coronavirus come una delle otto principali minacce virali sulle quali bisognava sviluppare urgentemente la ricerca[3]. L’indicazione non ha avuto alcun seguito, e i piani pandemici nazionali non sono mai stati aggiornati.

Il disinteresse dei governi coincideva con quello delle aziende farmaceutiche che, non prevedendone profitti significativi, non avevano alcun interesse.

Nella loro logica, è perfettamente comprensibile: se il nuovo coronavirus avesse avuto caratteristiche simili a quelli precedenti, sarebbe durato relativamente poco tempo e gli eventuali farmaci e vaccini prodotti non avrebbero avuto un grande smercio.

Per Michel Foucault, poiché lo Stato gestisce e controlla la popolazione mediante la medicina e la salute mentale, l’epicentro della moderna arte di governare è la sanità. Il terreno sul quale agisce l’insieme di pratiche attraverso le quali la rete di poteri gestisce e disciplina i corpi e regola le popolazioni, la biopolitica, è un’area d’incontro tra il potere e la sfera della vita maturata con l’esplosione del capitalismo: “Si potrebbe dire che al vecchio diritto di far morire o di lasciar vivere si è sostituito un potere di far vivere o di respingere nella morte”[4].

Se il contratto implicito tra gli Stati moderni ed i loro cittadini poggia sulla capacità di garantire la sicurezza fisica e la salute, il coronavirus ha portato alla luce due fatti apparentemente opposti: il contratto è stato rotto dallo Stato (per volontà o per omissione, è stato eroso il settore pubblico) ma solo lo Stato può gestire e superare una crisi di grandi dimensioni.

I profitti di una società quotata in Borsa possono reinvestirsi nella stessa azienda o in una nuova impresa, destinandoli ad una produzione supplementare, l’acquisto di nuove tecnologie, la ricerca sviluppo ecc.

Ma i profitti possono anche essere distribuiti tra gli azionisti (tramite i dividendi) o utilizzarsi per riacquistare le proprie azioni. Quest’ultima opzione permette di aumentare il valore delle azioni a esclusivo vantaggio degli azionisti, ma pregiudica l’investimento nell’azienda.

È lapalissiano affermare che per l’industria farmaceutica la ricerca sviluppo è proporzionalmente molto importante. Tuttavia, nel periodo 2009-2018 il settore ha speso più soldi in dividendi e acquisto delle proprie azioni che in ricerca e sviluppo, e la tendenza era già stata riscontrata negli anni precedenti.

Per il Covid-19 sono state spese enormi somme in Ricerca Sviluppo, ma non è stata l’industria farmaceutica a fare questi investimenti, bensì i governi, ONG e organismi sovranazionali.

Tabella 1: Principali finanziamenti pubblici per lo sviluppo del vaccino contro il COVID-19

Sanofi e GlaxoSmithKline2,1 miliardi di dollari
Novavax2,1 miliardi di dollari
Astra Zeneca – Oxford University1,7 miliardi di dollari
Johnson & Johnson1,5 miliardi di dollari
Moderna957 milioni di dollari
BioNTech e Pfizer445 milioni di dollari
TOTALE8.802 milioni di dollari
Fonte: OJ Wouters et al. The Lancet. 12.02.2021, Challenges in ensuring global access to COVID-19 vaccines: production, affordability, allocation, and deployment.

Completato lo sviluppo dei vaccini, il secondo ostacolo è costituito dalla produzione a scala.

La tabella 2 illustra la capacità produttiva stimata per il 2021 dei vaccini ormai approvati o vicini all’approvazione:

Tabella 2: Capacità produttiva prevista dalle aziende nel 2021

AstraZeneca – Oxford University3 miliardi di dosi
BioNTech e Pfizer2 miliardi di dosi
Novavax2 miliardi di dosi
Johnson & Johnson1 miliardo di dosi
Moderna1 miliardo di dosi
Sinopharma1 miliardo di dosi
Sinovac1 miliardo di dosi
TOTALE11 miliardi di dosi
Fonte: OJ Wouters et al. The Lancet. 12.02.2021, Challenges in ensuring global access to COVID-19 vaccines: production, affordability, allocation, and deployment

Gli Stati che dispongono delle capacità tecniche necessarie alla fabbricazione di vaccini sono molto pochi, specie per l’uso di tecnologie basate sul RNA. Perciò sarebbero fondamentali gli accordi tra i giganti farmaceutici e le aziende farmaceutiche operative a livello regionale per trasferire la tecnologia necessaria a produrli su scala decentrata.

Il problema non si limita ai vaccini in sé ed il salvavita non è il vaccino bensì la vaccinazione.

Vaccinare 7.800-8000 milioni di persone sarebbe un’impresa gigantesca.

Ad esempio, per distribuire una sola dose a tutti gli abitanti del pianeta ci vorrebbero 8.000 voli di un Boeing 747 cargo. Senza contare che i vaccini della Pfizer e di Moderna richiedono due dosi.

Ma anche vaccinare la popolazione garantita è una impresa gigantesca.

Solo negli Stati Uniti ci vogliono 850 milioni di siringhe e 100 milioni di fiale. Al 30 novembre 2020 avevano in magazzino 15 milioni di siringhe. Il vaccino della Pfizer deve conservarsi ad una temperatura inferiore a -70°C. Non disponendo di impianti adatti, gli USA devono acquistarli in Cina, che ha i prezzi più bassi e la maggiore capacità produttiva. La produzione di queste unità di refrigerazione specializzate è iniziata, ma ci vorrà parecchio tempo prima che tutti i paesi ne dispongano a sufficienza.

Ovviamente, per i paesi impoveriti il problema è (e sarà) molto più grave.

Per la stragrande maggioranza è semplicemente impossibile immagazzinare e trasportare vaccini alle temperature indicate. Per loro l’alternativa è la Cina che, come l’AstraZeneca, ha creato un vaccino che può conservarsi ad una temperatura normale di refrigerazione (2°C – 8°C) per tre anni.

Nel G-7 del 19 febbraio, i Paesi occidentali più industriali ne hanno preso atto. Quindi, bontà loro, hanno deciso che per strategiche ragioni politiche ed economiche non si può lasciare mano libera alla Cina e bisogna rifornire di vaccini i Paesi impoveriti amici.

La loro intendenza non sembra pronta ad eseguire.

2) Accordi sui prezzi

L’85% della popolazione mondiale vive in Paesi a reddito medio o basso. Garantire prezzi ragionevoli è un elemento essenziale.

Persino un prezzo basso potrebbe non permettere di vaccinare tutta la popolazione.

Prezzo minimo preannunciato dalle multinazionali[5]

AstraZeneca – Oxford University5 dollari
BioNTech e Pfizer14 dollari
Novavax6 dollari
Johnson & Johnson9 dollari
Moderna31 dollari
Sinopharma62 dollari
Sinovac21 dollari
Fonte: OJ Wouters et al. The Lancet. 12.02.2021, Challenges in ensuring global access to COVID-19 vaccines: production, affordability, allocation, and deployment

Nella determinazione dei prezzi i fattori più importanti sarebbero:

a) il costo intrinseco dello sviluppo e della fabbricazione del vaccino,
b) il finanziamento pubblico ricevuto dalle aziende farmaceutiche,
c) il meccanismo utilizzato per adoperare la tecnologia e per permettere la fabbricazione da terzisti,
d) i profitti che le aziende farmaceutiche vogliono ottenere,
e) l’esistenza o meno di diritti di proprietà intellettuale
f) la pressione politica per ottenere i prezzi più bassi possibili.

Come già accennato, il problema non si limita al prezzo delle dosi poiché distribuire e gestire milioni di dosi ha un costo molto alto.

Per questi motivi, in altre campagne di vaccinazione, oltre a ricevere dosi gratuite alcuni Stati hanno avuto bisogno di fondi aggiuntivi per la loro distribuzione.

3) Divisione ragionevole delle dosi

Si sa che i Paesi arricchiti cercano di accaparrarsi le prime consegne.

A breve scadenza, questa strategia può avere un senso a livello nazionale.

A media scadenza, sia a livello nazionale che a livello globale comporta un disastro e milioni di dosi potrebbero finire inutilizzate mentre sono vitali altrove. È già successo durante la pandemia d’influenza nel 2009: i Paesi arricchiti arraffarono con le dosi mentre alcuni tra i Paesi più colpiti restarono senza vaccino.

Ma la considerazione più importante è un’altra: i virus viaggiano.

Ammesso che il controllo degli aeroporti e dei porti possa stabilirsi in modo ferreo e permanente, l’Europa dovrebbe costruirsi attorno una fortezza vera e propria che stabilisca i suoi confini, la chiamo “Ipotesi medievale”, nelle Colonne d’Ercole, lo Stretto del Bosforo, il Canale di Suez e gli Urali (forse anche più verso l’Europa centrale, ad esempio fino alla Polonia).

Gli USA ed il Canada dovrebbero fare altrettanto portando a conclusione, tanto per cominciare, il muro trumpiano al confine col Messico.

Idem per il Giappone e l’Australia, che potrebbero infestare il loro mari di pesci cani, navi da guerra, radar, cannoniere … 

Eccetera.

Tabella 3: Percentuale della produzione 2021 prenotata ad inizio anno dai Paesi arricchiti[6]

AstraZeneca- Oxford University27%
BioNTech e Pfizer77%
Novavax31%
Johnson & Johnson38%
Moderna97%
Fonte: OJ Wouters et al. The Lancet. 12.02.2021, Challenges in ensuring global access to COVID-19 vaccines: production, affordability, allocation, and deployment

Per non ripetere gli stessi errori del passato, l’OMS ha annunciato nell’aprile 2020 la creazione di un meccanismo di acquisto e distribuzione condiviso denominato COVAX.

Il COVAX dovrebbe funzionare così:

  • il vaccino dovrebbe distribuirsi in modo equo tra tutti i Paesi.
  • In una prima fase, tutti i Paesi dovrebbero avere accesso all’equivalente al 20% della loro popolazione (per immunizzare il personale sanitario e le persone fragili). 
  • Nessun Paese dovrebbe vaccinare oltre il 20% della propria popolazione prima che ci siano dosi sufficienti perché tutti i Paesi raggiungano il 20%.
  • I Paesi arricchiti acquisterebbero le loro dosi attraverso COVAX ad un prezzo stimato in circa 11 dollari, mentre i Paesi più poveri pagherebbero 2 dollari per dose.

Naturalmente, il paradigma centrale del COVAX è stato reso un moto dello spirito dopo che molti Paesi hanno preso accordi diretti con le aziende farmaceutiche mentre il fondo destinato all’acquisto dei vaccini per i paesi più poveri è vicino all’inedia.

Nel gennaio 2021, il direttore generale della OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus, commentava:

“Mentre inizia il processo di vaccinazione, l’impegno di un accesso equitativo è in grave rischio. Oltre 39 milioni di dosi sono state gestite da 49 Paesi a reddito alto. Solo 25 dosi sono state concesse ad un paese a basso reddito. Non 25 milioni né 25mila: venticinque.

Ci siamo garantiti 2 miliardi di dosi da cinque produttori, con opzione per 1 altro miliardo di dosi. Pensiamo iniziare le consegne a febbraio. Covax è pronto per assolvere il compito per cui è stato creato ma, nelle ultime settimane, diversi Stati membri hanno messo in discussione il rispetto degli impegni assunti da parte dei Paesi ricchi.

Devo essere sincero: il mondo è sull’orlo di un insuccesso morale catastrofico ed il costo di questo insuccesso sarà pagato con le vite ed i mezzi di sussistenza nei Paesi più poveri”.

4) Infrastruttura per gestire i vaccini

Anche disponendo dei vaccini, molti Paesi dovranno risolvere altre sfide per vaccinare la loro popolazione:

– Come già accennato, alcuni vaccini (quello della Pfizer ad esempio), richiedono catene di freddo in grado di mantenere la temperatura a -70º C. Pochi paesi sono dotati di questa infrastruttura.

– Per organizzare una vaccinazione di tutta la popolazione si richiedono registri e sistemi di salute pubblica. 74 Paesi appartenenti all’OMS non hanno mai applicato alcun programma di vaccinazione.

– Infine, la popolazione deve avere fiducia nei vaccini. E questo non è solo un problema per i Paesi più poveri. Inchieste d’opinione hanno messo in luce che anche nei paesi più ricchi la percentuale di popolazione che non si fida del vaccino è troppo elevata.

Conclusione

“La ragione non può fiorire senza speranza, la speranza non può parlare senza ragione”[7]

Lo stato dell’arte dovrebbe costituire il punto di partenza di qualsiasi analisi ed interpretazione.

Dovrebbe.


[1] Hu B, Zeng LP, Yang XL, et al, “Discovery of a rich gene pool of bat SARS-related coronaviruses provides new insights into the origin of SARS coronavirus”, in “Plos Pathogens”, San Francisco, 30 Novembre 2017.

[2] Richard Horton, “The COVID-19 Catastrophe. What’s Gone Wrong and How to Stop it Happening Again” (Cambridge 2020). Horton è l’editore di “The Lancet”, la più nota e diffusa rivista scientifica al mondo.

[3] OMS, “An R&D Blueprint for Action to Prevent Epidemics, Plan of Action”.

[4] Michel Foucault, “La volontà di sapere”.

[5] I costi di produzione del vaccino sono stati coperti praticamente nella loro totalità. Se si moltiplica questi prezzi per la produzione stimata si ha un’idea approssimativa dei guadagni delle farmaceutiche nel solo 2021 (237 miliardi di dollari). Per approfondimenti vedere Anna Gross, “Covid vaccine presents pharma with shot at redemption and profits”, “Financial Times”, Londra 12 novembre 2020. 

[6] Esclusi gli accordi sottobanco con affaristi vari, come quello proposto in Italia dal governatore del Veneto nel febbraio 2021.

[7] Ernst Bloch, “Il principio speranza”.

Rodrigo Andrea Rivas

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