Homenaje al Che – Omaggio al Che 1 de junio de 2020 – 1 giugno 2020 Día – Giorno XVIII

Homenaje al Che – Omaggio al Che 1 de junio de 2020 – 1 giugno 2020 Día – Giorno XVIII

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Che Guevara nel Congo (1 di 3)

Dagli Anni ’60 e fino agli Anni ’80, il governo rivoluzionario cubano diretto da Fidel Castro ha appoggiato quelli che considerava movimenti progressisti e governi radicali di tutto il mondo, inclusa l’Africa.
In Africa, Cuba ha proporzionato riconoscimento diplomatico, appoggio politico e assistenza militare a lotte di liberazione nazionale e a Stati indipendenti i Algeria, Sahara Occidentale, Eritrea ed Etiopia, Zanzibar e nelle colonie portoghesi di Guinea-Bissau, Angola e Mozambico.

Le vittorie militari ottenute dai soldati cubani in Angola nel 1975-76 e nel 1987-88 contro l’esercito sudafricano sono state componenti fondamentali della vittoriosa conclusione finale contro il colonialismo bianco in Namibia e nella stessa Sudafrica.

In Algeria, Cuba ha contribuito alla lotta di liberazione per la prima volta nel 1961 (quando il paese era ancora colonia francese), spedendo un grande quantitativo di armi statunitensi catturate durante il tentativo d’invasione di Baia dei Porci sotto la presidenza Kennedy.
Dopo che l’Algeria aveva ottenuto l’indipendenza nel luglio 1962, gli algerini corrisposero aiutando ad addestrare un gruppo di guerriglieri argentini e persino inviando due loro agenti con le guerriglie, da Algeri a Bolivia, nel giugno 1963.

Ma il primo tentativo di dare un aiuto sistematico ad un movimento potenzialmente rivoluzionario in Africa è consistito nell’invio di un gruppo di élite di guerriglieri cubani (tutti volontari e in maggioranza neri), nell’oriente del Congo nel 1965.
Uno dei pochi guerriglieri cubani bianchi era Ernesto “Che” Guevara.

In seguito all’indipendenza del Congo dal Belgio, nel 1960 era stato eletto un Primo ministro di sinistra, Patrice Lumumba.
In seguito alla sua elezione, avvennero in rapida successione:
– un ammutinamento dell’esercito,
– la secessione della provincia ricca in minerali, Katanga, diretta da Moise Tshombe,
– il ritorno dei soldati belgi e l’arrivo delle forze di pace dell’ONU a richiesta di Lumumba per preservare l’integrità territoriale del paese e garantire il suo nuovo equilibrio politico.
Quando Lumumba decise di sollecitare anche aiuto militare ai sovietici, venne rovesciato dal presidente Kasavubu appoggiato dal comandante in capo dell’esercito, Joseph Mobutu, probabilmente il più sinistro dittatore africano e certamente il più ladro.
Il successivo assassinato di Lumumba, il cui cadavere è stato sciolto in acido adoperando le migliori tradizioni mafiose e la morte in un incidente aereo del Segretario Generale dell’ONU, Dag Hammarskjold, affondarono il Congo nel caos.

Agli inizi del 1964 il Congo era governato da un Primo ministro debole e impopolare, Cyrille Adoula, che provvedete a chiudere il parlamento.
Mentre l’ONU pianificava il suo ritiro, scoppiavano quattro ribellioni diverse.
La maggior parte di queste operavano sotto l’ombrello di un gruppo di oppositori di sinistra, il Consiglio di Liberazione Nazionale che, di fatto, aveva sostituito il parlamento.
Tra i movimenti ribelli, quello che operava nel nordest del paese era diretto da un politico locale, Gaston Soumaliot, il cui luogotenente, Laurent Kabila, dirigeva un movimento che operava più a sud. Verso metà del 1964, queste forze ribelli controllarono per alcune settimane buona parte della regione orientale del Congo.
Nel frattempo, un ex compagno di Lumumba, Christophe Gbenye, appoggiato dalla Cina e dalla Unione Sovietica, controllava la maggior parte del resto del paese.

Nel marzo 1964 il presidente statunitense Lyndon Johnson inviaba Averell Harriman a Leopoldville (oggi Kinshasa) per valutare la situazione.
Successivamente Harrison e Cyrus Vance, sottosegretario alla difesa statunitense, decidevano di stabilire un ponte aereo che a partire da maggio fece arrivare aerei ed elicotteri nel Congo.
A luglio, Moise Tshombe s’impossessava del potere con un colpo si Stato, sostituiva l’incompetente Adoula e chiedeva aiuto e sostegno agli Stati Uniti, al Belgio e al Sudafrica.
In poche settimane, l’esercito del Congo si rinforzava con l’arrivo di ufficiali belgi e di mercenari bianchi della Rhodesia (oggi Zimbabwe) e del Sudafrica.
Il primo e immediato compito del nuovo governo è stato schiacciare la ribellione di Gbenye, che aveva stabilito il suo quartiere generale e il suo governo a Stanleyville (oggi Kisangani).
A novembre paracadutisti belgi arrivarono al paese dalla base britannica dell’Atlantico sud nell’Isola di Ascensione.
Volarono con l’autorizzazione del neo eletto governo laburista di Harold Wilson.
Per quelle rare coincidenze della vita, saltarono su Stanleyville proprio mentre arrivavano i mercenari.

Per rispondere a queste mosse, un gruppo di Stati africani radicali “della prima linea”, con alla sua testa l’Algeria e l’Egitto, rese pubblico che avrebbe somministrato armi e soldati ai ribelli congolesi e sollecitò l’aiuto di altri Stati.
Il governo cubano rispondeva affermando la sua disponibilità ad accogliere la richiesta.
A diciembre, Ernesto Guevara faceva un veemente discorso all’Assemblea generale dell’ONU nella sua condizione di delegato cubano, parlando del “tragico caso del Congo” e denunciando “l’inaccettabile intervento” delle potenze occidentali, riferendosi esplicitamente ai “paracadutisti belgi, trasportati da aerei nordamericani partiti da basi inglesi” (discorso completo in http://www.rebelion.org/noticia.php?id=146532).

Dopo la sua partenza da New York, Guevara intraprese una giro di visite a diversi Stati africani: prima visitò l’Algeria e poi Mali, Congo-Brazzaville, Senegal, Ghana, Dahomey (oggi Benin), Egitto e Tanzania.
A Dar es Salaam si è riunito con Laurent Kabila, che cercava aiuto per mantenere ciò che restava della zona liberata ad est e sudest del Congo.
A Il Cairo si è riunito con Gaston Soumaliot, che sollecitava uomini e denaro per il fronte di Stanleyville nel Congo.
A Brazzaville si è riunito con Agostinho Neto, che chiese l’appoggio dei cubani per il Movimento Popolare di Liberazione dell’Angola, MPLA.
Guevara era entusiasta da quanto gli era raccontato da questi uomini sul potenziale effettivo per una lotta di liberazione e per il ruolo di Cuba davanti alle richieste di appoggio.

Nel febbraio 1965 Guevara volava a Beijing per verificare quale aiuto poteva dare la Repubblica Popolare China alle ribellioni nel Congo.
Tra altre persone, si è riunito con il Primo ministro Ciù En-lai che, tra il dicembre 1963 ed il febbraio 1964 aveva visitato alcuni paesi africani per valutare un possibile intervento della Cina.
Immediatamente dopo il suo incontro con il Che a Beijing, Ciù visitò per seconda volta Algeri ed Il Cairo nel marzo 1965, per riunirsi con i dirigenti della rivolta congolese dei quali era stato informato dal Che.
In seguito, a giugno, volò in Tanzania per riunirsi con Kabila e Soumaliot.

Nel frattempo, Guevara era tornato a Il Cairo per discutere con il colonnello Gamal Abdel Nasser sul suo piano di dirigere personalmente un gruppo di guerriglieri.
Secondo un rapporto dell’incontro elaborato dal genero di Nasser, l’editore e giornalista Mohammed Heikal, Nasser no mostrò un particolare entusiasmo.
Avrebbe avvertito Guevara sui rischi del romanticismo e l’avrebbe consigliato di “non diventare un’altro Tarzan”.
La conclusione del rais era stata determinata: “Non si può fare”.
Lo scetticismo di Nasser non impressionò il Che ormai convinto della convenienza di mettere a disposizione la sua esperienza personale nella costruzione di un movimento rivoluzionario in altre situazioni nel mondo.

Successivamente, Guevara è tornato a Cuba dove Fidel Castro lo ricevette nel aeroporto.
E’ stata l’ultima volta che si sarebbero visti insieme in pubblico prima della morte di Guevara due anni dopo, ottobre 1967, a Vallegrande, Bolivia.
Prima di lasciare Cuba, ha scritto una lettere di saluto a Fidel che sarebbe stata letta pubblicamente a l’Avana sei mesi dopo, nell’ottobre 1965.
In quel documento, che vi ho proposto testualmente il 25 maggio scorso, Guevara dichiarava: “Altre terre del mondo richiamano il concorso dei miei modesti sforzi.”
Dalle testimonianze dei suoi compagni sopravvissuti sappiamo che il Che pensava: Se sono stato capace d’integrarmi con i rivoluzionari cubani, perché Non dovrei poter farlo con i rivoluzionari africani, nell’Angola o nel Congo?

Tre settimane dopo partiva in segreto da l’Avana con un piccolo gruppo di soldati cubani. Prima a Il Cairo, poi a Dar es Salaam, in Tanzania.
In quel momento, la Tanzania era un importante Stato progressista diretto da Julius Nyerere, che aveva recentemente creato un’unione con la rivoluzionaria Zanzibar.
A quel punto i rivoluzionari si dividevano in due colonne.
La prima colonna, formata da 120 cubani, sarebbe partita poco a poco in nave dalla Tanzania per arrivare alla zona nord del Katanga attraverso il lago Tanganica.
La seconda colonna, formata da 200 uomini (il “battaglione Patrice Lumumba”), avrebbe volato da una base sita all’altro estremo del paese, vicino a Brazzaville, sull’altra sponda del fiume Congo, da Leopoldville (Kinshasa), capitale del Congo.

La colonna orientale sarebbe stata diretta ufficialmente dal capitano Victor Dreke, un cubano di ascendenza africana sul quale il Che scrisse successivamente a Fidel: “E’ stato uno dei miei pilastri d’appoggio. Il solo motivo per cui non raccomando la sua promozione `che ormai possiede il rango più alto”.
Guevara faceva parte di quella colonna.
La colonna occidentale sarebbe stata diretta da Jorge Risquet Valdés Santana, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista Cubano.

VERSIONE SPAGNOLA

Che Guevara en Congo (1/3)

Historicamente, el gobierno revolucionario cubano dirigido por Fidel Castro ha apoyado los que consideraba movimientos progresistas y gobiernos radicales de todo el mundo, incluida África, a lo largo de tres décadas, desde los años 60 hasta los años 80.

En África, Cuba proporcionó reconocimiento diplomático, apoyo político y asistencia militar a luchas de liberación nacional y a Estados independientes en Argelia, Sáhara Occidental, Eritrea y Etiopía, Zanzibar y a las colonias portuguesas de Guinea-Bissau, Angola y Mozambique.

Las victorias militares de los soldados cubanos en Angola en 1975-76 y de nuevo en 1987-88 contra el ejército sudafricano fueron una parte fundamental de la victoriosa lucha contra el dominio blanco tanto en Namibia como en la misma Sudáfrica.

En Argelia, Cuba contribuyó a la lucha de liberación por primera vez en 1961 (cuando el país era aún colonia francesa), enviando una gran cantidad de armas estadounidenses capturadas durante la fracasada invasión de la Bahía de Cochinos intentada durante la presidencia de Kennedy.
Después que Argelia obtuvo la independencia en julio de 1962, los argelinos correspondieron ayudando a adiestrar a un grupo de guerrilleros argentinos e incluso enviaron a dos agentes con las guerrillas desde Argel a Bolivia en junio de 1963.

Pero el primer intento de proporcionar apoyo sistemático a un movimiento potencialmente revolucionario en África consistió en el envío de un grupo de élite de guerrilleros cubanos (todos voluntarios y mayoritariamente negros), al este de Congo en 1965.
Uno de los pocos guerrilleros cubanos blancos era Ernesto “Che” Guevara.

Tras la independencia de Congo respecto a Bélgica, en 1960 fue elegido un primer ministro de izquierda, Patrice Lumumba.
Tras esta elección se produjeron en rápida sucesión:
– un motín del ejército,
– la secesión de la provincia rica en minerales de Katanga dirigida por Moise Tshombe,
– la vuelta de los soldados belgas y la llegada de las fuerzas de paz de la ONU a petición de Lumumba para proteger la integridad territorial del país y su nuevo equilibrio político.
Cuando sucesivamente Lumumba decidió solicitar ayuda militar a los soviéticos, fue derrocado por el presidente Kasavubu, apoyado por el comandante en jefe del ejército, Joseph Mobutu, probablemente el más siniestro dictador africano y seguramente el más ladrón.
El sucesivo asesinato de Lumumba, cuyo cadáver fue disuelto en ácido siguiendo las mejores tradiciones mafiosas y la muerte en un accidente aereo del Secretario General de la ONU, Dag Hammarskjold, sumieron el Congo en una situación caótica.

A principios de 1964 el Congo quedó en las manos de un primer ministro débil e impopular, Cyrille Adoula, que procedió a cerrar el parlamento.
Mientras la ONU planeaba su retirada, estallaban cuatro rebeliones diferentes.
La mayoría de éstas operaban bajo el paraguas de un grupo de oposición de izquierda llamado Consejo de Liberación Nacional, que había sustituido de hecho al parlamento.
Uno de los movimientos rebeldes, operante en el noreste del país, estaba dirigido por un político local, Gaston Soumaliot, cuyo lugarteniente, Laurent Kabila, dirigía un movimiento afín más al sur. Durante algunas semanas, hacia mediados de 1964 estas fuerzas rebeldes controlaron gran parte de la región oriental de Congo.
Mientras tanto, un excompañero de Lumumba, Christophe Gbenye, apoyado por China y la Unión Soviética, controlaba la mayor parte del resto del país.

En marzo de 1964 el presidente estadounidense Lyndon Johnson envió su Subsecretario de Estado, Averell Harriman, a Leopoldville (hoy Kinshasa) para evaluar la situación.
Junto con Cyrus Vance, Subsecretario de la defensa estadounidense, Harriman decidió establecer un puente aéreo.
En mayo empezaron a llegar a Congo aviones y helicópteros.
En julio Moise Tshombe daba un golpe de Estado y tras apoderarse substituir el incompetente Adoula, pedía ayuda y sostén a Estados Unidos, Bélgica y Sudáfrica.
En pocas semans, el ejército de Congo se reforzaba con la llegada de oficiales belgas y de mercenarios blancos de Rhodesia (hoy Zimbabwe) y de Sudáfrica.
La principal tarea inmediata del nuevo gobierno fue aplastar la rebelión de Gbenye, que había establecido su cuartel general y su gobierno en Stanleyville (hoy Kisangani).
En noviembre paracaidistas belgas llegaron al país desde la base británica del Atlántico sur en la Isla Ascensión.
Volaron con la autorización del recién elegido gobierno laborista de Harold Wilson.
Por esas raras coincidencias de la vida, saltaron sobre Stanleyville en el preciso momento en que llegaban los mercenarios.

En respuesta a estos movimientos un grupo de Estados africanos radicales “de primera línea”, encabezados por Argelia y Egipto, anunció que iban a suministrar armas y soldados a los rebeldes congoleños y pidió ayuda a otros Estados.
El gobierno cubano respondio afirmando que estaba dispuesto a acoger positivamente la petición.
En diciembre, Ernesto Guevara hizo un discurso vehemente en su condición de delegado cubano ante la Asamblea General de la ONU en el que habló del “trágico caso de Congo” y denunció “la inaceptable intervención” de las potencias occidentales, refiriéndose explícitamente a los “paracaidistas belgas, transportados por aviones norteamericanos que partieron de bases inglesas” (discurso completo en http://www.rebelion.org/noticia.php?id=146532).

Tras salir de Nueva York Guevara emprendió una gira por diferentes Estados africanos: primero visitó Argelia y a continuación Mali, Congo-Brazzaville, Senegal, Ghana, Dahomey, Egipto y Tanzania.
En Dar es Salaam se reunió con Laurent Kabila, que buscaba ayuda para mantener lo que quedaba de la zona liberada en el este y sudeste de Congo.
En El Cairo se reunió con Gaston Soumaliot, que pedía hombres y dinero para el frente de Stanleyville en Congo.
En Brazzaville se reunió con Agostinho Neto, que pidió a los cubanos que apoyaran al Movimiento Popular de Liberación de Angola, el MPLA.
Guevara se entusiasmó por lo que estos hombres le contaron acerca del potencial existente para llevar a cabo una lucha de liberación efectiva y por el papel de Cuba en proporcionar apoyo.

En febrero de 1965 Guevara voló a Beijing para ver qué ayuda podía dar la República Popular China a las rebeliones en Congo.
Se reunió, entre otras personas, con el Primer ministro Chou en Lai, que entre diciembre de 1963 y febrero de 1964 había visitado algunos países africanos para evaluar cómo podía intervenir China.
Inmediatamente después de su reunión con el Che en Beijing, Chou visitó por segunda vez Argel y El Cairo en marzo de 1965, para reunirse con los dirigentes rebeldes congoleños acerca de los cuales le había informado el Che.
Después, en junio, voló a Tanzania a reunirse con Kabila y Soumaliot.

Mientras tanto Guevara volvió a El Cairo para hablar con el coronel Gamal Abdel Nasser acerca de su plan de dirigir personalmente un grupo de guerrilleros.
Según un informe de la reunión elaborado por el yerno de Nasser, el editor y periodista Mohammed Heikal, Nasser no se mostró entusiasmado.
Habría advertido Guevara sobre los peligros del romanticismo aconsejándolo de “no convertirse en otro Tarzán”.
La conclusión del rais fue terminante: “No se puede hacer”.
El escepticismo de Nasser no impresionó el Che, seguro de la conveniencia de poner su experiencia personal en la construcción de un movimiento revolucionario.

Guevara volvió sucesivamente a Cuba donde fue recibido por Fidel Castro en el aeropuerto.
Fue la última vez que se iban a ver en público antes de la muerte de Guevara dos años después, en octubre de 1967, en Vallegrande, Bolivia.
Antes de abandonar Cuba, escribió una carta de despedida a Fidel que sería leída en público en La Habana seis meses después, en octubre de 1965.
En ese documento, que les he propuesto textualmente el 25 de mayo, Guevara declaraba: “Otras tierras del mundo reclaman el concurso de mis modestos esfuerzos.”
De los testimonios de sus compañeros sobrevividos, sabemos que el el Che pensaba: Si he sido capaz de integrarme con los revolucionarios cubanos, ¿por qué no voy a poder hacerlo con los revolucionarios africanos, en Angola o en Congo?

Tres semanas después salió en secreto de La Habana con un pequeño grupo de soldados cubanos. Primero fue a El Cairo y después a Dar es Salaam, en Tanzania.
En aquel momento Tanzania era un importante Estado progresista dirigido por Julius Nyerere, que acababa de crear una unión con la revolucionaria Zanzibar.
A ese punto los revolucionarios se dividieron en dos columnas.
La primera columna, formada por 120 cubanos, habría partido poco a poco por barco desde Tanzania para desembarcar a norte del Katanga a través del lago Tanganica
La segunda columna formada por 200 hombres (el “batallón Patrice Lumumba”), iba a volar a una base situada al otro extremo del país, cerca de Brazzaville, al otro lado del río Congo, desde Leopoldville (Kinshasa), la capital de Congo.

La columna oriental iba a ser dirigida oficialmente por el capitán Victor Dreke, un cubano de ascendencia africana acerca del cual el Che escribió después a Fidel: “Fue uno de los pilares en los que me apoyé. La única razón por la que no recomiendo que sea ascendido es porque ya ostenta el rango más alto”.
Guevara formaba parte de esa columna.
La columna occidental iba a ser dirigida por Jorge Risquet Valdés Santana, miembro del Comité Central del Partido Comunista Cubano.

Rodrigo Andrea Rivas

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