A mo’ di presentazione

Secondo un noto aforisma di Mao, “c’è un grande disordine sotto il cielo. La situazione è eccellente”. A me pare che regni il caos – comunque un disordine potenziato – e la situazione sia pessima. Anzitutto per i risultati.

Non c’è che l’imbarazzo della scelta per illustrarli. Senza pensarci troppo ricorderei che:

  • nel solo 2017 si stima che 50.000 bambini yemeniti siano morti di fame, oltre 130 al giorno, mentre il conflitto in corso ha direttamente causato la morte di almeno 6.000 civili. Andrà peggio, perché le bombe saudite hanno distrutto il 50% delle infrastrutture sanitarie, di trasporto, elettriche e di desalinizzazione, dal novembre 2017 milioni di yemeniti sono senz’acqua e il colera imperversa. Secondo l’Ufficio per il coordinamento degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite (Ocha), nel 2018 oltre 22 milioni di persone hanno bisogno di aiuti umanitari (l’80 per cento della popolazione);
  • ben prima che sbarcasse il fantoccio travestito da presidente che intende abolire le pensioni e ha già reintrodotto la schiavitù, il registro ufficiale (INCRA) lo certificava: grazie all’incredibile concentrazione della proprietà rurale, nel 2010 in Brasile oltre 228 milioni di ettari erano mantenuti improduttivi da circa 69 mila grandi proprietà, 2.285.000 chilometri quadrati, oltre sette volte l’Italia. In quest’ordine sostanzialmente coloniale, del tutto logicamente la fortuna dei 6 più ricchi ha superato la “ricchezza” di 100 milioni di brasiliani;
  • nel Messico, se si crede agli obiettivi indicati dai governi, l’uso dei militari contro il narcotraffico è stato assolutamente fallimentare. In compenso ha moltiplicato per tre gli omicidi (una media di quasi 80 al giorno nel 2017, di cui 7 femminicidi), e i desaparecidos ormai hanno largamente superato le terrificanti cifre raggiunte nell’Argentina dei generali;
  • a partire dal 9 luglio 2018, a Città del Capo la disponibilità di acqua sarà di 25 litri a testa, quando per una veloce doccia ce ne vogliono 5, e per mangiare altri 5. Naturalmente, queste previsioni ufficiali potrebbero essere smentite da un miracolo. Comunque, dal febbraio 2018 ogni abitante dispone di 50 litri al giorno. Prima ne adoperava 300-350;
  • nel marzo 2018, il presidente del Perù si è dimesso dall’incarico dopo che la TV ha trasmesso una serie di video in cui si dimostrava oltre ogni ragionevole dubbio l’avvenuto acquisto del voto di numerosi “onorevoli” dell’opposizione (tintinnavano le monete e lampeggiava il verde dei bigliettoni). Ciò in Italia non dovrebbe scandalizzare nessuno, stante ben noti precedenti. Tra l’altro, un recente precursore dei peruviani mangiasoldi, l’ex senatore Domenico Scilipoti, ha pure indicato la rotta da seguire: privo del seggio, è infatti diventato vicepresidente della commissione Scienze e Tecnologia della Nato (giugno 2017);
  • il 14 ottobre 2007 il quotidiano “Hindustan Times” rivelava uno studio del governo indiano in base al quale il 77% della popolazione, ovvero 836 milioni di persone, viveva con meno di 20 rupie al giorno (circa 0,25 euro). Poiché, secondo la TV nostrana, l’India vive un miracolo economico, va ricordato che secondo la Commissione nazionale indiana per le imprese del settore informale, queste sono formate da 320 milioni di lavoratori poveri. In India come qua, i neoliberisti, compresi molti profeti della sinistra, li chiamano “capitale umano”. Sempre in vena di miracoli, per il combinato disposto OGM-indebitamento, negli ultimi anni si sono suicidati 270.000 agricoltori, uno ogni 39 minuti.

Eccetera.

Da aggiungere le tragedie legate agli abusi praticati sulla madre terra, dalla Nigeria all’Artico, dall’Amazzonia alle campagne cinesi: dai crimini contro gli animali alla persecuzione degli untori.
Il tutto in un quadro di miseria morale di rara perversione.

Limitiamoci ai primi 70 giorni del 2018 e alle notizie più vicine:

Non mi sembra esagerato affermare che non siamo lontani dai forni crematori per i nuovi untori. In Umbria, la Lega li ha richiamati esplicitamente. Forse anche per questo è diventata il primo partito regionale. Visto che gli appelli ai forni crematori sono diventati comuni anche nei campi di calcio, contro i bambini di colore che osano fare un dribbling a qualche Maradona di papà, non è esagerato concludere che ogni popolo ha il governo che si merita.

E poi c’è Sarkozy. Da anziano, posso dire che avendone visto tante, mi mancava un presidente che ordinasse bombardare un paese e ammazzarne i capi per coprire un suo debito.

È vero che la giustizia francese l’ha messo sotto inchiesta, e forse non se la caverà con una prescrizione di psiconana memoria (quando lo psiconano era ancora tale, ovvio), ma davanti ad un crimine come questo, una volta tanto mi piacerebbe esistessero davvero l’apocalisse e il giudizio finale.

Guerre commerciali, ostentazione delle proprie invincibili bombe, costante riaffermazione della propria forza, hanno creato i prodromi di una patetica gara a chi ce l’ha più grande. Un fantasma percorre il mondo: è il fantasma del celodurismo bossiano, una roba di bassa lega.

Scontate le apparenze, a me invece pare che assistiamo ad una doppia corsa contro il tempo.

La prima, quella dell’Occidente e del Giappone, ha come scopo sottomettere in pochi anni il resto del mondo, saccheggiarne le risorse naturali e spremere velocemente quanto resta dai loro stessi mercati interni. I loro strateghi pensano che in questo modo potrebbero ridurre i costi delle loro aziende, mantenere i profitti e sostenere i loro mercati interni o, quantomeno, rimandare il loro declino. Tuttavia, devono superare almeno due problemi principali: la sussistenza di resistenze periferiche (statali e popolari) non ancora del tutto annullate, e la progressiva perdita d’efficacia che deriva dalla loro effettiva decadenza economica e politica.

La seconda corsa, quella dei capitalismi emergenti, dispone di più tempo, ma anche questo si accorcia. Diversi processi d’integrazione cercano di sviluppare mercati comuni per rimpiazzare i mercati occidentali declinanti, e generare una dinamica in grado di salvarli dal disastro globale indotto dall’Occidente. Tuttavia, questo processo si scontra con gli enormi problemi derivati dal fatto che gli emergenti periferici hanno bisogno di tempo per riconvertirsi e adattarsi ai mercati di ricambio, interni ed esterni.

Detto terra a terra: se i capitalismi centrali crollassero a breve, i Paesi emergenti ne subirebbero l’impatto ed entrerebbero anche loro in un periodo di crisi esplosive. La contraddizione insanabile è che, per evitare che i capitalismi centrali crollino a breve e riescano a gestire una sorta di declino controllato, dovrebbero preservare i loro privilegi monetari e commerciali, ma ciò è impossibile senza sacrificare la stabilità economica e politica dei capitalismi emergenti. Solo sottomettendo Russia, Cina, India, Brasile, Iran ed i loro alleati e amici periferici, potrebbero saccheggiare liberamente tutta la periferia e tentare un atterraggio morbido.

Ovvero, per non crollare loro, gli emergenti hanno bisogno che l’Occidente ritardi il suo crollo ma, perché questo avvenga, l’Occidente deve saccheggiare la periferia facendo crollare gli emergenti.

Nel 2018 queste due corse contro il tempo tendono a convergere, avvicinando i loro ritmi di crescita economica. Brasile e Russia sono ormai in fase di recessione, integrati in uno spazio universale di crisi politica, finanziaria, militare, sociale, ambientale, locale, regionale ecc.

Complessivamente, le speranze di superare la crisi dall’interno del sistema diminuiscono. L’Occidente non si recupera, la periferia non riesce a rigenerare il capitalismo, un orizzonte oscuro contrasta con l’incredibile vitalità demografica, tecnologica e sociale dell’umanità preannunciando scontri, confronti e l’inevitabile comparsa d’alternative capaci di superare – non necessariamente in modo positivo – i limiti deteriorati del sistema.

Di fronte a tutto ciò, la debacle del pensiero alternativo non arriva neppure a costituire miseria.

Presumo che siamo molti, o almeno alcuni, a pensare che ci voglia una rifondazione del pensiero progressista perché la strampalata idea che una sinistra esista possa avere una dignità e un corpo, pur se la potenza del capitale ha trasformato la sua rappresentazione teatrale in uno spettacolo permanente.

Questa rappresentazione permette che, mentre forti crolli economici si susseguono alternati da deboli riprese, si profetizzi sulla ripresa economica prossima ventura.

Questa rappresentazione permette che, mentre persino centri vitali del pensiero liberista dicano che senza aumentare gli stipendi da lavoro non ci sarà aumento della produttività né ripresa solida, alcuni autodefiniti progressisti predicano e impongono la precarietà di massa.

Questa rappresentazione permette che, mentre i maschi continuano ad ammazzare le donne perché “proprietà loro”, e si prospetta una nuova stagione di caccia alle streghe (vedere alcune espressioni della neopresidenta del Senato italiano), si cantino le lodi dei progressi dell’emancipazione femminile.

Questa rappresentazione permette che, mentre scompare il lago Ciad, gli italiani corrano ad aiutare i francesi nella loro opera di sottomissione dei nigerini in nome dell’Uranio Re.

Questa rappresentazione permette che, per limitare l’inquinamento, si tolleri che il cibo degli uomini e donne diventi biodiesel (1 pieno è uguale al cibo per un anno di una famiglia e, poiché le nuove frontiere dell’ibrido richiedono 50 chili di litio per ogni pila delle nuove automobili, si prospettino per Bolivia, Cile e Argentina nuovi insediamenti coloniali conditi da nuovi stermini per le loro popolazioni indigene.

Last but not least: questa rappresentazione permette che 8 ricchi possiedano oltre la metà della ricchezza del mondo (tutti, va da sé, maschi) senza sollevare alcuna rivolta.

Darsi da fare con l’esplicito scopo di provare a dare un contributo alla rifondazione di un pensiero alternativo non è roba da poco. Tra l’altro, ci vuole l’intreccio di tante discipline, informazioni, sistematicità, poesia, sensibilità …

Questo blog nasce per provarci comunque, sfruttando pure il fatto che, anche in questo caso, c’è solo l’imbarazzo della scelta per decidere come farlo, un piccolo e non indifferente vantaggio iniziale.

Vedremo come andrà e valuteremo. Per ora, si vuole rompere un silenzio che, pur se non assoluto, somiglia molto alla stupidità. Romperlo avendo sempre presente il freno indicato in un aforisma di Mark Twain: “A volte è meglio tenere la bocca chiusa e sembrare stupidi, piuttosto che togliere ogni dubbio aprendola”.

 

Rodrigo Andrea Rivas

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