Cile, presentato il Governo Boric
La semplice foto del nuovo governo dimostra un ottimo inizio.
Anzitutto per la presenza dominante delle donne e dei giovani.
Portano colori, allegria e vita.
Quindi, il giudizio generale non può che essere positivo.
Tuttavia, faccio tre osservazioni immediate:
A) non c’è un rappresentante dei popoli originari. Mi sembra un grave errore.
Non basta dire che il problema sarà considerato prioritariamente.
L’alta considerazione per i problemi degli altri resta sempre una forma di dispotismo illustrato.
Non basta proclamarsi “il governo di” o “il partito di”.
Ci vuole la loro presenza.
Quella delle donne è riuscita.
Quella degli indigeni no.
B) dalle cronache giornalistiche risulta che Boric avrebbe trattato con i partiti della vecchia “concertación” per includere 1 ministro di ogni partito (3 nel caso del partito socialista, ma questo era già stato concordato).
Mi sembra un errore.
Penso che la meccanica dei numeri parlamentari l’obbligava a coinvolgerli e che poteva anche dare ad ognuno un ministero.
Ma penso che doveva farlo in autonomia, assumendosi l’onere di farlo, ribadendo la sua attuale forza.
C) non mi convincono i ministri del settore economico (tesoro ed economia).
Mi sembrano troppo moderati. Una sorta di ombrello per proteggersi dalle accuse di estremismo.
È un errore.
Di fondo perché le questioni economiche saranno prioritarie da subito e perché le accuse gli proveranno addosso comunque.
In ogni latitudine la destra considera il governo una sua prerogativa esclusiva.
Conclusione: è ancora da accertare se questo sarà l’ultimo o il penultimo governo della transizione.
E,d è ancora d’accertare, ma questo si vedrà subito dopo l’assunzione del nuovo governo, se questo vorrà e potrà applicare velocemente il pacchetto di misure in grado di mobilitare la popolazione.
I contenuti sono noti: salari, pensioni, salute, scuola, terre…
Mi auguro sia portata avanti anche, subito, una seria politica di riavvicinamento con i Paesi della regione.
Il litio, penso, può essere una base immediata per una politica concreta di riavvicinamento e collaborazione con la Bolivia ed il Perù.
Il principio è semplice: gli occupanti della terra dei pinguini devono smettere di pensare a sé stessi come un’isola.
Per dirla in soldoni: Viva Lula. Viva Castillo…
Queste politiche a breve scadenza saranno decisive per lo scontro frontale prossimo: il plebiscito sulla nuova costituzione che dovrebbe avere luogo tra circa un anno.
Il nuovo governo faciliterà il lavoro della Commissione costituente e già questo giustifica la sua esistenza.
Ma, poiché la popolazione dovrà approvarne il testo, il governo avrà il ruolo fondamentale di mantenere e/o rinforzare il largo appoggio popolare a questo processo di democratizzazione.
Tutto ciò detto, senza concedere carta bianca perché sarebbe roba da credenti, mi dichiaro fiducioso.
Le ampie strade da dove passeranno donne, uomini, cani, gatti e pinguini liberi (elenco non esaustivo), possono essere pienamente riaperte e calpestate.
Vorrebbe dire che questa volta non si è cambiato solo un presidente.