Colombia: il braccio di ferro
Ci uccidono!, è sempre l’urlo di milioni di colombiani in ribellione contro l’uribismo, la forma più crudele – e non è poco – del neoliberismo reale oggi in atto nel’America Latina.
Oggi, giovedì 6 maggio, la protesta contro la riforma tributaria è al suo ottavo giorno.
Eppure, il governo ha ritirato il progetto domenica, quattro giorni fa.
Ma, se in Cile non erano trenta pesos ma trenta anni, in Colombia le ragioni della protesta vanno molto più in là della riforma tributaria: si protesta contro gli abusi commessi dalla oligarchia nella sua guerra contro la popolazione, che ha fatto della Colombia il secondo paese più disuguale della regione – un altro titolo del quale non c’è da vantarsi – e dove, malgrado gli accordi di pace firmati nel 2016, massacri e assassinati sono pane quotidiano.
La mobilitazione è convocata dal Comitato Nazionale dello Sciopero (Comité Nacional del Paro, CNP) che, sorto in seguito alle proteste del settembre 2019, raggruppa tutte le centrali sindacali e tutte le organizzazioni contadine, indigene e di afrodiscendenti.
Al Matarife Alvaro Uribe rispondeva il dimissionario ministro del tesoro Alberto Carrasquilla, l’autore della progettata riforma tributaria che imponeva gravi danni a importanti settori di lavoratori per coprire l’enorme buco delle finanze pubbliche provocato dagli enormi trasferimenti di denaro dallo Stato alle banche.
La genesi del buco finanziario si può raccontare facilmente:
1.- Carrasquilla fa approvare la riforma tributaria del 2019. Contiene una diminuzione di 15 mila miliardi di pesos delle tasse che pagavano le aziende petrolifere, carbonifere, le banche ed altre grandi corporazioni.
1 euro = 0,00022 euro 15 mila miliardi di pesos = 3,3 miliardi di euro
2.- Mentre, come in tutto il mondo, il Covid-19 aumentava il debito statale, il governo sovvenzionava, con debito pubblico, i mancati profitti delle banche, spendendo nel 2020 ben 14mila miliardi di pesos (3,08 miliardi di euro).
Contemporaneamente, il paese andava in rovina e la popolazione faceva la fame.
E cioè, in solo due anni di governo Carrasquilla ha indebitato lo Stato fuori da ogni misura, togliendole ogni capacità operativa e rendendo la situazione insostenibile.
Disperati, per far fronte al disavanzo fiscale che loro stessi avevano creato, Duque, Uribe e Carrasquilla hanno allora deciso di ricorrere alla soluzione di sempre: far pagare la fattura a coloro che nulla hanno.
I poveri hanno poco ma sono tanti.
Passare la fattura ai poveri implicava aumentare l’IVA al 19% alla maggior parte dei prodotti del cosiddetto “paniere popolare basico”.
Quindi, aumenti del gas, del telefono, dell’elettricità e della benzina, severi tagli alla spesa sociale, congelamento per cinque anni dei salari nella pubblica amministrazione.
Inoltre, si chiedeva che al presidente fossero concesse facoltà straordinarie per sei mesi allo scopo di alienare, ristrutturare o fondere enti ed imprese statali. Tradotto: forti tagli al personale pubblico.
Per non farsi mancare nulla, il governo ha presentato al parlamento una serie di iniziative destinate ad approfondire la privatizzazione della sanità e ad impegnarsi in una riforma del lavoro e dei salari estremamente punitive per i lavoratori.
Nel 2020, la povertà aumentava del 6,8% e colpiva il 42,5% della popolazione.
21,2 milioni di persone non sono in grado di soddisfare i loro bisogni essenziali.
La povertà estrema, aumentava da 4,6 a 7,4 milioni di persone
Sono persone che non riescono a mangiare il necessario per vivere.
Infatti, nel 2020 il 68% della popolazione ha ridotto il cibo da tre a due volte al giorno.
Un 10% delle famiglie mangia solo una volta.
Insomma: bisogna riconoscere che Duque, Uribe ed i disegnatori di questa riforma sono dei veri campioni del neoliberismo.
In queste ore si parla della possibilità di un golpe che cancelli le elezioni che dovrebbero tenersi entro un anno.
Se vuole evitarlo, Duque sembra condannato a dialogare col movimento sociale.
Dopo 24 morti, centinaia di feriti e arresti arbitrari, decine di abusi sessuali commessi dalla polizia il governo ha dato qualche segnale di cedimento.
Il tema non è quello della rinuncia del progetto di riforma tributaria ma l’annuncio di un calendario di incontri con diverse istituzioni, incluso il CNP.
Secondo il governo, il CNP avrebbe accettato un primo incontro a realizzarsi il 10 maggio.
C’è un problema: l’oligarchia colombiana non ha mai rispettato gli impegni presi.
Preferisce continuare, finché può, ad uccidere colombiani.