Quante dosi di vaccino vale il Quirinale?
La produzione di vaccini destinati all’Europa continua a diminuire. Ma, dice la TV, ne saremo inondati ad aprile.
Difficile pensare che tutta la produzione di vaccini sia diminuita quando abbondano negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e nel mercato nero.
Si legge sul quotidiano messicano “La Jornada” il 2 marzo 2021 (Casa Blanca descarta apoyar a México con vacunas):
A fine luglio, gli Stati Uniti disporranno delle dosi di vaccino necessarie per tutta la loro popolazione. Secondo le cifre ufficiali, finora hanno gestito 76,9 milioni di dosi, un quantitativo sufficiente perché il 23 per cento della loro popolazione riceva le due dosi consigliate per una protezione completa.” Aggiunge: “Agli Stati Uniti avanzeranno 400 milioni di dosi già pagate.
Saranno 400 milioni di prodotti farlocchi o di vaccini sottratti ad altri?
Secondo le autorità ed i giornalisti europei, esistono solo i vaccini statunitensi (più la ciofeca AstraZeneca).
Avendo adoperato roba non riconosciuta dall’autorevole direttore del giornale “Libero” e dagli altrettanto autorevoli opinionisti di “La Repubblica”, messicani, argentini, cileni, brasiliani, sanmarinesi, ungheresi, indiani e altre popolazioni vaccinate con i placebo cinese-russo sono destinate a scomparire presto dalla faccia della terra.
Se alla superbia vaccinale aggiungete altri due fatti di cronaca (talmente piccoli da non meritare l’attenzione dei media italiani), la richiesta di destituzione del rappresentante della UE a Cuba per avere scritto al governo USA sollecitando la fine dell’embargo contro l’isola (che oltretutto è una posizione ufficiale dell’ONU e dell’UE) e l’interruzione dei rapporti col Venezuela, forse comincia ad acquistare senso l’espressione “governo europeista-atlantista”.
Per i vaccini esiste una soluzione: scambiare il Quirinale contro i vaccini. Poiché ci dicono che siamo tutti sulla stessa barca, si suppone che ciò che si considera accettabile per il Sudamerica, lo sia anche per l’Italia.
The Bureau of Investigative Journalism (TBIJ, inglese) e Ojo Público (peruviana), hanno rivelato che la Pfizer ha imposto condizioni particolari ai governi latinoamericani per vendere loro i vaccini (essendo pubblicazioni in inglese ed in spagnolo, i media italiani sono esentati dal leggerle).
Le richieste della Pfizer includono due diverse “garanzie”: proprietà pubbliche, tipo ambasciate e basi militari, e riserve dedicate nelle banche centrali.
Tali garanzie non sono state richieste per garantirsi i pagamenti, che come nel caso europeo devono essere comunque anticipati, ma per proteggersi da eventuali domande dovute ad effetti negativi in seguito alla vaccinazione.
La Pfizer esige una “assicurazione casco”. Nell’Argentina, ad esempio, nel giugno 2010 il Congresso approvò una legge speciale per indennizzare la Pfizer in caso di domande civili, ma la legge non la liberava dell’accusa di negligenza o falso. Pfizer chiese allora che il governo contrattasse un’assicurazione internazionale a suo favore e, a dicembre, chiese in aggiunta che l’Argentina mettesse i suoi attivi a garanzia, includendo immobili strategici e fondi della Banca Centrale.
Proprio l’Argentina era stata usata per le prove cliniche del vaccino ma, come accadde spesso ai paesi africani, le cavie non hanno diritto al farmaco.
Nel Brasile , oltre a chiedere di mettere a loro disposizione attivi nazionali, la Pfizer ha chiesto di creare un deposito di denaro presso un conto corrente all’estero come fondo di garanzia.
Con Argentina e Brasile le trattative sono state interrotte, ma la Pfizer ha venduto il suo vaccino a nove paesi della regione: Cile, Colombia, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Ecuador, Messico, Panama, Uruguay e Perù.
Non si conoscono i termini degli accordi ma, ad esempio, si sa da fonti ufficiali di Lima che il Perù ha ceduto parte della sua sovranità accettando che eventuali controversie possano essere risolte da un tribunale arbitrale esterno.
Di norma, fin dalla fine formale delle colonie, nessun Stato accetta che un altro Stato possa decidere sulla confisca di beni di sua proprietà.
E allora, perché la disponibilità di vaccini è “la madre di tutte le battaglie”, se ciò è legittimo per i paesi latinoamericani, perché non scambiare il Quirinale e/o altri palazzi pubblici contro vaccini?
Essendo tutti sulla stessa barca…