Il ritorno di Nerone
Non ricordo bene quale film fosse. Credo “Quo vadis”.
Nerone, Peter Ustinov, suona l’arpa e declama bruttissimi versi mentre i suoi sicari incendiano Roma.
“Sono stati i cristiani”, sentenzia
A Washington, scrivendo un tweet e suonando il campanello, il Trumpo organizza il rogo del suo paese prima di scappare dalla uscita posteriore
“Sono stai gli Antifa”, sentenzia
Non finisce mai bene
Nel film, il palazzo di Nerone viene assalito dalla folla
Nella realtà, il Trumpo cerca d’ingrandire il rogo,
Internamente, minaccia la repressione selvaggia
Esternamente, per difendere la sua poltrona è disposto a rischiare persino l’inverno nucleare
Non so cosa facevano gli araldi ed i buffoni di Nerone
So quello che fanno quelli al tempo del Trumpo: fanno finta di niente
Ieri pomeriggio del primo giugno, ad esempio, RAI News si è accorta che negli Stati Uniti c’erano manifestazioni di protesta
Il commento del conduttore (giornalista mi pare troppo), è stato: i nemici dell’America, Iran e Cina in prima fila, cavalcano queste difficoltà
Poi, il Trumpo si è fatto fotografare con la Bibbia in mano davanti a qualche chiesa
Non credo che Nerone leggesse le “Lettere a Lucillo” del suo precettore
Agli effetti pratici è lo stesso
L’arcivescovo ha protestato per l’uso strumentale della Bibbia
Penso che il buon Seneca avrebbe detto che leggere è diverso dal guardare i disegnini
Eppure, un menestrello, il cui nome ricordare non voglio dopo il suo non brillante trasloco nelle file degli allora vincenti leghisti, aveva sentenziato cantando: “Meno male che adesso non c’è Nerone. Ohohoh”
Le illusioni, spesso, non superano la sera