Venezuela: i 4 cani da Guerra di Trump
Elliott Abrams, John Bolton, Mike Pompeo e Marco Rubio, i quattro cani da guerra di Trump. France 24
Scarica il pdf: Quattro Cani da Guerra
“Quattro cani per strada.
Il primo è un cane di guerra”
Francesco de Gregori[1]
Il 25 gennaio 2019, Mike Pompeo, Segretario di Stato statunitense, ex direttore della CIA, e nostro “primo cane da guerra”, ha reso noto che Elliot Abrams (il “secondo cane da guerra”) era stato nominato responsabile dell’equipe incaricata di restaurare la democrazia nel Venezuela. “È un uomo di pensiero realista, con una lunga esperienza sui diritti umani”.
Sulla lunga esperienza si potrebbe dire “dipende, tutto dipende, da che punto guardi il mondo tutto dipende”[2].
Il 2 febbraio 2017, Erick Alterman ricordava che ai tempi del genocidio in Guatemala, Abrams aveva coperto i crimini del generale Efraín Ríos Montt (1982-1983) e di Vinicio Cerezo (1986-1991). Il 30 novembre 1983, l’allora responsabile dei diritti umani nella Segretaria di Stato, dichiarava durante un’intervista alla Public Television Stations che il numero di civili innocenti assassinati dagli squadroni della morte era notevolmente diminuito durante il governo del generale Ríos Montt, che, quindi, avrebbe dovuto essere premiato con elicotteri, aerei e radiotrasmittenti. Durante l’intervista, Abrams è stato smentito dall’avvocato Robert Goldman, il quale tramite filmati e documentazione dimostrava che l’80% dei desaparecidos del Guatemala erano scomparsi durante il governo di Ríos Montt, che con la consulenza di Abrams, applicava diverse tecniche nate in Vietnam: togliere l’acqua al pesce (eliminare la popolazione), fare tabula rasa, sopprimere villaggi strategici… Tra l’altro, Goldman mostrava un filmato con migliaia di maya ixil e q’anjob’al in fuga verso il Messico mentre dietro di loro terre e villaggi erano ridotti in ceneri[3].
La partecipazione di Abrams nell’occultamento dei massacri di civili a El Salvador non è stata da meno.
Si sa che il 24 marzo 1980 monsignore Oscar Arnulfo Romero è stato ucciso da un killer mentre faceva messa. Si sa meno che, qualche mese dopo, un soldato salvadoregno si presentava all’ambasciata statunitense per accusare del crimine il generale Roberto d’Aubuisson. Quindi, l’ambasciata informava Abrams ed il Congresso. Interrogato dal senatore Paul Tsongas, Abrams negava ogni coinvolgimento, suo e di D’Aubuisson, nell’assassinato.
Il giornalista Raymond Bonner in “What Did Elliott Abrams Have to Do With the El Mozote Massacre?” racconta che il 10 e 11 dicembre 1981, soldati della squadra Atlacatl allenati nella Scuola delle Americhe, arrivavano a El Mozote, Morazán dove riunivano i 900 abitanti (uomini, donne, anziani e bambini). Prima torturavano i maschi e li fucilavano con fucili M16 donati dagli Stati Uniti. Poi, violentavano e fucilavano le donne. Infine, ammazzavano 140 bambini.
All’epoca, Bonner lavorava nel “The New York Times” per il quale descrisse la scena che trovò al suo arrivo, 2 giorni dopo: “Gli avvoltoi raccoglievano le ossa dei morti, la brezza era carica dell’odore di morte”. La fotografa Susan Meiselas registrò le scene. Altrettanto fece poco dopo Alma Guillermoprieto per il Washington Post.
Abrams dichiarò che i testimoni del massacro non erano credibili e che si trattava di propaganda comunista. Un anno dopo, tornado a El Mozote Bonner trovò Amadeo Sánchez, sopravvissuto di 9 anni. Gli raccontò che il giorno della strage, poiché il rumore degli elicotteri l’aveva impaurito, suo padre l’aveva portato in campagna. Non videro mai più la mamma ma, in compenso, videro un gruppo di soldati violentare due bambine prima di ammazzarle.
Poi, Elliott Abrams è andato in Nicaragua
Una decisione parlamentare, l’Ammenda Boland, aveva formalmente vietato la vendita di armi all’Iran dell’ayatollah Khomeini. Ciò malgrado, Abrams organizzò la vendita di migliaia di missili ad alta tecnologia a prezzi gonfiati e utilizzò i profitti per finanziare i contras, che realizzarono oltre 1.300 atti di terrorismo tra cui assassini di contadini e incendi di raccolti per diffondere la paura nella popolazione. Abrams era allora noto come il Comandante in capo della Contra.
L’8 ottobre 1991, all’apertura del processo per avere mentito al Congresso, New York Times segnalava che Abrams aveva diretto il Gruppo Ristretto Interagenzie formato dalla Casa Bianca, la CIA, il Dipartimento di Stato e il Pentagono, che aveva coordinato la politica statunitense in America Centrale. Il 15 novembre 1992 il giudice Aubrey E. Robinson condannava Abrams a due anni di prigione per nascondere informazion al Congresso su di una guerra illegale.
Indultato da George Bush padre (agente della CIA prima di diventare presidente degli USA), nel 2001 il Presidente George W. Bush – figlio – lo nominava Direttore per la Democrazia, i Diritti Umani e le Operazioni Internazionali del Consiglio per la Sicurezza nazionale, dove ha partecipato all’organizzazione dell’invasione dell’Iraq e al tentato colpo di Stato contro Chávez (2002).
Nel gennaio 2019 Abrams è stato nominato “emissario speciale” per la situazione venezuelana subito dopo che Donald Trump aveva negato il riconoscimento al governo di Nicolás Maduro. Il 7 febbraio ha comunicato al Gruppo di contatto sostenuto da Messico ed Uruguay che il tempo del dialogo era finito.
Il 13 marzo 2019, il Dipartimento di Stato ha organizzato a Washington una Conferenza sull’Assistenza Umanitaria di Emergenza al Venezuela con Elliott Abrams, “U.S. Special Representative for Venezuela”. Il video dell’intervista dura solo 7 minuti, ne ho tradotto una parte:
D: Potrebbe spiegarci in base a quale articolo della Costituzione venezuelana Guaidó è stato nominato Presidente? E se il suo mandato come presidente dell’Assemblea è largamente superato, non dovrebbe essere scaduto dall’incarico?
R: Riguardo la Costituzione del Venezuela… l’Assemblea Nazionale ha approvato una risoluzione in base alla quale la presidenza temporale dura 30 giorni… Ma questo periodo non potrà iniziare a contarsi fino a quando Maduro lascerà il potere. Quindi, il periodo di 30 giorni non è ancora iniziato. Avrà inizio dopo l’uscita di Maduro. Questa è la risoluzione dell’Assemblea Nazionale.
D: Quando è stata fatta? Dopo che il…?
Loro l’hanno fatto… circa… un mese fa. Possiamo provare a trovare il giorno esatto per lei. Quando Lui (Juan Guaidó) prese l’incarico di presidente interino non era ancora stata definita…
D: Si può fare successivamente?
Quando la gente lo chiede…
D: Quindi, è come se io, dopo essere stato scelto come Presidente per 4 anni, dopo 2 anni dall’inizio del mio mandato cambiassi le regole perché la fine, di un periodo già iniziato, non sia iniziato ancora (Risate)
R: Ma lei non avrà il voto perché lei non è membro dell’Assemblea Nazionale.
D: Ma nemmeno lei è membro dell’Assemblea Nazionale. Gli Stati Uniti lo considerano costituzionale sotto la sua supervisione?
R: Si. L’Assemblea Nazionale è la sola istituzione legittima e democratica rimasta in Venezuela ed è la sola interprete legittima della Costituzione. Come ben si sa, da quando ha avuto inizio questo teorico mandato di Maduro, la sedia presidenziale è vuota, ma dicono anche che quel periodo di 30 giorni inizierà quando Maduro se ne vada.
D: Allora Juan Guaidó è il presidente interino di un mandato che non esiste?
La fine dei 30 giorni della sua presidenza interina comincerà allora a contare. Poiché non è ancora al potere. Questo è il problema. Maduro è ancora là. Allora, loro hanno deciso che cominceranno a contare quel periodo quando realmente lui (Juan Guaidó), assuma l’incarico e Maduro se ne vada. Credo che sia logico.
D: Allora Guaidó non è presidente interino …
R: Si, è presidente interino, ma non è in grado di esercitare quel ruolo poiché Maduro è ancora lì. (risate tra i giornalisti, sorriso di Abrams).
Il terzo cane da guerra, John Bolton, consulente per la sicurezza del governo Trump, ha messo in evidenza le vere intenzioni statunitensi sul Venezuela:
“Dal punto di vista economico farebbe una grande differenza per gli Stati Uniti se potessimo avere le imprese petrolifere statunitensi investendo e producendo petrolio in Venezuela… Abbiamo troppo in gioco perché questo non vada avanti in modo corretto… Stiamo conversando con le principali compagnie statunitensi perché producano petrolio in Venezuela”.
A scanso di equivoci: a Caracas, il giorno dopo Guaidó annunciava un piano per privatizzare il petrolio venezuelano.
Il primo cane da guerra, Mike Pompeo, l’aveva già chiarito: “Voglio una CIA più aggressiva, brutale, spietata e implacabile” (“aggressive, vicious, unforgiving, relentless”).
Pompeo è anche un imprenditore. Possiede un’impresa d’ingegneria che lavora per l’industria petrolifera statunitense.
Non vale solo per la CIA.
Secondo il “Gun Violence Archive” (GVA, Archivio della Violenza Armata), tra gennaio e ottobre 2017 negli USA sono stati uccisi con armi da fuoco 545 minorenni, sono avvenuti 274 sparatorie di massa, si sono registrati 46.595 incidenti con uso di armi da fuoco che hanno provocato 11.652 morti e 23.516 feriti (senza includere i circa 22.000 suicidi annui).
Questi dati non fanno un plisé al quarto cane da guerra, il senatore repubblicano Marco Rubio, che ha recentemente percepito 3,3 milioni di dollari dell’Associazione Nazionale del Fucile (National Rifle Association, NRA), l’organizzazione che fa proliferare le armi su Tutta l’Unione.
Sul rapporto Marco Rubio ed il Venezuela ho già parlato in un post precedente raccontando delle strane premonizioni che l’avevano portato a conoscere i dettagli sul primo blackout elettrico prima che questi fossero comunicati dal governo venezuelano.
Il 31 dicembre 2015, “The Washington Post” pubblicava un servizio della TV “Univisión Investiga” secondo il quale, quando Marco Rubio era leader della maggioranza alla Camera di Rappresentanti della Florida, utilizzò il suo incarico per sollecitare una licenza di agente immobiliare per suo cognato, Orlando Cicilia, condannato a 25 anni di galera per narcotraffico e liberato pochi mesi prima per una riduzione di pena conseguente alla sua buona condotta. Il “Washington Post” pubblicava la lettera ufficiale, con tanto di timbro del Parlamento, ottenuta dal Catasto dei Beni Immobili della Florida grazie alla Legge sugli Archivi Pubblici della Florida.
Richiesto dal quotidiano, Rubio non fece alcuna dichiarazione su Cicilia, condannato nel 1989 come distributore di uno tra i maggiori contrabbandi di cocaina intercettati dalla polizia, per un valore di oltre 15 milioni di dollari. Il governo federale s’impossessò della casa di Cicilia, ma il malloppo non è stato mai trovato.
Guerrafondai, Avidi, Bugiardi, Senza scrupoli … Un bel cocktail.
“Agitato ma non mescolato”, direbbe James Bond.
R.A. Rivas
27 marzo 2019
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[1] Francesco de Gregori, “Quattro cani”, dall’album “Rimmel” 1975.
[2] Jarabe de palo, “Dipende”, dall’album omonimo, 2000.
[3] Eric Alterman, “An Actual American War Criminal May Become Our Second-Ranking Diplomat”, “The Nation” 2 febbraio 2017. https://www.thenation.com/article/an-actual-american-war-criminal-may-become-our-second-ranking-diplomat/