Il San Lorenzo de Almagro il presidente Macri e la rivista Forbes

Il San Lorenzo de Almagro il presidente Macri e la rivista Forbes

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“Admiróse un portugués
de ver que en su tierna infancia
todos los niños en Francia
supiesen hablar francés.
«Arte diabólica es»,
dijo, torciendo el mostacho,
«que para hablar en gabacho
un hidalgo en Portugal
llega a viejo y lo habla mal;
y aquí lo parla un muchacho»”.

Nicolás Fernández de Moratín[1]

In Italia il San Lorenzo de Almagro è diventato noto da quando Papa Bergoglio se n’è dichiarato tifoso.

In Argentina è considerata una tra le squadre coi tifosi creativi. Ad esempio, composero la cosiddetta “hit dell’estate”, cantata per la prima volta il 4 febbraio 2018, durante una partita contro il Boca. Le parole dicevano semplicemente “Mauricio Macri, la puta que te parió!”

Imitato da altri tifosi, è stato cantato in recital, manifestazioni, riunioni politiche, teatri, metro e treni. Continua ad essere cantato.

Domenica scorsa, 3 marzo 2019, i tifosi del San Lorenzo sono tornati alla carica intonando: “Che Mauricio, tus palabras causan gracia. Llegaste al gobierno con todas mentiras, endeudaste a toda la Argentina, manejás los medios y desde el Estado le robaste a los jubilados” (Che Maurizio, fai ridere. Sei arrivato al governo raccontando bugie, hai indebitato tutta l’Argentina, controlli i media e dallo Stato hai rubato ai pensionati).

In Argentina giurano che diventerà la hit dell’autunno.

 

Secondo molti discorsi e visioni “politiche” che adoperano la prospettiva delle mucche, la terra è piatta.

Nell’Argentina, malgrado il più che prevedibile insuccesso economico reso evidente dal ritorno del FMI nel 2018, il presidente Macri non fa una piega.

In diverse interviste, ha sostenuto: “Potete passarvela male, ma i vostri nipoti staranno meglio”. “Siamo messi male, ma stiamo andando bene”, “State attenti, il mondo ci appoggia. Se facciamo diversamente saremo Venezuela. Non c’è altra strada, credetemi. I cattivi sono altri”.

Il primo marzo 2019, all’apertura del 137° periodo ordinario di sessioni del Parlamento, ha affermato: “Questa è la generazione che ha deciso di fare ciò che mai si era fatto: cambiamenti veri. Insieme ci siamo impegnati ad essere una società seria e insieme lo stiamo facendo”. Chiudeva urlando: “Perciò vi dico: andiamo, argentini! Andiamo con forza, andiamo sul serio, andiamo con coraggio, andiamo con passione! Questo è il nostro Paese e insieme lo faremo andare avanti. Andiamo Argentina!”[2]

Ma ora la sua irresponsabile semina di odio in corso da tre anni minaccia tempeste. Lo scontro tra i politici, che include persino il possibile arresto di Cristina Fernández de Kirchner per corruzione in base all’applicazione del “Manuale Lula”, ha creato un clima di decomposizione e repressione che sembra spostarsi sulle strade. Imbarcando acqua da tutte le parti, al regime non resta che acutizzare il processo di demonizzazione dell’opposizione. Tuttavia, l’accusa di arricchimento personale ha ormai perso legittimità dopo la pubblicazione di numerose prove di connivenza tra potere politico, giudiziario, servizi d’intelligence e mass media per falsificare prove.

Davanti all’evidenza, è nata l’espressione macriana “Credete a me”. La terra, appunto, è piatta.

Pochi giorni prima del suo discorso al Parlamento, Mauricio Macri aveva pubblicato su Instagram il video di una chiacchierata tra gli amici Raúl ed Héctor, residenti a Rosario. Le politiche di “aggiustamento economico” dettate dal FMI sarebbero giustificate dal fatto “che un Paese in crisi, che da 70 anni procede a tentoni, non puoi sistemarlo in 4 anni … Questo è il cambiamento, ed è ciò di cui abbiamo bisogno … perché il problema dell’Argentina siamo gli argentini … Parlando col Presidente gli ho detto che la mia fabbrica non lavora da quattro mesi, ma che ben sapendo quale sia il deficit pubblico, lo capisco e continuo ad appoggiarlo. Non si può vivere tutta la vita di prestiti, ora bisogna soffrire”.

Molto probabilmente bisognerà, infatti, soffrire, poiché nel 2019 l’Argentina dovrà pagare quasi 60 milioni di dollari d’interessi sul debito. L’80% di questo debito è opera di Macri.

L’altro interlocutore si definisce come un pensionato che “prende poco più della minima ma appoggia al presidente perché le misure che prende vanno al fondo dei problemi … Non puoi sistemare la situazione in 4 anni”, appunto.

La chiacchierata si chiude ribadendo: “Ora bisogna soffrire … È superficiale pensare a noi stessi. Si deve pensare al Paese … Questo è il cambiamento di cui abbiamo bisogno … Il problema dell’Argentina siamo gli argentini”.

Contemporaneamente, a Città del Messico l’edizione locale della rivista “Forbes” intitolava un suo articolo “Radiografia di un’economia sull’orlo del collasso”[3]. Poiché il tema era l’Argentina, mal si combinava con le “congratulazioni di tutto il mondo per i cambiamenti che abbiamo realizzato” decantati da Macri.

Partendo da quelle che qualifica come serie “vulnerabilità”, “Forbes” descrive un “panorama non incoraggiante per il 2019 malgrado il riscatto finanziario dell’anno scorso da parte del FMI … che ha evitato che l’Argentina affondasse. Ma la situazione si aggrava per la fuga di capitali”.

Secondo “Forbes”, le principali vulnerabilità sono quattro: “Debito pubblico del 77,4% rispetto al PIL”; “Il calo del 1,7% previsto per l’economia nel 2019”; “La moria delle imprese: 3.198 aziende chiuse tra il 2015 e il 2017”; “Grosse aziende, ad esempio Coca Cola – Femsa, Avianca e Carrefour, valutano massicci licenziamenti di personale”.

Nel giugno 2018 l’Argentina ha ricevuto un prestito di 50 miliardi di dollari dal FMI per frenare la caduta del peso argentino che comunque si è deprezzato del 50% sul dollaro. Tre mesi dopo, vennero trasferiti altri 7 miliardi supplementari per arrestare l’inflazione che, comunque, ha chiuso sopra il 45%.

Il problema per il governo è che difficilmente “Forbes” può essere definito nemico. Pubblicazione di riferimento per aziende e investitori, la sua valutazione lapidaria lascia poco spazio alle frottole raccontate da Macri sul grande apprezzamento delle sue politiche all’estero.

Mi sa che “l’hit dell’autunno” avrà successo. Non so se tutti i tifosi del San Lorenzo apprezzeranno.

R. A. Rivas, 7 marzo 2019

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[1] Nicolás Fernández de Moratín, 1764. “Stupito restò un portoghese vedendo che, fin dalla loro più tenera infanzia, tutti i bambini in Francia sapevano parlare francese. «Arte diabolica è», disse attorcigliandosi i baffi, «poiché per parlare in francese un hidalgo in Portogallo, diventa vecchio, e lo parla male. E qui lo parla un ragazzo»”. Questa epigrafe “El arte de saber sin estudiar” (L’arte di sapere senza studiare), fa parte del “Arte de putear”, pubblicato per la prima volta solo nel 1898. Esiste una versione elettronica pubblicata ad Alicante dalla Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes nel 2000, http://www.cervantesvirtual.com/nd/ark:/59851/bmcj38p6

[2] “Macri eufórico y emocionado: «Este es nuestro país y lo vamos a sacar adelante»”, “El Tribuno”, Salta 1 marzo 2019 https://www.eltribuno.com/salta/nota/2019-3-1-12-46-0-un-macri-euforico-y-emocionado-este-es-nuestro-pais-y-lo-vamos-a-sacar-adelante

[3] “«L’Argentina (di nuovo) a un passo dal collasso economico». L’analisi di Forbes”, “Gaucho News”, 6 Marzo 2019. https://www.gauchonews.it/economia-argentina/crisi-argentina-collasso-economico-2019/

Rodrigo Andrea Rivas

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