Più carcere gratis per tutti
Negli Stati Uniti, la politica carceraria è un ingranaggio fondamentale del sistema economico. I carcerati lavorano per multinazionali miliardarie.
Le carceri, infatti, sono il terzo datore di lavoro del Paese, dietro solo alla General Motors e a Wall Mart.
Dalla loro privatizzazione, sono diventate un affare moto redditizio. Ci vive il 25% dei carcerati del mondo anche se la popolazione degli USA è solo il 5% di quella mondiale.
Secondo il rapporto 2018 di Global Research (aprile 2018, Montreal), il salario medio dei prigionieri è di 0,25 dollari all’ora.
Si capisce che i reclusi non ne siano felicissimi. Infatti, hanno preannunciato un grande sciopero per il 21 agosto.
Non sarà il primo del 2018, visto che nel carcere della Louisiana denominato Angola quest’anno ce ne sono già stati un paio.
Angola è la più grande prigione di massima sicurezza degli USA. È stata costruita nel 1869 sui 73 chilometri quadrati di un’ex piantagione schiavista, è rimasta pressoché immutata. Tra l’altro, include un “rodeo” annuale, che ha poco da invidiare agli incontri tra gladiatori.
Le condizioni di vita, che includono i lavori forzati, sono la massima rappresentazione della disuguaglianza carceraria.
La stragrande maggioranza dei suoi reclusi è nera.
Secondo il rapporto annuale 2017 di Human Rights Watch, negli USA ci sono 2,3 milioni di persone in galera. Ma se si amplia l’universo a coloro che sono in libertà condizionale, o sotto qualche pesante restrizione di movimento, si arriva a 5 milioni di persone in quarantena.
I carcerati statunitensi prevalgono largamente su quelli dei Paesi che arrivano subito dopo in questo ranking, Cina, Russia e Brasile, con 600-700 mila detenuti a testa.
Riguardo ai tassi di carcerati in base all’origine etnica, per ogni bianco ci sono 5 neri e 2 ispanici.
Atahualpa Yupanqui canterebbe: “Dormi, dormi neretto. Che la tua mamma è in campagna … E se il nero non si addormenta, viene il diavolo bianco e zac, gli mangia la gambetta”. Eccetera
Una verguenza lo que ocurre con los presos en EE.UU. El aprovechamiento del ser capitalista frente a la necesidad del privado de libertad